arrigo sacchi

"IL MONDIALE? LE PICCOLE SQUADRE HANNO OSATO E LE GRANDI HANNO CONSERVATO. MESSI E' UNA GRANDE CAMPIONE MA DIFETTA DI PERSONALITA'..." - ARRIGO SACCHI: "L'OLANDA HA TRADITO, GIOCAVA UN CALCIO ITALIANO MA SENZA SPETTACOLO NON C'E' VITTORIA, IL SUCCESSO SI MERITA, NON SI CONQUISTA. L'ITALIA NON E' ANDATA AL MONDIALE PERCHE' LE SERVIVA UN OBIETTIVO E UN MEZZO PER ARRIVARCI: UN'IDEA PRECISA DEL COSA E DEL COME. NON CREDO NELLA FORTUNA, NON ESISTE: CI SONO OPPORTUNITA' CHIAMATE DAL TALENTO"

Giulia Zonca per “la Stampa”

 

Gli occhi di Arrigo Sacchi diventano lucidi in un attimo.

mihajlovic

Parla di Sinisa Mihajlovic e non nel modo in cui è più semplice immaginarlo.

 

Parla dell'uomo che ha conosciuto sul campo, «una persona umile» e non ha paura a mischiarlo al calcio di una finale mondiale perché quello è il loro mondo e lo resta.

 

Chi era per lei Mihajlovic?

«Un grande giocatore, un signore generoso, l'anno scorso gli ho detto "ricorda che tu hai una squadra, ma hai anche e soprattutto una famiglia". Eravamo al telefono, quando ho riattaccato, ho pensato: questa malattia non ti fa star male, ti porta via. Ci sono passato, un mio caro amico, un fratello, è morto dello stesso male quattro anni fa e si comportava proprio come Sinisa, pensava che continuare a fare finta di nulla lo avrebbe tenuto sulla terra più a lungo. Non è stato così».

 

Crede che Mihajlovic fosse consapevole di avere poco tempo?

«Per niente. Lo chiamavo e gli ripetevo "non devi prendere neanche un colpo d'aria".

Lui amava troppo il calcio per immaginarsi senza e poi si sentiva un uomo forte. Indistruttibile».

sinisa mihajlovic 5

 

È diventato l'icona del combattente. Forse troppo.

«Non è il modo in cui lo definirei. Era una brava persona e un grande giocatore, più di quanto gli sia stato riconosciuto. Aveva un piede... al mio Milan fece gol su punizione: porta nostra - sposta i bicchieri per disegnarla sul tavolo - , linea di fondo, tre metri.

Lui tira in porta, gol. E che vuoi dire? Che vuoi insegnare? Era modesto, quando ero responsabile delle nazionali giovanili, dal 2010 al 2014, veniva spesso a Coverciano a studiare il mio lavoro».

 

Era sacchiano?

sinisa mihajlovic e la moglie

«Era umile e voleva imparare. È stato tre giorni a vedere l'Empoli di Sarri quando lui allenava già in serie A. Non era presuntuoso».

 

Che allenatore che era?

«Più bravo come giocatore, ma un tecnico coraggioso e il suo calcio mi piaceva. La vedeva giusta, seguiva un pensiero controcorrente in un Paese che ha paura, lui non ne aveva. Il dramma dell'Italia è che non c'è più audacia e si è persa l'innovazione».

 

sinisa mihajlovic 2

Non sta parlando di calcio.

«Parlo di tutto. Il calcio è lo specchio della cultura e della storia di una nazione, noi ci difendiamo perché dopo i romani le abbiamo sempre prese».

 

Vista come specchio sociale Francia-Argentina che sfida è?

«Ho paura sia tattica e quindi non divertente, a meno che qualcuno segni subito. I tattici mi annoiano, mi interessano gli strateghi e in questo Mondiale ne ho visti pochi.

 

sacchi

Le piccole hanno osato e si sono avvicinate al meglio, le grandi hanno conservato e usato l'estro dei singoli. Certe, come l'Olanda, hanno tradito, giocavano un calcio italiano. Senza spettacolo non c'è vittoria, il successo si merita, non si conquista».

 

Messi contro Mbappé non è spettacolo?

«No. Il calcio non è uno sport individuale, è stato inventato come offensivo e di squadra e noi lo abbiamo trasformato in difensivo e basato sui singoli. Se fai così metti subito il bilancio in rosso perché devi andare a prendere i più bravi e quelli vogliono tanti soldi. Annichiliamo la creatività per cercare nomi».

 

arrigo sacchi

Per questo l'Italia non è ai Mondiali, zero creatività e rari nomi?

«Non vogliamo essere strateghi, serve un obiettivo e un mezzo per arrivarci, intendo un'idea precisa del cosa e del come. Io la avevo chiara. Nel 1994 stavamo perdendo 1-0 contro la Nigeria, a tre minuti dalla fine, ai Mondiali Usa, e avevamo Zola espulso, Mussi stirato e Baggio con il ginocchio dolorante, senza cambi: 8 contro 11. Quando Baresi e Carmignani, il mio vice, dalla panchina urlano "tira la palla su" io mi sono infuriato. Da lì hanno parlato del "culo di Sacchi", ma io non credo nella fortuna, non esiste, ci sono opportunità chiamate dal talento. Oggi non sarei fortunato perché non sono determinato, nel 1994 preferivo perdere che tradire un'idea. Le mie squadre emozionavano, per questo la gente ancora chiede autografi».

sacchi ancelotti

 

Il Mondiale del Qatar non ha emozionato?

«Con le piccole, con la sorpresa Marocco che se la gioca con la Francia e tiene il dominio del campo nonostante dall'altra parte ci siano tutte le stelle. Non va bene, così perdiamo interesse. Che la Juve lasci l'iniziativa alla Salernitana con una rosa che costa meno di un giocatore bianconero non è tollerabile. Ero in bici a Milano Marittima, mi sono fermato a vedere quella partita davanti a un bar e poi mi sono pure rimesso a pedalare. Incredulo».

 

Ha visto anche lei Messi maradoniano?

sacchi

«Lasciamo stare Maradona. Messi è un grande campione, una delle sue prime partite notevoli l'ha fatta contro il mio Real Madrid, lo conosco bene. Straordinario, mai un gesto fuori posto, ma difetta di personalità».

 

Qui si è preso l'Argentina sulle spalle.

«La prima partita, con l'Arabia Saudita, la hanno persa in sua assenza: lo vedevi soffrire. Maradona così non se la giocava mai. Diego mi voleva al Napoli, "con me e Careca si parte da 1-0 tutte le volte". Era vero, però ho risposto "E se ti infortuni? ". Nel mio primo Milan si è fatto male Van Basten, su 30 partite ne ha fatte 3 intere, abbiamo vinto il campionato».

sacchi berlusconi

 

Allora, ha davvero detto o me o Van Basten?

«Mai» .

sinisa mihajlovic 1ancelotti e sacchisinisa mihajlovic 7sinisa mihajlovic 6sinisa mihajlovic 2sinisa mihajlovic 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…