2018festacinema

LA ROMA DEI GIUSTI + CAFONALINO - FOTO E RECENSIONI DALLA FESTA, CON ''SE LA STRADA POTESSE PARLARE'' CHE PUNTA ALL'OSCAR, CON UNA GRANDIOSA MESSA IN SCENA, MOLTO CLASSICO, MOLTO MELÒ MA ANCHE MOLTO ELABORATO - E POI IL MERAVIGLIOSO FILM DI PETER JACKSON, ''THEY SHALL NOT GROW OLD'', BASATO SU UNA MONTAGNA DI MATERIALE IN GRAN PARTE INEDITO SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE, CHE È STATO RESTAURATO, RICOLORATO, PASSATO IN 3D E SONORIZZATO

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

 

 

 

lillo

FESTA DEL CINEMA DI ROMA - IF BEALE STREET COULD TALK DI BARRY JENKINS

 

Roma, quarto giorno. Romantico, elegante, ma anche duro e serissimo questo Se la strada potesse parlare (If Beale Street Could Talk), scritto e diretto da Barry Jenkins, il regista premio Oscar di Moonlight, presentato ieri a Roma e accolto con grandi e sentiti applausi dalla platea. Meritatissimi, perché il film oltre che essere una sontuosa messa in scena della Harlem dei primi anni ’70 narrata nell’omonimo libro di James Baldwin da cui è tratto il film, è anche una grande storia d’amore tormentata tra due giovanissimi, la diciannovenne Tish, interpretata dalla inedita e fenomenale Kiki Layne, e il ventiduenne Alonzo detto Fonny, interpretato da Stephan James.

 

michael moore (1)

Andrebbe tutto bene, i due si amano e si devono sposare, cercano casa e lei aspetta pure un bambino, quando Fonny finisce in carcere accusato di uno stupro che non ha commesso ai danni di una sudamericana. Ma un poliziotto bianco lo ha incastrato e la donna che lo accusa è tornata a Porto Rico. Per giunta il suo avvocato, bianco, non sembra così interessato… Baldwin e Jenkins descrivono un mondo dove la giustizia è un affare solo e esclusivamente dei bianchi. Un mondo razzista che cerco l’America di Trump non può migliorare.

madalina diana ghenea (1)

 

Ma il film, soprattutto, vive di una grandiosa messa in scena, anche più elaborata rispetto a Moonlight, che aveva, magari, un soggetto più originale e più forte. Una messa in scena che si rifà alle grandi fotografie del tempo di Harlem e di New York, dove i personaggi principali, i due amanti, e le loro famiglie si muovono alla perfezione per completare un pieno omaggio alla scrittura di James Baldwin.

 

Grandioso è anche il lavoro che fanno Jenkins e il suo compositore Nicholas Biritell, già candidato all’Oscar per Moonlight, fanno sulla musica e sul suono. E’ tutto molto classico, molto mélo, ma anche molto elaborato, ma come nel film precedente il regista non perde mai di vista lo sguardo in camera dei suoi personaggi, la loro umanità. Ovvio che il film di Jenkins, come molti di quelli presentati a Roma, punti decisamente all’Oscar.

 

 

 

 

FESTA DEL CINEMA DI ROMA  - THEY SHALL NOT GROW OLD DI PETER JACKSON

 

dario ballantini in versione trump (3)

Roma, quinto giorno. Solo nei nostri peggiori incubi possiamo immaginare di ritrovare, come se fossero vivi, a colori, parlanti, con gli occhi piantati verso la camera, i soldati che hanno combattuto e sono morti nel corso della Prima Guerra Mondiale. Solo vederli in trincea, all’attacco con la baionetta, o mentre si tolgono i calzini, o vengono raccolti feriti, è una specie di esperienza che non avevamo mai provato. 

