AVETE ELIMINATO IL CALCIO PENSANDO DI ANNULLARE IL RISCHIO DI CALCOLI RENALI? SBAGLIATO! - CONTRARIAMENTE A QUELLO CHE SI PENSAVA PRIMA, NONOSTANTE I CALCOLI SIANO COSTITUITI SOPRATTUTTO DA CALCIO ELIMINARLO NE AUMENTA IL RISCHIO - L’ARMA MIGLIORE È PERÒ SICURAMENTE LA PREVENZIONE: BERE PIÙ ACQUA POSSIBILE E VERIFICARE CHE LE URINE SIANO SEMPRE PIÙ LIMPIDE - COSA FARE IN CASO DI DOLORI LANCIANTI E…
Estratto dell’articolo di Silvia Turin per “Salute – Corriere della Sera”
Uno dei dolori acuti più lancinanti che si possano provare è quello di una colica renale causato da calcoli, che interessa la zona lombare e spesso si irradia all’inguine.
Un male che in genere si presenta a ondate successive e che costringe il paziente a cambiare continuamente posizione per trovare sollievo.
«I calcoli renali affliggono da sempre e frequentemente l’essere umano, devono essere considerati un sintomo e non una malattia e alterano profondamente la funzione del rene fino a provocare insufficienza renale», spiega Emanuele Montanari, direttore U.O.C. di Urologia, Fondazione Irccs Policlinico di Milano e professore ordinario di Urologia, all’Università degli Studi di Milano.
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Dati recenti pubblicati dalla Società Italiana di Nefrologia (Sin) confermano una prevalenza di calcolosi renale compresa tra il 6,8% e il 10,1% della popolazione italiana, con una maggiore incidenza tra i 30 e i 60 anni e durante la stagione estiva.
Nella maggior parte dei casi, la formazione dei calcoli dipende da una combinazione di predisposizione genetica e stili di vita errati: sotto la lente soprattutto la disidratazione, uno dei principali fattori di rischio: quando le urine si concentrano viene favorita la precipitazione dei sali (in particolare calcio e ossalati) che può dare origine ai calcoli, l’80% dei quali è costituito da calcio.
Le coliche renali, quelle che causano il dolore, sono dovute al passaggio dei calcoli nell’uretere, organo che collega il rene alla vescica.
A seconda delle dimensioni dei calcoli, gli interventi terapeutici possibili sono differenti: innanzitutto la semplice attesa vigile, in previsione dell’espulsione spontanea (che può essere facilitata somministrando farmaci che «rilassano» la muscolatura liscia e «allargano» l’uretere).
Se il calcolo non progredisce o non esce entro tempi ragionevoli si ricorre poi alla terapia attiva che prevede la frammentazione: con la litotrissia extracorporea (il cosiddetto «bombardamento») o con la litotrissia intracorporea, un vero e proprio intervento endoscopico in anestesia.
L’arma migliore è però sicuramente la prevenzione: «Bere acqua il più possibile e verificare che le urine siano sempre limpide», consiglia Dogliotti.
Contrariamente a quanto si pensava in passato, nonostante i calcoli siano costituiti soprattutto da calcio, eliminare questo minerale dalla dieta non ne previene la formazione, anzi ne aumenta il rischio. «Piuttosto è bene fare attenzione all’alimentazione nel suo complesso riducendo il consumo di sale, sia quello aggiunto ai cibi che quello nascosto negli alimenti processati», afferma la nutrizionista.



