bruno giordano

BRUNO GIORDANO MEMORIES – MAESTRELLI E RE CECCONI, IL FOLLE JUAN CARLOS LORENZO, CHINAGLIA CHE LO VOLEVA VENDERE ALLA ROMA: LA BANDIERA DELLA LAZIO SI RACCONTA IN UN LIBRO - IL CALCIOSCOMMESSE? L’ASSOLUZIONE PIENA NON MI HA LIBERATO DELL’ONTA. MI HANNO TOLTO IL MONDIALE DEL 1982''. E POI PARLA DI MARADONA, TOTTI E DI UN’ALLEANZA TRA ROMA E NAPOLI... - VIDEO

bruno giordano

 

Matteo Nucci per Il Venerdì-la Repubblica

 

 

Due cose s’imparavano per le strade di Roma negli anni Cinquanta e Sessanta

mentre il boom economico preparava l’escalation della globalizzazione

che tutto avrebbe portato via. La prima era il rispetto della parola data.

 

C’era qualcosa di sacro nella parola, nella stretta di mano, nella promessa silenziosa.

Qualcosa che se la rompevi erano guai, guai innanzitutto davanti a se stessi. La

seconda erano i debiti da saldare. Debiti morali, in primo luogo.

 

La fiducia accordata quando nessun altro credeva in noi. Il credito umano ricevuto accennando un grazie a mezza bocca, un grazie inutile perché quello che importa si

vede poi con i fatti e puoi anche dimenticare, puoi fingere di non aver ricevuto

nulla, e allora peggio per te, perché dentro di te c’è qualcuno che sa il debito che non

stai ripagando.

 

Questa morale di strada, Bruno Giordano, uno dei più grandi calciatori romani, l’ha custodita come una perla, a dispetto di tutto quello che gli è capitato,

bruno giordano

di tutte le fantasticherie forgiate sulla sua parabola umana, di tutti gli ostacoli che la sorte, e i tempi con la loro miseria, gli hanno messo davanti. Possiamo seguire ogni dettaglio di questa storia nel libro che Giancarlo Governi ha scritto ora per lui: Bruno Giordano. Una vita sulle montagne russe (Fazi, pp. 223, euro 15).

 

Scoprendo, per esempio, che diversamente da quel che tutti hanno sempre creduto a Roma, Giordano non ha mai fumato una sigaretta in vita sua, non ha mai bevuto un bicchiere e non ha mai giocato a carte.

 

«Quando Italo Allodi m’incontrò per discutere il mio passaggio al Napoli, alla

fine dell’incontro mi fece: “O sei un attore o mi hanno detto un sacco di bugie”. “Perché?” gli faccio io. “Beh siamo qui da ore e tu non hai toccato una sigaretta. Non hai

Giordano_Lazio

bevuto nulla. Solo bicchieri di quest’acqua minerale”. “Sono astemio, non ho mai fumato. Quanto alle carte di cui fantasticano, non so giocare manco a briscola”. Erano storie. Storie che non sono mai passate. Alimentate da fatti di cronaca che mi sfioravano e in cui non ho mai avuto nulla a che fare. Ma sai come si dice a Roma? Mi hanno detto… Poi tu chiedi: ma chi? Chi te l’ha detto? Che stai a di’? E allora non c’è risposta. Intanto però la diceria si diffonde. Sai quante ne ho sentite, su me e sugli altri, in questi anni?».

 

Bruno Giordano pesa le parole. Ormai ha imparato bene. Dopo aver smesso, nel ‘92, è stato allenatore di molte squadre e commentatore in tv. Ha tenuto duro, soprattutto. Perché certe idee sul suo conto non sono mai state estirpate e ancora oggi, anche fra i suoi tifosi laziali, quelli a cui ha cercato durante la carriera di rimettere tutti i debiti, c’è chi lo crede colpevole di mille nefandezze. «Mi sono abituato. So benissimo che l’assoluzione piena con cui finì il processo calcioscommesse non mi ha liberato dell’onta. Fu la giustizia sportiva a punirmi sulla base di un pregiudizio e nessuna conferma. Mi hanno tolto due anni di vita calcistica nel momento migliore. Mi hanno tolto il Mondiale del 1982. Ho sofferto moltissimo. So che con la testa che ho adesso quelle cose non sarebbero capitate. Non mi sarei affidato a avvocati che mi portarono soltanto via un sacco di soldi. Avrei saputo come difendermi.

