TANTO RIGORE PER NULLA? ALLARME BANKITALIA: L’ITALIA DI NUOVO A RISCHIO (IN CASO DI ELEZIONI ANTICIPATE, TIMORI PER UNA NUOVA FIAMMATA DELLO SPREAD)

Il governatore Visco ripete che in questa fase di lenta ripresa dell’economia sarebbe fatale un lungo e rissoso periodo di instabilità: oggi vertice con Letta e Saccomanni - La preoccupazione maggiore riguarda fine anno quando l’Italia dovrà sfruttare la “folata” della ripresa

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Da "Ilmessaggero.it"
Crescono i timori e le preoccupazioni in Bankitalia. E non potrebbe essere diversamente viste le fibrillazioni della politica e le incognite legate alle sorti del governo. Ai suoi più stretti collaboratori il governatore Ignazio Visco ripete che in questa fase di lenta e delicata ripresa dell'economia sarebbe davvero fatale un nuovo shock o, peggio, un lungo e rissoso periodo di instabilità.

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Le urgenze da affrontare sono troppe per interrompere il cammino intrapreso: dai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, per ridare ossigeno alle imprese, alla riforma della tassazione sugli immobili, alla messa in sicurezza dei conti pubblici. Con l'uscita dalla procedura d'infrazione da monetizzare in autunno. Insomma, i cantieri aperti dal governo Letta vanno chiusi per innescare un circolo virtuoso e sfruttare le nuove risorse europee.

In ballo ci sono 12 miliardi da destinare al rilancio dell'occupazione e allo sviluppo. Spazi di manovra faticosamente conquistati in questi mesi grazie ad una cura tutta incentrata sul rigore. Ma se i mercati dovessero girare le spalle all'Italia tutto il lavoro fatto svanirebbe.

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L'OCCHIO DEI MERCATI
Un solo aumento di mezzo punto dei rendimenti dei titoli di Stato vale qualcosa come 2,5 miliardi in un solo anno, 5 il secondo, per schizzare a 6 nel terzo. Ecco, nel vertice di oggi tra Visco, il premier Letta e il ministro Saccomanni si parlerà anche e soprattutto di questo. Con un occhio attento all'andamento dei Btp e l'altro ai giudizi delle agenzie di rating che hanno già messo nel mirino il Belpaese.

bankitalia bigbankitalia big

Il rischio, tutt'altro che teorico, è che il terremoto innescato dalla condanna di Berlusconi, in qualche modo atteso ma non in queste proporzioni, finisca con tagliare le gambe all'esecutivo o quanto meno a ridimensionarne il raggio d'azione, congelando o ritardando le riforme. Di più. Dopo un periodo relativamente lungo di tregua, Visco teme soprattutto la reazione dei mercati, fino ad oggi comprensivi nonostante il recente taglio di Standard and Poor's.

SpreadSpread

Sa bene che il termometro dello spread è pronto a schizzare verso l'alto qualora lo scenario delle elezioni anticipate diventasse realtà. Un salto in avanti del differenziale metterebbe in pericolo l'azione di risanamento, resa più ardua in questi mesi da una recessione particolarmente dura. Con Letta il governatore farà il punto della situazione. Ricordando che serve la massima attenzione per non rientrare nel tunnel. Il pericolo che torni ad accendersi l'allarme rosso sul rischio-Paese è infatti tutt'altro che scongiurato.

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CONGIUNTURA E RATING
La preoccupazione maggiore riguarda le prospettive legate al quarto trimestre dell'anno, quando a giudizio del numero uno di Bankitalia, l'Italia non potrà non sfruttare la «folata» della ripresa. I cui primi segnali cominciano a balenare all'orizzonte. Certo - ha ripetuto Visco al G-2O - ci vorrà tempo prima di ritrovare una crescita solida perché «l'economia italiana è da sei anni che non riesce a mettersi in carreggiata». Cruciale quindi andare avanti.

LETTA, ALFANO, SACCOMANNILETTA, ALFANO, SACCOMANNI

Anche se la speculazione, di fronte al deteriorarsi del quadro politico, (la cabina di regia su Imu e Iva è nel limbo) avrebbe gioco facile ad innescare un attacco. Del resto proprio Visco, quasi a preconizzare il futuro, aveva detto un paio di settimane fa che il Paese è ancora in una «fase critica, perché c'è un problema di stabilità istituzionale e politica che incide sulla capacità di cogliere le opportunità». Parole profetiche o forse solo la consapevolezza che prima o poi il nodo sarebbe venuto al pettine. Ora Letta dovrà rispondere con i fatti per rasserenare il clima.

 

 

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