banconote lira lire euro

LA SOVRANITÀ PERDUTA - GLI INTERESSI CUMULATIVI SUL DEBITO PUBBLICO PAGATI DALL’ITALIA DAL 1980 SONO STATI DI 3.500 MILIARDI - UNA CIFRA PAZZESCA: SENZA IL FARDELLO DEGLI INTERESSI, IL DEBITO PUBBLICO OGGI SAREBBE ZERO - PER UN SECOLO, ABBIAMO EVITATO L'ACCUMULO DEGLI INTERESSI EMETTENDO MONETA MA CON L’EURO…

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi per “Libero quotidiano”

 

LIRA EURO

Lo scopo di questo articolo è confrontare il tanto rumore per nulla delle manovre economiche attuali, con quelle del passato, quando il governo italiano consentiva all'economia di funzionare davvero, grazie al fatto che teneva basse le tasse e faceva investimenti pubblici.

 

La manovra finanziaria attuale lascia perplessi dal punto di vista economico perché alla fine il risultato da quel punto di vista è praticamente irrilevante. Vale a dire non è costruita pensando alla crescita del Paese. L'economia italiana negli ultimi dieci anni ha perso il 9% del Pil, con la recessione del 2008/9 e poi quella del 2012, una perdita che ha recuperato solo in una piccola parte. E la nuova manovra, nella sua ultima formulazione, non indica un concreto cambio di direzione. Insomma, doveva essere una manovra espansiva e invece così non è.

 

LIRA EURO

Il deficit che prevede la manovra è quasi uguale a quello previsto l'anno scorso, alla fine consiste solo di 8-9 miliardi circa che vengono presi da alcune parti del bilancio (meno detrazioni fiscali, dismissioni, pace fiscale) per spostarli su (forse) un milione di persone che riceveranno intorno a 700 euro da aprile, più (e questo è più probabile) 400mila prepensionamenti.

 

PROGRAMMI A DIETA

In campagna elettorale i programmi di Lega e 5Stelle prevedevano, considerando tutte le diverse proposte, circa 130 miliardi di manovra, che si sono ora ridotti a 8 o 9 miliardi (lo 0,5% del Pil). Indipendentemente da come saranno usati questi miliardi sono comunque irrilevanti per la crescita economica.

 

BANKITALIA 3

Basti pensare che negli ultimi anni le banche hanno tagliato 200 miliardi di credito all'insieme delle imprese italiane e anche quest'anno stanno tagliando di nuovo decine di miliardi. La crescita del Pil sarà quindi probabilmente zero nel 2019 se va bene, cioè se il resto del mondo non va in recessione.

 

In passato, nonostante corruzione, sprechi e inefficienze, pensioni baby e Cassa del Mezzogiorno, l'economia italiana cresceva e molto. Non lo ricordiamo più, ma ad esempio, negli anni Settanta il reddito pro capite aumentò del 24% in termini reali, cioè al netto dell'inflazione (che all' epoca era sopra il 10% medio). E negli anni Ottanta la crescita reale del reddito fu del 28%, con la lira che si svalutava.

 

La differenza principale con quei tempi in termini di politica economica è che non esistevano molti "vincoli di bilancio", meno che mai esisteva il "vincolo esterno". Lo Stato teneva le tasse più basse e i deficit più alti e faceva anche spese per investimenti, che qualche volta, bisogna pur dirlo, si risolvevano in sprechi nel Mezzogiorno, ma "il tutto si teneva insieme".

BANKITALIA 2

 

Il debito pubblico non era un vincolo perché fino agli anni Ottanta, esisteva un sistema per finanziare il deficit tramite Bankitalia, che è stato in vigore per più di un secolo, sistema per il quale almeno metà del deficit veniva finanziato con moneta e non con debito. Per più di un secolo il 53% del deficit era finanziato con moneta. La differenza con il sistema attuale finanziato al 100% con debito è che se hai ad esempio un deficit di 50 miliardi nel 1980 e lo finanzi con moneta l'anno dopo non ci sono conseguenze, ma se finanzi i 50 miliardi con debito l'anno dopo paghi 2 o 3 miliardi di interessi, che si cumulano nei decenni a venire e i 50 miliardi di debito del 1980 possono diventare oggi 150 miliardi.

L'aritmetica dice che ad un tasso di interesse del 3% la cifra iniziale raddoppia ogni 24 anni.

 

MONETA PARALLELA

BANKITALIA

Ebbene, lo Stato italiano dagli anni Ottanta ha pagato un tasso di interesse (reale, al netto dell' inflazione) medio intorno al 3% per cui un debito di 50 nel 1980 oggi nel 2018 appunto è diventato 150 (arrotondando). Questo è in sostanza il modo in cui si è creato il debito pubblico attuale di oltre 2.300 miliardi, perché il segreto che non si menziona mai è che gli interessi cumulativi pagati dal 1980 in poi sono stati di 3.500 miliardi. Una cifra pazzesca. Nessuno mai lo dice, ma senza gli interessi il debito pubblico oggi sarebbe zero.

 

Per un secolo intero lo Stato italiano aveva largamente evitato il problema dell' accumulo degli interessi all' infinito emettendo periodicamente moneta, che non andava restituita con gli interessi. Questo sistema funzionava bene e andrebbe in qualche modo ripristinato. Non possiamo farlo con l' euro, perché la Bce ha smesso di fare quello che ha fatto sino all' altro giorno, vale a dire comprare Btp, e ha smesso perché la Germania ha detto "ora basta".