 

maradona giordano carnevale

È la più grande ferita della mia vita». Una ferita il cui risarcimento arrivò con Maradona, che volle Giordano al suo fianco per costruire la Ma.Gi.Ca, Maradona, Giordano, Careca. «Anni indimenticabili in una città straordinaria. Difficile capire perché Roma e Napoli a livello calcistico non siano unite contro lo strapotere del Nord e si facciano guerre di parrocchia suicide. Non lo capirò mai». Del resto, lui che ha ispirato poeti come Valentino Zeichen e la sua celebre A Bruno Giordano, e continua a ispirare scrittori come Edoardo Albinati che gli regala la prefazione al libro, ha uno sguardo sulle cose del calcio che va molto oltre il tifo.

 

«Sono nostalgico? Forse. C’erano cose ai nostri tempi che io preferivo. Preferivo la partita tutti quanti alla stessa ora, con l’ansia di sapere mentre giocavi cosa facessero le altre squadre. Preferivo meno stranieri, squadre ancora profondamente legate alla città e al paese. Preferivo il tifo, gli sfottò romani, le prese in giro prima della violenza che divenne drammatica con la morte di Paparelli durante quel dannato derby del 1979. Ma non è nostalgia pura. I tempi cambiano ma certi atteggiamenti no.

 

bruno giordano

Guardate Totti. È stato un grande per questa città. Lasciamo perdere come giocava, che lo vedeva chiunque che si trattava di un genio. Ma quel che ha fatto per Roma. Un giorno lo capiranno anche i laziali. Sarebbe bello se qui fossimo più uniti, aldilà delle rivalità di club. A cui siamo tutti legati eh, per carità. Quando Chinaglia voleva vendermi alla Roma, io gli dissi: ma sei pazzo? Non potrei mai più girare per strada. Non lo farò mai». Eppure sia suo padre, il tappezziere che aveva bottega dalle parti di Campo de’ Fiori all’ombra della statua di Giordano Bruno che pur di non abiurare fu messo al rogo, sia il suo padre spirituale, Don Pizzi, il sacerdote che salvò generazioni di ragazzini portandoli a giocare a pallone all’oratorio e insegnando loro a rimettere i debiti, entrambi erano romanisti.

 

bruno giordano

«Si sentirono quasi costretti a tifare Lazio. Don Pizzi però non poteva che mantenere la sua fede. Anche adesso che a 95 anni viene a dare il calcio d’inizio alle partitelle che organizziamo per beneficenza. Certo, la Roma in cui sono cresciuto non c’è più. Da ragazzino non esisteva per me altro mondo che Trastevere. Poi ne uscii. Ora ci torno e di sera non trovo più nulla. Di giorno ancora qualcosa, qualche amico, angoli che raccontano tutta una storia. Ma il dramma è che non ci sono più i romani. Devono tornare i romani a Roma, con la loro dignità e il loro orgoglio, perché rinasca questa città».

 

GIORDANO cover

Nel libro di Governi, altro romano e laziale doc, c’è molto spazio per episodi sospesi fra l’epos e il grottesco. Come la grande Lazio di Maestrelli che Giordano fece in tempo a vivere nella sua decadenza («Erano dei veri pazzi. Tutti con la pistola e il fucile. Chiedevano all’autista del pullman di fermarsi, entravano nel bosco e iniziavano a sparare all’impazzata. Divisi in due fazioni, si odiavano ma la domenica potevano farsi uccidere in nome del club e di Maestrelli»).

 

Come Re Cecconi sulla cui morte assurda Giordano non finisce di nutrire dubbi («Come poteva quello che noi chiamavamo “il saggio” morire così stupidamente? Fare uno scherzo così estraneo al suo carattere? Il gioielliere gli sparò e lo conoscevano tutti nel quartiere. Biondissimo, inconfondibile. Non mi do pace. Era un amico straordinario. Gioì più lui di me al mio gol nella partita d’esordio. Aveva un cuore enorme»). O come il folle allenatore Juan Carlos Lorenzo che Chinaglia richiamò in panchina quando da presidente portò la Lazio sul baratro («Mi diceva di non battere le punizioni ma andare nella barriera avversaria e dire “toglietevi cornuti, figli di puttana”. Secondo lui, si sarebbero arrabbiati e agitati così chi batteva avrebbe fatto gol»).

 

C’è poco spazio per la sua famiglia, invece. A cui Giordano ha dato sempre tutto, nelle migliori e nelle peggiori situazioni. «Volevo questo libro soprattutto per i miei figli. Non ho mai detto una menzogna in vita mia. Non ne sono capace. Ma si è detto di tutto sul mio conto. Perché Roma è fatta così. Volevo che restasse qualcosa prima che io dimentichi e ogni cosa scivoli via. Volevo che restasse un luogo per conoscere la verità».

Giordanostefano di chiara bruno giordanobruno giordano

 

Ultimi Dagoreport

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…