1. COME SANREMO E MISS ITALIA, LO STREGA HA UN SOLO DIFETTO: QUELLO DI ESISTERE 2. SERATONA AL NINFEO DI VILLA GIULIA CHE SEMBRA UNO SKETCH DE “LA GRANDE BELLEZZA” 3. BLA-BLA E GNAM-GNAM, FACCE CHE HANNO SBAGLIATO CHIRURGO, CONCIATA DE GREGORIO COL CALICINO, RUTELLI E ALEMANNO, ALESSANDRA CANALE E ANTONIO CALIENDO 4. PROTAGONISTA ASSOLUTO DELLO STREGA 2013 NON SITI MA IL GRANDE ASSENTE: ALDO BUSI, LA CUI ESCLUSIONE DALLA CINQUINA FA ANCORA DISCUTERE. COME PURE LA CENA 5. SITI, SITI, SITI, ARRIVA FLEBUCCIO DE BORTOLI CHE CORRE AD ABBRACCIARE MIELI (“MA CHE BELLA SORPRESA MI HAI FATTO”) E IL DIRETTORE DI RCS LIBRI FRIGGE PER LA VITTORIA 6. LA MEJO BATTUTA? “I PREMI DIVENTANO BRUTTI E INUTILI QUANDO UNO NON LI VINCE”

Video di Veronica Del Soldà
Foto di Luciano Di Bacco

Francesco Persili per Dagospia

«Sono uno di destra, parcheggio il Suv in seconda fila, ma cosa c'entro io con questi qui?». Autoironico, Nicola Porro davanti al Ninfeo di Villa Giulia, territorio letterario del premio Strega, si diverte a provocare per vedere l'effetto che fa, o magari prova solo a sfuggire alle polemiche dopo il debutto del suo docu-talk su Rai2: «Avete visto? C'è anche uno sporco reazionario come me...»

Strategie, intrighi, patti segreti, gli editori che scambiano pacchetti di voti come fossero calciatori. Ma siamo allo Strega o all'hotel Gallia, la mitologica sede del calcio-mercato? Tanto più che in compagnia dell'ex annunciatrice Rai, Alessandra Canale, c'è il procuratore Antonio Caliendo. Ipercinetico, il cellulare attaccato all'orecchio, le giuste pause. «Mercato povero», sospira.

Già, «il segreto dei soldi non è fare ma saper di poter fare», lo scrive anche il vincitore annunciato Walter Siti nel suo romanzo sui giocolieri della finanza. I libri possono aspettare, gli affari del pallone, invece, non dormono mai: «La Juve è quella che si è mossa finora meglio di tutte», e non ci voleva certo "Don Antonio" per capirlo: «Cavani andrà via dal Napoli, ma il colpo dell'ultima ora sarà Jovetic». Alla Juve, al Monaco o magari c'è una terza via? Mistero.

Si inganna l'attesa con qualche vacuità sul cielo che promette ancora pioggia. Per il resto è sempre la solita cerimonia mondana in cui puoi trovare Franco Melli e Fulvio Abbate, Caterina Balivo e Gianni Bisiach, una certa aria del tempo andato e l'esasperante liturgia di bon mots, annusamenti, capannelli di aria fritta, smack, «ma stai benissimo, amore».

Sorrisi tirati dietro a chi si è fidato del chirurgo sbagliato, belle gioie con rughe al seguito e qualche schiena nuda da rimirare. Il tempo di sapere che Francesco Piccolo è il grande favorito dello Strega del prossimo anno e, poi, il privilegio di contemplare le pantofoline Briatore del conduttore della serata Rai Antonio Caprarica e la giacca biancoceleste del presidente di giuria, il lazialissimo Piperno, che finalmente si accendono le luci del Ninfeo.

La festa di mezza estate del libro può avere inizio e con essa il bla bla che, poi, è (il) meglio dell'evento in sé. «Mi aspetto le solite polemiche, sono strutturali al premio», Umberto Croppi compulsa i diversi titoli e si sbilancia: «qualche sorpresa può anche scappar fuori». Beato lui che ci crede, Simona Sparaco, scuola Holden e in gara con Giunti, ripete a tutti «che va già benissimo così». E te credo, il suo romanzo ha già venduto 70mila copie.

