felice giannotti il divino

TRA SPIAGGE DEL DEMANIO E RINCARI DEL DEMONIO, LA STORIA DI FELICE GIANNOTTI DETTO "IL DIVINO", IL BAGNINO LEGGENDA DEL "LUNA PORK" DEL VIZIO DI CAPOCOTTA SCOMPARSO A 80 ANNI – “IN SPIAGGIA PARLI CON GLI ALBERI, LA SABBIA, GLI UCCELLI. E TI SENTI UN ALBERO PURE TE, UN UCCELLO, UN PEZZO DI SABBIA. SEI TUTTO. E VIVI. E I GIORNI PASSANO: TANTO TU C’HAI SEMPRE LA STESSA ETÀ E TE CHIAMANO DIVINO” – LA STORIA DEL "BUCO" DI CAPOCOTTA, I PRIMI NATURISTI E ZAGAIA, "DOVE C’ERANO I TRANS": “C’ERA TUTTA ROMA, LA PARTE PIÙ VIVA, PIÙ CURIOSA. LA NOTTE SI FACEVANO FESTE SULLA SPIAGGIA, COME NEI FILM DI FELLINI” – VIDEO

Stefano Ciavatta per https://www.artribune.com/attualita/2025/08/storia-felice-giannotti-divino/

 

 

felice giannotti il divino 4

Spiagge del demanio, rincari del demonio, infuria ancora la polemica. 50 anni fa le spiagge popolari s’inventavano ex novo, grazie a quelli come Felice Giannotti detto il Divino, pioniere, chioschista e leggenda di Capocotta, la spiaggia libera, alternativa, popolare, trasgressiva, di Roma.

 

Giannotti è scomparso giorni fa a 80 anni a Ostia. Si è chiusa un’epoca? Quella di Capocotta è una storia scritta sulla sabbia, abituata a ricominciare da capo.

 

Un tempo dove golden age e stagioni interlocutorie si sono date il cambio più volte, dove ha infuriato ciclicamente la battaglia contro ruspe, multe, incendi e altre bordate. Una storia entrata in un mito che perdura dalla fine dei ‘70, sopravvivendo anche a riassunti esausti. Il Divino e altri personaggi, anch’essi nel mito, come Gaspare Vichi detto Zagaia (chioschista dal 1977, che nell'insegna ha sempre mantenuto la dicitura primigenia "ar buco") furono le teste di ponte che fecero esplodere un piccolo eden nudista in un’epopea più larga. E comunque pubblica.

 

 

 

Il culto marino dell’estate di Capocotta

felice giannotti il divino 1

Mentre nell’urbe si andava estinguendo la casta dei fiumaroli, fanatici custodi del mistero del Tevere, a Capocotta si accendeva un nuovo culto marino, sulla scia dell’Estate nicoliniana. “Questa spiaggia è nata con me”, raccontava al Corriere. “Nel 1970 ci venivo con amici a giocare a racchettoni. C’erano una ventina di naturisti, gente di spettacolo. C’era Gavino con sua moglie, un ombrellone, i panini.

 

Poi lo raggiunsero cinque fratelli e tirarono su i chioschi, Attila, il Corsaro, Tropical. Io facevo l’attrazione, il bagnino, rimorchiavo. Così nacque Capocotta, dove tutti i ceti, le passioni, gli amori si mescolavano insieme. Ci si veniva per togliersi di dosso l’odore della città”.

 

Storia della spiaggia di Capocotta

Il “buco di Capocotta” era letteralmente uno squarcio nella recinzione che circondava il lungo tratto di dune e spiaggia posizionato in fondo alla litoranea Ostia-Torvaianica, macchia mediterranea incontaminata, con alle spalle la sterminata foresta della tenuta omonima, separata solo dalla statale.

 

felice giannotti il divino 2

Nel 1965 Saragat aveva donato al popolo i due km di spiaggia della tenuta presidenziale di Castelporziano, da cui nacquero i “cancelli”, che precedono Capocotta.

 

La recinzione esisteva perché dalla fine degli Anni ‘50 pendeva sull’intera Capocotta un progetto di speculazione edilizia: la lottizzazione privata dei resti dell’ex tenuta reale dei Savoia, pronta a diventare una Acapulco privata con accesso esclusivo alla spiaggia tramite due sottopassaggi. Nicolini visitò i lavori preliminari nella tenuta nel 1976, scrisse spaventato della “violenza dell’estensione dell’operazione” e della “attesa metafisica di case che ne promanava”.

 

Nel gennaio 1985 fece una mostra con Cederna intitolata “Capocotta Ultima Spiaggia”, per illustrare la proposta per un maxi-parco naturalistico archeologico di tutto il litorale romano. La cementificazione venne bocciata dallo Stato, ma soltanto dopo molto tempo, nell’estate 1985, Capocotta venne salvata ed espropriata. Nel 1996 divenne riserva naturale.

 

Nel 2000 a Capocotta venne istituzionalizzata la prima oasi naturista d’Italia. Alla fine, dentro quel buco della recinzione, entrò tutta Roma. È a Capocotta che si materializzava l’intuizione di Flaiano, “Roma è l’unica città coloniale a non avere un quartiere europeo”. Infatti, siamo ancora dentro i confini della metropoli che terminano col Villaggio Tognazzi. Ma potremmo essere a Tangeri, a Pondicherry, a Dakar.

 

 

Il buco di Capocotta secondo Goffredo Parise

felice giannotti il divino 3

A illuminare i primordi c’è un racconto di Parise dell’estate 1978, dedicato al “Buco” di Capocotta, finito nel “Sillabario n°2” (1982), alla voce M di Mistero. È l’anno del primo exploit di Capocotta come spiaggia alternativa agli stabilimenti del litorale. “M” è la storia dell’abbaglio di un provinciale portato d’agosto sulla spiaggia.

