LA GUERRA DELL’ABI CONTRO RENZIE – QUANDO PATUELLI INVEISCE CONTRO L’INNALZAMENTO DELLE TASSE SUI GUADAGNI DELLA RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE DI BANKITALIA PARLA ANCHE PER LA SUA CASSA DI RISPARMIO DI RAVENNA?

Carlotta Scozzai per Dagospia

Tra le misure introdotte dal super premier Matteo Renzi per coprire il bonus di 80 euro mensili promesso ai redditi più bassi c'è l'innalzamento delle tasse che le banche devono pagare sul beneficio in arrivo con la recente rivalutazione delle quote in Bankitalia. Il capitale dell'authority di vigilanza è stato infatti portato dal governo di Enrico Letta da poco più di un centinaio di miglia di euro alla bellezza di 7,5 miliardi;

una rivalutazione avvenuta sulla carta e non a fronte del trasferimento di denaro dello Stato, ma che ha comunque consentito agli azionisti di Palazzo Koch, cioè i principali istituti di credito italiani (soprattutto Intesa Sanpaolo e Unicredit), di trarne vantaggi oggettivi e certamente non di poco conto a bilancio. Che però il Rottam'attore ha deciso di comprimere dando una bella ritoccata al rialzo alle tasse che le banche devono pagare sulle plusvalenze legate appunto alla rivalutazione delle quote.

L'imposta in un primo momento era del 12%, mentre poi a un certo punto pareva fosse salita al 20% e nella versione definitiva, annunciata nella conferenza stampa del 18 aprile, è stata fissata da Renzie al 26 per cento. Non è difficile comprendere perché la cosa abbia fatto andare su tutte le furie le banche, che proprio nei giorni scorsi hanno affidato all'associazione di categoria, l'Abi, il compito di esprimere tutto il loro disappunto all'idea di aprire il portafogli più di quanto preventivato, peraltro in un momento in cui la spada di Damocle degli stress test europei spinge a prestare attenzione ai movimenti di ogni singolo euro.

Ecco perché già il 19 aprile, in un comunicato stampa al vetriolo, il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, tuonava: "Il forte aumento della pressione fiscale deliberato ieri dal consiglio dei Ministri si assomma a quello deciso il 25 novembre scorso dal precedente Governo: i due provvedimenti hanno determinato l'aumento dell'anticipazione Ires 2013 al 130% per banche e assicurazioni, l'enorme addizionale dell'8,5% sull'Ires 2013 sempre di banche e assicurazioni, la rivalutazione delle quote di Bankitalia (ultimi in Europa!) con l'imposta del 12% disposta dalla legge di stabilità per tutte le rivalutazioni. Tale imposta è stata ieri aumentata al 26% per questa sola già avvenuta rivalutazione, anche con effetti retroattivi giuridicamente più che discutibili".

Insomma, secondo Patuelli, "il quadro complessivo che ne emerge è che l'Italia, pienamente inserita nell'Unione europea e anche nell'Unione bancaria, penalizza fiscalmente le banche". Motivo per cui il presidente dell'Abi concludeva il proprio intervento chiedendo "un forte ripensamento sul complesso di queste decisioni della sola Repubblica Italiana".

In realtà, è possibile che Patuelli stia conducendo questa battaglia non soltanto in qualità di rappresentante dell'Abi ma anche in veste di presidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Sì, perché anche l'istituto di credito romagnolo da lui guidato figura tra i piccoli soci di Palazzo Koch, con una partecipazione dello 0,26%, il cui valore a bilancio, nel 2013 e proprio grazie alla mossa decisa a suo tempo da Letta nipote, è più che raddoppiato passando da 7,67 a 19,22 milioni di euro. In altri termini, l'ultimo esercizio della Cassa di risparmio di Ravenna ha beneficiato di una plusvalenza di 11,55 milioni legata alla controversa rivalutazione del capitale di via Nazionale.

Il dato, però, è al lordo delle ancora più controverse tasse. E qui conviene fare direttamente riferimento al bilancio del 2013 della banca romagnola: "Dopo il pagamento di imposte per 2,31 milioni di euro, la plusvalenza netta, pari a 9,24 milioni, è stata doverosamente contabilizzata a conto economico". In realtà, però, si può facilmente calcolare che quei 2,31 milioni corrispondono al 20% della plusvalenza lorda e salgono a 3 milioni applicando un'aliquota del 26 per cento.

Tra l'altro, ad assottigliare ulteriormente il vantaggio economico che la Cassa di Ravenna trae dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia potrebbero essere anche gli approfondimenti in corso da parte delle authority europee, che potrebbero condurre nel peggiore dei casi (per le banche socie) alla contabilizzazione del beneficio da valutazione a patrimonio netto e non in conto economico. Se così fosse, per l'istituto di credito presieduto da Patuelli, l'utile netto scenderebbe drasticamente da 9,24 milioni (cifra che come detto però sconta una tassa ancora al 20%) a 2,65 milioni.

Ma Bankitalia è presente nel bilancio del 2013 della Cassa di risparmio di Ravenna anche perché si dà conto dell'ispezione avviata da Palazzo Koch all'inizio del 2013 e che ha riguardato "la valutazione dell'adeguatezza delle rettifiche di valore sui crediti in sofferenza, a incaglio e ristrutturati", vale a dire quei prestiti che, complice anche la crisi economica, fanno più fatica a essere rimborsati e si traducono in ultima analisi in massicce perdite per gli istituti di credito. Il lavoro degli uomini della Banca d'Italia si è chiuso il 29 aprile del 2013, ma il 30 dello stesso mese è subito partito un nuovo accertamento ispettivo generale di gruppo, che si è concluso il 9 agosto.

"I risultati - spiega il bilancio - sono stati sottoposti all'attento e approfondito esame del consiglio di amministrazione della capogruppo e della altre banche del gruppo, che hanno prontamente provveduto a formulare le proprie opportune considerazioni, al fine di proseguire in tutte le azioni necessarie, già avviate a intraprese anche in corso di ispezione, per il miglioramento degli aspetti evidenziati nei rispettivi rapporti ispettivi". Quali siano gli eventuali rilievi avanzati dall'authority di vigilanza non è dato sapere ma sembra comunque che il faro di Palazzo Koch, che nel 2013 ha illuminato molte banche italiane, non abbia risparmiato nemmeno la Cassa di risparmio di Ravenna del numero uno dell'Associazione di categoria, Patuelli.

 

Cassa di risparmio di Ravenna Antonio Patuelli patuellipatuelli bankitaliaMATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")