
TUTTO È ARTE, ANCHE LA CRONACA – ANTONIO RIELLO E LA MAXI MOSTRA ALLA HAYWARD GALLERY DI LONDRA SUL DUO GILBERT & GEORGE: “IL LORO CODICE È RICONOSCIBILE: FOTOCOLLAGE DI SÉ STESSI REALIZZATI CON COLORI MOLTO SATURI E VIVIDI. CIRCONDATI DA RIFERIMENTI ALLA CRONACA E ALL’ATTUALITÀ. SONO PIONIERI CHE HANNO SDOGANATO NELLE ARTI VISIVE BRITANNICHE TEMATICHE COME L’OMOFOBIA E IL RAZZISMO” – “LA TECNICA CHE HANNO AFFINATO 60 ANNI FA NEL FRATTEMPO POTREBBE ESSERE STATA RINNOVATA (O ALMENO AGGIORNATA). INVECE SI SONO AUTOCELEBRATI. ANZI ‘ARROCCATI’. DUOLE DIRLO MA…”
Antonio Riello per Dagospia
La Hayward Gallery ha allestito una mostra (curata da Richard Thomas, Suzanna Petor e Hannah Martin) del famoso duo Gilbert & George (Gilbert Prousch e George Passmore). Il loro sodalizio dura ininterrotto dal 1968.
Le opere alla Hayward riguardano gli ultimi 25 anni della loro produzione artistica.
Li chiamano anche “Living Sculptures” perché’ la loro presenza scenica è fondamentale e carismatica (sono spesso abbigliati in tweed tradizionali).
Il loro codice è facilmente riconoscibile: fotocollage di sé stessi realizzati con colori molto saturi e vividi.
Circondati da riferimenti alla cronaca e all’attualità. Superfici lucide e immagini affollate di simboli (non c’è posto per il vuoto nei loro lavori).
Testi brevi ma comunque sempre con un certo grado di ironia (quando serve anche abbastanza scurrili).
Sono dei personaggi che emanano una flemma tipicamente britannica (sebbene Gilbert sia nato in Italia, originario del Südtirol) e cercano di non prendersi mai troppo sul serio: dei veri campioni di “understatement”.
Va loro riconosciuto lo status di pionieri perché hanno apertamente sdoganato nel mondo delle arti visive britanniche tematiche come l’omofobia e il razzismo. Non senza furiose polemiche, anche perché’ molte delle loro immagini ricordano le tipiche vetrate gotiche delle chiese inglesi (i riferimenti religiosi sono frequenti).
Ironici sì, ma anche seriamente e sinceramente impegnati (molto prima che fosse di moda fare gli attivisti).
La loro Arte è una forma di Pop all’europea, qualcosa di più sofisticato, eccentrico e profondo rispetto a quello americano.
Alle pareti dell’Hayward sono appesi davvero molti lavori (anche di notevoli dimensioni). Gli spazi espositivi (come le opere stesse) sembrano caratterizzati da una qualche forma di “horror vacui”.
Come dicono gli inglesi l’effetto è “impressive”. La grande sala iniziale in particolare è molto forte: un’opera nella quale i due sono circondati da ossa umane fa pensare che se la ridano allegramente anche della Morte.
Le realizzazioni più riuscite comunque sono quelle dove compaiono caterve di annunci di giornale per incontri a sfondo sessuale. Il lessico è assolutamente particolare: si va dall’esagerazione (dimensioni, etc. etc.) alla dolcezza più disarmante.
Ognuno cerca le parole giuste per raccontarsi e “vendersi” al meglio. Un compendio di letteratura popolare, grande intuizione quella di farne un massiccio uso artistico.
Ci sono critici che hanno definito questa mostra come ripetitiva e poco stimolante. Ovvero una rassegna che aggiunge poco (o nulla) a quanto già si sa della loro ricerca artistica. Pigrizia? Forse. Un eccesso di coerenza? Possibile. L’anagrafe che non perdona? In effetti sono ottuagenari. Una formula geniale e di successo, ma fin troppo sfruttata? Squadra che vince non si cambia (anche in Arte).
Mettiamola in questo modo: se il visitatore non conosce il loro lavoro questa mostra è bellissima e piena di suggestioni. 10 e Lode.
Se d’altra parte l’approccio è quello di una/uno specialista dell’Arte (o comunque di chi ha una certa confidenza con le loro opere) qualche pensiero negativo in effetti può anche affiorare.
La tecnica che Gilbert & George hanno affinato circa sessanta anni fa nel frattempo potrebbe essere stata, in qualche modo, rinnovata (o almeno aggiornata).
Invece si sono saldamente autocelebrati. Anzi “arroccati”. Duole dirlo ma, con il massimo rispetto per i nostri due geniali eroi, è andata un po’ così.
Nel bookshop però (finalmente rilassati) si scatenano con inarrestabile leggerezza. Tornano a sbeffeggiare l’ordine costituito: una serie di gadget fantastici e divertenti attendono il visitatore. E anche il catalogo è notevole.
Sempre alla Hayward in contemporanea è possibile vedere l’installazione di un giovane artista di Taiwan, Val Lee.
La sua ricerca è incentrata sui sistemi di sorveglianza degli spazi pubblici quali aeroporti, stazioni, discoteche (i celebri “non-luoghi” teorizzati dal filosofo francese Marc Auge’). I lavori esposti sono spiazzanti e curiosi. Una visione distopica e un po’ ansiogena: misteriose figure mascherate abitano gli spazi ricreati da Val Lee.
GILBERT & GEORGE: 21st CENTURY PICTURES
HAYWARD GALLERY
Southbank Centre, Belvedere Road, Londra SE1 8XX
Fino 11 Gennaio 2026