 

Uomo pieno di timori, vede dannazione ovunque: l’agro romano gli ispira “uno stato d’animo di pugnalate e sangue in mezzo alle mosche”, nel labirintico passaggio tra le dune avverte “un forte odore stagnante di umido e umano come nei banchi turchi”, alla vista della perdizione dei corpi nudi crede di essere in un luogo “popolato di esseri pericolosi e deformi”, un sanatorio misterioso e tremendo per “malati di mente o carcerati”, sdraiati in quella “spiaggia abbandonata da tutti”. Poi una volta in acqua, la minaccia dei corpi sparisce, cala sull’incubo l’invincibile estate.

 

A suo agio nella colonia penale compare uno dei primi chioscari, con i “capelli bruciati da una tintura violacea, le gambe cortissime e potenti, cosparse da un labirinto di nodi di vene sul punto di scoppiare”.

sigilli a capocotta

 

 

Anche Il Divino era una creatura che viveva in simbiosi con Capocotta. Dopo i feroci sgomberi del 1989 (la persecuzione delle ruspe inizia dal 1985, l’introduzione dello spago con le vongole è successiva, forse per ripicca) con Capocotta abbandonata a se stessa, era lì a pulire: “mi dichiaro gestore volontario. Sono innamorato di questo posto, mi dispiace vederlo degradato. Ogni giorno pulisco l’arenile, abbiamo raccolto oltre millequattrocento buste di plastica”.

 

sigilli a capocotta

Nel 1992 era lì col suo chiosco, l’Harem. Nel reportage Rai dedicato a Capocotta, girato dalla documentarista Annabella Miscuglio, lo si vede quarantasettenne, capelli lunghi biondi, fisico asciutto, abbronzatura scolpita color tabacco. E un sorriso risolto: “sono tutte queste cose che mi fanno vivere in spiaggia: in città non ci sono, qui ci sono. Parli magari con gli alberi, con la sabbia, con gli uccelli. Ti senti un albero pure te, un uccello, un pezzo di sabbia. Sei tutto. E vivi.

 

E i giorni passano: tanto tu c’hai sempre la stessa età e te chiamano Divino”. Era stato in brefotrofio al tempo di guerra, poi in collegio dai salesiani, poi facoltà di Psicologia, poi impiegato al Poligrafico ma licenziato per troppe assenze, poi solo e soltanto “il buco”, giorno e notte. Ballerino, bagnino, performer, ma soprattutto garante del mistero Capocotta, custode del terzo spazio per habitué e iniziati, e non l’animatore malandrino e subdolo dei villaggi turistici.

 

capocotta

Ad ogni ciclo di sgomberi, il Divino, intervistato, aggiornava il catasto delle tribù di Capocotta: “C’era Il Battello Ubriaco, dove andavano quelli più fusi e intellettuali. C’era Zagaja, dove c’erano i trans. I gay stavano da Gavino. Le lesbiche da Attila.

 

Ma c’era tutta Roma, la parte più viva, più curiosa. La notte si facevano feste sulla spiaggia, come nei film di Fellini”. Racconta ad Artribune un’altra leggenda, Federico Pietra Bruna: “Il Divino era un pezzo di pane, faceva il bagnino al Capanno Giallo, accanto a Zagaia.

 

Poi nel 1990 aprì il suo Harem. Gli anni del boom di Capocotta sono 1988, 1991, 1994, e lui c’era”. La formula panini, bibite e grattachecche era stata rottamata. “Nel 1982 subentrai a un chioscaro, avevo 45 anni”, continua Pietra Bruna. “Poco dopo mi inventai la scenografia del Battello Ubriaco e la spiaggia cambiò definitivamente: feste, falò, concerti, mangiatori di fuoco, gallerie d’arte. Avevo dei trascorsi nello spettacolo, caricavo da Cinecittà resti di scenografie: le polene, il cannone finto, il cancello all’ingresso preso dal set di ‘C’era una volta in America’. invece la palma riconvertita in doccia era fatta inchiodando i pali di legno portati dalle mareggiate.” Architetture orgoglio del Divino, “opere d’arte finite sulle guide di tutto il mondo”.

capocotta nudisti

 

 

L’ultima volta che ho visto Er Divino era pittato di giallo e blu sotto il sole, ballava e cantava su una pedana, sandali e cavigliere di cuoio, ancora nei panni di “un rustico dio marino”, come lo definì Fulloni sul Corriere. Il suo Harem era stato già demolito nel 1996 con il bando storico di Rutelli. Il Divino era un freak? Non poteva essere altrimenti, perché Roma offre ai freak quelle possibilità che i freak poi le restituiscono in vitalità (non tutti, molti falliscono accontentandosi di apparire in posa sul fondale SPQR, senza restituire nulla). Ma a Capocotta freak lo sono stati tutti. Anche i fagottari, sempre presenti.

 

Ed è grazie ai freak come Il Divino che è nata la libera spiaggia di Capocotta come la conosciamo noi, e come la vide Enea che sbarcò sul quel tratto di lido.

capocotta nudisti

 

Viene l’età che si amano gli eccentrici, prodigiosi, bagliori freak più delle stelle fisse. Tra la dinastia di Mister Ok e quelli come Il Divino dov’è la differenza? Entrambi inguaribili rabdomanti di una Roma Confidential, quella che si deve andare a toccare. Un giorno torneremo a nuotare nel Tevere, anche grazie a chi ha tenuto viva l’idea. Non è finita un’epoca con la morte di Felice Giannotti detto il Divino, semmai la notizia è che la libera spiaggia di Capocotta, dopo tutto questo tempo, non è rimasta solo un’avventura. 

 

capocotta capocotta nudisti capocotta

 

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)