cristiana collu

ADDIO AI MONTI - CRISI A ROVERETO: LA DIRETTRICE CRISTIANA COLLU LASCIA IL MART. NON SI VIVE DI SOLO FUND RAISING: UN MUSEO PUBBLICO E' SOPRATTUTTO RICERCA, CONSERVAZIONE, DIDATTICA....

 

 

Dario Pappalardo per “La Repubblica”

 

CRISTIANA Collu lascia il Mart di Rovereto. Il 31 gennaio scade il suo contratto da direttore. Anche se dovessero decidere di rinnovarglielo, lei non resterà. Non ci sono più le condizioni. «Le cose finiscono», dice. In tre anni ha ereditato la macchina modello del museo d’arte contemporanea al tempo della crisi. Ha riallestito la collezione con il progetto della Magnifica Ossessione e visto la progressiva riduzione del contributo della Provincia autonoma di Trento. Ha messo Antonello da Messina a confronto con gli artisti di oggi e vissuto l’avvicendamento di due presidenti: da Franco Bernabè a Ilaria Vescovi, in carica dallo scorso aprile.

 

Non ci sono più le condizioni per restare?

MART ROVERETO MART ROVERETO

«Un ciclo si è concluso. Il mio contratto era di durata triennale. E non è mai stato messo in discussione. Se la questione doveva porsi, andava fatto subito dal nuovo cda. C’era bisogno di rilanciare e di comunicare una certa visione del museo. Sarà la stessa degli anni precedenti? Di cosa si occuperà il Mart? Invece prevale una sorta di indefinitezza, probabilmente dettata dalla crisi generale che investe le istituzioni culturali oggi. Ma questa indefinitezza diventa poco interessante per un professionista».

 

Mancano delle linee guida chiare in questo momento?

«La presidenza ha dato una risposta a un cambiamento in atto in Trentino. In una provincia finora virtuosa, il Mart è stato esposto a una maggiore ricerca di fondi esterni: un fundraising più importante, rimandato per anni, ma che ora si è reso necessario».

 

L’idea di puntare sul fundraising e su investimenti privati riduce la possibilità per un museo di fare ricerca e mantenere una qualità di offerta alta?

Cristiana-Collu AL MARTCristiana-Collu AL MART

«Per me no. Il Mart può essere il primo museo a puntare sulla conciliazione di questi due aspetti che sembrano inconciliabili in qualsiasi museo pubblico. Manca ancora un contorno preciso. Ma ormai guardo questa cosa da lontano. Resta da dire che su alcuni punti il matrimonio tra pubblico e privato è impossibile. La gestione di un’istituzione culturale ha ambiti che non devono prevedere compartecipazioni».

 

Quali sono questi ambiti?

«Il core business del museo, la sua l’identità vera e propria. Quello che il museo deve fare: la ricerca, la conservazione, la divulgazione, le sfide che lancia, il rischio che si prende nel momento in cui decide di interpretare la realtà attraverso l’unica modalità che ha. Con le immagini, le opere d’arte. Prima bisogna avere chiare queste premesse. Trovare dei fondi privati viene in un secondo momento. Al Mart questo non si è capito, ma forse non l’ho capito io».

 

Quando ha ereditato da Gabriella Belli la direzione del Mart, diceva «la crisi può essere un’occasione».

museo_mart_rovereto_roveretomuseo_mart_rovereto_rovereto

«Basta. Non se ne può più di queste definizioni. La mia nuova definizione di crisi è “le cose stanno così”. La crisi è finita. La crisi è un punto di rottura. Dopo, segue un processo di adattamento. Le opportunità sono altrove adesso, non nella crisi. Dobbiamo immaginarci come se fossimo il passato del futuro. Altrimenti il futuro ci sfugge».

 

Il curatore David Thorp, che lei ama citare, ha detto: «un’istituzione artistica del XXI secolo deve essere splendida quando è ricca, eroica quando non ha denaro». Questo eroismo a Rovereto c’è o non c’è?

«Se sei povero e hai due figli, non puoi non mandarli entrambi all’università. Bisogna diventare eroi e riuscirci. L’estetica della recessione porta a essere molto protettivi e a una produzione culturale che perde aderenza. Si cerca un prodotto che garantisca i numeri, gli introiti. Come se fossero gli unici indicatori».

 

La preoccupa il futuro del museo?

«No: il Mart è un’istituzione solida e spero possa contare ancora sulle persone che l’hanno voluta per tutto questo tempo. Se lo merita».

 

La rivista online Artribune ha scritto che il suo progetto per il Padiglione Italia della Biennale è stato scartato per avere sforato il budget richiesto dal ministero.

«Ho rispettato l’unica indicazione data: 400mila euro. Tutti i progetti possono essere ridimensionati o costare di più».

 

Il progetto vedrà la luce da un’altra parte?

«Era pensato per Venezia, ma il tema, che non mi va di raccontare, mi sta molto a cuore e non è detto che non possa essere declinato in un altro modo».

 

Ci sono nuovi incarichi all’orizzonte? A Roma, magari?

«Per adesso non ho un posto dove andare. Dovrei muovermi da dove mi trovo solo perché mi si offre qualcos’altro? In questo caso non è così. Ovviamente mi auguro di non rimanere un solo giorno senza lavorare».

 

Come deve essere un direttore del Mart, ora che lo sa?

«Deve portare la propria visione e agire in modo non condizionato. Altrimenti non è un ruolo che ha molto significato».

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....