“SARAS” QUEL CHE SARÀ - ROSNEFT FA CASSA VENDENDO IL 9% DELLA SOCIETÀ DEI MORATTI - NEL 2013 I RUSSI AVEVANO COMPRATO A 1,37 EURO PER AZIONE E ORA HANNO CEDUTO A 1,9: UNA PLUSVALENZA DI 45 MILIONI - MA ORA IL TITOLO HA PERSO QUOTA

La vendita giunge come un fulmine a ciel sereno, a distanza di una settimana dalla presentazione del nuovo piano industriale 2015-2019 di Saras - In quell’occasione il Dg Dario Scaffardi aveva definito “ottimi” i rapporti con i russi, nonostante un contesto difficile legato all’embargo per la questione Ucraina…

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S.B. per “la Repubblica”

 

ROSNEFT ROSNEFT

Il colosso petrolifero russo Rosfnet fa un passo indietro dalla Saras della famiglia Moratti, di cui era un socio di riferimento. Attraverso un collocamento accelerato la società guidata da Igor Sechin ha venduto sul mercato l’8,99% delle azioni a un prezzo di 1,9 euro. Per Rosneft l’investimento nel gruppo che controlla la raffineria di Sarroch (Cagliari) si è rivelato un buon affare: a distanza di due anni il valore della partecipazione è cresciuto del 38% e ieri con la vendita ha generato 45 milioni di plusvalenza.

 

Rosneft aveva comprato il 21% di Saras nell’aprile 2013 al prezzo di 1,37 euro per azione, rilevando il 13,7% direttamente dalla famiglia Moratti e il 7,3% sul mercato attraverso un’Opa parziale conclusa a giugno 2013. Ma ora i russi hanno deciso di fare cassa, approfittando della corsa del titolo, salito del 153% da inizio anno. Il colosso pubblico russo ha precisato che la vendita «è un esempio di una gestione efficiente del portafoglio e di un programma di ottimizzazione di Rosneft».

STABILIMENTO SARAS STABILIMENTO SARAS

 

Il gruppo che peraltro esprime un suo amministratore nel cda di Saras, si è inoltre impegnato per 180 giorni a non vendere nuove azioni. Ma nonostante queste rassicurazioni, ieri Saras in Borsa è crollata del 12% a 1,84 euro, sotto gli 1,9 euro a cui è stato venduto il pacchetto.

 

Gli investitori sono rimasti due volte delusi, perché da una parte avevano scommesso che Rosneft sarebbe potuto diventare il futuro partner industriale di Saras, dall’altra ora temono un ulteriore disimpegno. Come era successo tra i russi di Lukoil e la famiglia Garrone per la raffineria di Priolo in Sicilia, gli investitori scommettevano che a termine anche la maggioranza di Sarroch sarebbe stata venduta dalla Saras dei Moratti (soci al 50,2%) a Rosfnet.

 

Ora, non solo sfuma questa ipotesi, ma diventa più probabile che i russi cedano anche il restante 12%. Gli analisti ieri facevano poi notare, che né la Saras (che controlla il 2% di azioni proprie) né la famiglia Moratti, hanno palesato in quest’occasione la volontà di arrotondare la propria partecipazione, pertanto in futuro il prezzo di 1,9 euro potrebbe essere un soglia delicata per la società.

 

Raffineria Saras Raffineria Saras

La vendita giunge come un fulmine a ciel sereno, a distanza di una settimana dalla presentazione del nuovo piano industriale 2015-2019 di Saras. In quell’occasione il direttore generale Dario Scaffardi aveva definito «ottimi » i rapporti con i russi, nonostante un contesto difficile legato all’embargo per la questione Ucraina.

 

E a detta di Scaffardi «le problematiche relative alle sanzioni europee» erano il motivo per cui Saras aveva avviato autonomamente la società di trading di prodotti petroliferi che invece, in base agli accordi firmati nel giugno 2013, avrebbe dovuto assumere la forma di una joint-venture paritetica tra italiani e russi.

Saras Saras MASSIMO E GIANMARCO MORATTI DA L ESPRESSO MASSIMO E GIANMARCO MORATTI DA L ESPRESSO

 

 

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