«I premi diventano brutti e inutili quando uno non li vince», motteggia il trentenne Paolo Di Paolo rassegnato ad essere considerato, secondo i canoni italioti, un «giovane scrittore» per i prossimi 15 anni anche se, poi, nel suo libro è andato a ricamare su Piero Gobetti, roba che neanche Gianni Cuperlo nel suo volumetto "Basta Zercar". E così l'autore Feltrinelli si è preso simpaticamente del «giovane vecchio» dagli altri candidati e hai voglia a parlare ora di «connessione sentimentale» (tendenza Gramsci più che Gobetti), «politica delle emozioni», «primavere arabe» tanto, oggi si è capito, l'essere giovani non è più una fatica, tanto meno un rischio.

Chi riesce a far parlare di sé anche in sua assenza è solo Busi, la cui esclusione dalla cinquina fa ancora discutere. Come pure la cena. «Nella media», assicura Croppi, che però ha mangiato quasi niente. Quanto a Busi, «nella cinquina ci doveva essere anche lui». Cin cin. E ci si può godere le Sturmtruppen letterarie al buffet, il certamen dei party-giani d'assalto.

Povera Romana Petri presa nel vortice delle interviste che non trova tempo neanche per una sigaretta ma si può consolare: le hanno proposto di fare un film dal suo romanzo "Figli dello stesso padre". Peccato, invece, che Roberto Natale, portavoce di Laura Boldrini, non sia presente quando Alessandro Perissinotto, in gara con "Le colpe dei padri" (Piemme) assicura che dietro il protagonista del suo romanzo, Guido Marchisio, manager tagliatore di teste, non c'è alcun riferimento a Marchionne ma «il ricordo doloroso della Torino industriale degli anni Ottanta in cui le persone venivano licenziate».

Tra quelli che hanno letto il libro di Perissinotto c'è anche l'ex ad della Fiat, Cesare Romiti che ricorda la marcia dei 40mila, i licenziamenti fatti «sempre con assoluta sofferenza» e quel senso di comunità che si respirava in azienda fin dai tempi di Valletta «e che oggi è andato perduto»...

Inizia lo spoglio: Siti, Perissinotto, bianca. Come per le elezioni del capo dello Stato, solo che stavolta non c'è il Conte Mascetti, e nemmeno il pattuglione di franchi tiratori, ma per un beffardo contrappasso, ecco Rodotà, quello vero, che si cuce la bocca e resta seduto al tavolo. Il sindaco Marino non c'è, presenti, invece, un a-abbronzatissimo Rutelli e Alemanno. Avvistati Concita De Gregorio con prosecchino da conversazione, Dacia Maraini, Giovanni Valentini e Claudio Strinati.

Un piano sequenza da terrazza romana con facce esauste, cravatte allentate, bicchieri e bottiglie mezze vuote intanto che la facezia si fa chiacchiera, pettegolezzo. Comunque sempre parola lasciata scivolare con nonchalance tra il tintinnar delle posate e una sigaretta.

Al centro dell'apparato scenico restano interviste che nessuno ascolta, il vaniloquio degli ebbri di sé ubriachi dopo due brindisi, le care vecchie tradizioni dei numeri segnati con il gessetto sulla lavagna. Siti, Siti, Siti, arriva De Bortoli che corre ad abbracciare Mieli («ma che bella sorpresa mi hai fatto») e il direttore di Rcs Libri frigge in attesa della proclamazione del vincitore.

«Non dico nulla, per scaramanzia». Siti ormai non lo prendono più e Mieli si lascia andare: «Ha vinto il libro migliore con un ampio margine, allo Strega di solito si vince sempre per un'incollatura»... Il secondo classificato, Perissinotto, ha preso meno della metà dei voti di Siti. Con Busi, almeno, sarebbe stata sfida vera. «Il suo libro avrà un grande successo - ragiona Mieli - ma non è adatto a questa giuria e le sue provocazioni non l'hanno aiutato».

Seguiranno, come è nel costume del premio, altre polemiche. Finalmente liberato dall'ansia, Siti, dopo una lunga lotta col tappo del liquore color zafferano, si attacca alla bottiglia: «Non sono ingordo di premi, solo di cibo». Nessuna dedica particolare, un abbraccio con Perissinotto e l'annuncio che dopo «il potere con il doppio fondo che si occulta dietro le chiassate dei media» il prossimo libro sarà un diario. «Ma lo sapete che stamattina ho incontrato per puro caso Bisignani al caffè?».

 

 

Walter Siti Walter Pedulla Villa Giulia sede del Premio Strega Walter Siti Umberto Croppi Tullio De Mauro Tony Sassone col fusillone Stefano Rodota Silvia Ronchey e Giuseppe Scaraffia Renato Minore e signora

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...