 

isabelle huppert e toni servillo (3)

Questo meraviglioso film di Peter Jackson, They Shall Not Grow Old, ideato per il centenario della fine della Grande Guerra, basato su una montagna di materiale in gran parte inedito degli Imperial War Museums, che è stato restaurato, ricolorato, passato in 3D e sonorizzato, e su centinaia di interviste a reduci fatte dalla BBC e dagli stessi Musei inglesi, è come se ci riportasse intatti questi ragazzi, spesso proprio giovanissimi, che sono andati a morire in Francia contro i tedeschi.

cate blanchett e antonio monda (1)

 

Jackson si concentra, evidentemente, solo sui soldati inglesi, scozzesi, australiani, che ebbero un milione di morti tra il 15-18 e chissà quanti feriti, ma la cosa non cambia di molto quando vediamo inquadrati i soldati tedeschi feriti, che non hanno facce e sguardi così diversi.

 

E’ come se stessimo assistendo a una diretta facebook dal centro della guerra. Ma oggi. Le immagini, ricolorate, e lavorate in modo da poterci soffermare sugli sguardi, le bocche aperte, le battute, le sigarette, i denti, quasi sempre neri, rovinati, ci riportano intatta una umanità che stava andando al macello. E ce la riporta mentre ancora non sa cosa sarebbe accaduto, mentre la sta vivendo e quando viene recuperata profondamente ferita. 

 

cate blanchett (6)

Anche se il tono è celebrativo, lo stesso Jackson dedica il film a suo nonno, che aveva combattuto nella Grande Guerra, e anche se i ricordi dei vecchi soldati ricordano una serie infinita di storie più che reali, sono proprio gli sguardi dei soldati, gli scherzi che seguitano a farsi l’uno con l’altro, le minuzie della vita di tutti i giorni di migliaia e migliaia di ragazzi, il fatto di essere misteriosamente tornati in vita, con i loro volti perduti nel tempo, a dare al film il suo aspetto più incredibilmente spettacolare e misterioso.

 

Peter Jackson compie un doppio salto mortale, parla di una tragedia epocale, di un’apocalisse vera e propria, reale però, non finta come al cinema con le sue battaglie fra Orchi e Nani, e riesce a farcela sentire come se la stessimo vivendo noi stessi insieme a loro. E riesce a parlare di ragazzi morti da chissà quanti anni ridando a loro la vita perduta. Il tutto è riempito dalle voci dei veri soldati, dalla musica dei Plan 9, dal nuovo sonoro costruito sulle immagini mute.

 

antonio monda isabelle huppert toni servillo laura delli colli

E’ un’operazione storica e cinematografica formidabile che potrà non piacere a certi professori, penso, altro che gli attacchi di Ernesto Galli Della Loggia a Antonio scurati per le citazioni sbagliate di “M.”, ma che arricchisce lo spettatore di un’esperienza che mai pensava avrebbe potuto vivere. Visto stamane alla Festa del Cinema di Roma, senza 3D, ma soprattutto senza sottotitoli.

 

 

 

gigi proietti (1)claudia gerini (3)valeria altobelli (2)toni servillo con la moglie manuela (2)michael moore (3)dario ballantini in versione trump (2)novella calligaris enzo musumeci grecotoni servillo (1)isabelle huppert (3)nicoleariadna romeroisabelle huppert (2)isabelle huppert (4)fabrizio corallosabrina knaflitz alessandrogassman con le sorelle vittoria e paola ugo pagliaimarianna di martinogigi proietti (2)antonio monda con la moglie jacqueline greavesbarry jenkins (2)cate blanchett e antonio monda (2)giovanni malagochristian marazziti ariadna romerotoni servillo (2)nathalie rapti gomez (2)edoardo vianelloisabella ferrari (3)fabio rovazzi (1)isabella ferrarifabio rovazzi (3)giulia manetti e ira frontengiovanna ralliisabella ferrari (2)giovanna ralli marco risifanny cadeo (1)chiara contialba pariettifabio rovazzi (2)andrea occhipintichristian de sicaclaudia gerini (2)alessandro gassman con la moglie sabrina knaflitzclaudia gerinimichael moore (5)antonio monda spegne la candelina per il suo compleannobarry jenkins (3)

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?