 

banca centrale europea

E questo la dice lunga su come funzionino le cose nell' Ue. Ora, poiché a quanto pare non si vuole più uscire dalla gabbia dell' euro, perché "non è nel contratto", allora bisogna pensare almeno ad una forma di moneta parallela. La moneta fiscale va in questa direzione, come pure i minibot che sono persino presenti nel contratto di governo. Se vogliamo evitare una decrescita infelice dobbiamo puntare almeno su questo. Tutto il resto è noia.

Ultimi Dagoreport

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?

arianna meloni luciano fontana formigli corrado fiorenza sarzanini urbano cairo la7 corriere della sera

DAGOREPORT - E' RIPARTITA LA “BATTAGLIA DI VIA SOLFERINO”! IL PRIMO MAGGIO SCORSO, LUCIANO FONTANA HA SUPERATO LA BARRIERA DEI DIECI ANNI ALLA DIREZIONE DEL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO. E SI INFITTISCONO I SUSSURRI E LE GRIDA DI UN CAMBIO DI GUARDIA DAL PRIMO GENNAIO 2026. NEL VISPO CERVELLO DI CAIRO FRULLA IL NOME DELLA VICEDIRETTRICE, FIORENZA SARZANINI. LE VOCI DI UNA PRIMA DONNA SULLA PRIMA POLTRONA HANNO SCATENATO MAL DI PANCIA TRA I TANTI ASPIRANTI ALLA SUCCESSIONE - MA URBANETTO È ALLE PRESE CON UN’ALTRA BRUTTA ROGNA. MALGRADO LA POLITICA DEI “DUE FORNI” (SE IL ‘’CORRIERE’’ E' FILO-MELONIANO, LA7 E' SCHIERATISSIMA CONTRO), ARIANNA MELONI HA SPORTO UNA CAUSA CIVILE DIRETTA A LA7 CHIEDENDO UN RISARCIMENTO DANNI DI 100MILA EURO PERCHÉ ‘’PIAZZA PULITA’’ BY FORMIGLI AVREBBE ORCHESTRATO UNA CAMPAGNA DENIGRATORIA CONTRO LA MOGLIE SEPARATA DI LOLLOBRIGIDA…

matteo zuppi giuseppe conte

DAGOREPORT – IL CARDINALE ZUPPI SI ACCORGE SOLO ORA CHE LA CHIESA ITALIANA HA UN PROBLEMA CON L’8 PER MILLE E ACCUSA IL GOVERNO DI AVERE “MODIFICATO IN MODO UNILATERALE LE FINALITÀ DI ATTRIBUZIONE DEI FONDI” – IN REALTA’ I GUAI ECONOMICI PER LA MASTODONTICA STRUTTURA DELL’EPISCOPATO ITALIANO SONO NATI CON IL PRIMO GOVERNO CONTE, CHE HA MODIFICATO PER PRIMO IL MODELLO PER L’ASSEGNAZIONE DELL’8 PER MILLE – EPPURE, QUANDO PEPPINIELLO, PRESSOCHÉ SCONOSCIUTO, DIVENNE PREMIER, LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIA ESULTÒ. NIPOTE DI UN FRATE CAPPUCCINO, DEVOTO DI PADRE PIO, SEMBRAVA QUASI UN DONO DELLA DIVINA PROVVIDENZA. INVECE CONTE E LE TRUPPE LAICISTE DEL’M5S HANNO PRODOTTO LE LEGGI PIÙ DANNOSE DEGLI ULTIMI 50 ANNI PER LE CONFESSIONI RELIGIOSE…

giorgia meloni matteo salvini elly schlein giuseppe conte bonelli fratoianni

DAGOREPORT - L’ESITO DEL REFERENDUM, LANCIATO DALLA SETE DI POTERE DI LANDINI IN CUI SONO CADUTI GLI INETTI SCHLEIN E CONTE, HA SPINTO UNA BEFFARDA MELONI A CANTARE VITTORIA DETTANDO AI SUOI GAZZETTIERI CHE IL RISULTATO “RISCHIA DI INCHIODARMI A PALAZZO CHIGI PER DIECI ANNI”. COME SE IL 70% CHE SE N'È FREGATO DI ANDARE A VOTARE, SIA TUTTO A FAVORE DELLA DESTRA. UNA FURBATA DA VENDITORE DI TAPPETI PERCHÉ IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI NON E' PER NIENTE DIPINTO DI ROSA. A PARTE LA DISCRIMINANTE GEOPOLITICA, CHE VEDE IL TURBO-SOVRANISMO ANTI-UE DI SALVINI COZZARE CON IL RIPOSIZIONAMENTO EURO-PPE DELLA CAMALEONTICA DUCETTA, IL PASSAGGIO PIÙ DIFFICILE ARRIVERÀ CON LE REGIONALI DEL PROSSIMO AUTUNNO, DOVE RISCHIA SERIAMENTE DI PERDERE LE MARCHE MENTRE IL VENETO È APPESO ALLE MOSSE DI ZAIA. I TIMORI DELLA MELONI SI SONO APPALESATI QUANDO È SBUCATO IL NASO AD APRISCATOLE DI DONZELLI ANNUNCIANDO UN’APERTURA SUL TERZO MANDATO CON LO SCOPO DI LANCIARE UN SALVAGENTE A SALVINI E NELLO STESSO TEMPO MANDARE ALL’ARIA IL CAMPOLARGO IN CAMPANIA - DALL'ESITO DELLE REGIONALI LA SGARBATA PREMIER DELLA GARBATELLA CAPIRA' SE HA I NUMERI PER ANDARE AL VOTO ANTICIPATO SENZA SALVINI TRA I PIEDI…