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La Federal Reserve sta mettendo in cantiere degli standard patrimoniali per le banche più stringenti di quelli imposti a livello internazionale (gli accordi di Basilea). Ne parlerà oggi al Congresso il membro del board della Fed Daniel Tarullo.
Come ha anticipato alla commissione finanze del Senato, alle grandi banche gli Stati Uniti imporranno riserve di capitali maggiori rispetto ai requisiti del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, l’organismo che riunisce 27 Stati e stabilisce i criteri patrimoniali degli istituti finanziari. sarà superiore al livello richiesto dal 27-nazione Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria.
"La crisi finanziaria ha messo in chiaro che la politica deve dedicare notevole attenzione alla potenziale minaccia per la stabilità finanziaria rappresentata da nostre aziende finanziarie più importanti", ha detto Tarullo, che è responsabile della regolamentazione finanziaria e testimonierà al fianco alti funzionari di altre cinque agenzie federali nel corso di un'audizione sulla loro attuazione della legge Dodd-Frank.
La legge fu adottata nel 2010 per cercare di dare una risposta ai buchi normativi che avevano permesso il crac finanziario del 2008, e da allora è stato un lungo iter normativo per cercare di armonizzare regole e procedure delle (troppe) istituzioni federali che si occupano di materie finanziarie.
Per non colpire troppo duramente le banche americane rispetto a quelle europee, nel calcolo del capitale sarà incluso il finanziamento “wholesale” a breve termine, prestiti che le banche usano per coprire esigenze immediate di liquidità o di copertura del rischio.
Al momento sono 29 le banche “sistemiche” nel mondo che i regolatori finanziari considerano una minaccia per l’economia in caso di fallimento. I requisiti minimi di Basilea III impongono di avere riserve di capitale pari al 7% degli asset totali.
JPMorgan Chase & Co. e HSBC Holdings Plc (HSBA) sono state collocate in cima alla lista più recente, pubblicata nel novembre 2013, e di aumentare i loro requisiti patrimoniali del 2,5% rispetto ai minimi (quindi fino al 9,5%). Altre banche in lista dovrebbero affrontare aumenti compresi tra l'1 e il 2%.
Il Financial Stability Board, che riunisce i banchieri centrali, autorità di regolamentazione e funzionari governativi di 20 nazioni, ha detto che pubblicherà il suo prossimo aggiornamento per l'elenco di novembre. Tale versione sarà quella utilizzata quando le regole supplementari saranno introdotte nel 2016. I nuovi requisiti di capitale saranno obbligatori a partire dal gennaio 2019.
La Fed ha fatto capire di voler introdurre requisiti “notevolmente più alti”, entrando a gamba tesa in un processo in corso. L’obiettivo è mettere a dieta le banche più grandi: quando aumentano i requisiti di capitale, le banche sono obbligate a prendere meno soldi in prestito per finanziare le loro operazioni di credito e di trading. Secondo la teoria economica, le banche che prendono meno in prestito sono più stabili perché derivano le loro risorse finanziarie dai fondi degli azionisti, che non devono essere ripagati subito in caso di turbolenze nei mercati.
Ma se la banca si affida troppo al finanziamento degli azionisti, diventa più difficile portare a casa profitti che soddisfino gli investitori. Dunque, per diminuire il finanziamento degli azionisti, la banca deve ridurre il suo patrimonio. E se gli istituti più grandi si rimpiccioliscono, non sono più un pericolo per l’economia semmai dovessero andare a gambe all’aria.
Solo che molte grandi banche non vogliono affatto dimagrire, e possono obiettare che requisiti patrimoniali troppo stringenti imporrebbero tagli che metterebbero a rischio le normali operazioni di credito