“CON SPALLETTI LA JUVE E’ DA SCUDETTO” – PARLA L’EX DS DI LAZIO E ROMA WALTER SABATINI: “A LUCIANO SERVIVA UNA GRANDE PIAZZA DOPO LO SCHIANTO CON LA NAZIONALE. LA VICENDA È STATA GESTITA IN MANIERA GOFFA, DISDICEVOLE. SPALLETTI SI AGGIORNA, I SUOI SONO "STUDI PAZZI E DISPERATISSIMI", COME DICEVA LEOPARDI. IL CALCIO GLI PROCURA DUBBI E INTERROGATIVI CHE NE CONDIZIONANO LA VITA. HO IN MENTE LUI CHE MI GUARDA CON GLI OCCHI SBARRATI E DICE. CHE STO FACENDO? PER CHI LO FA IL CALCIO NON È ALLEGRIA: È TORMENTO” – E POI GROSSO, DE ROSSI E IL RIMPIANTO: “AMMETTO CHE HO SPERATO FORTEMENTE IN UNA CHIAMATA DELLA FIORENTINA”
Fabio Riva per “La Stampa” - Estratti
Accetta di buon grado, Walter Sabatini. Una chiacchierata sul campionato, sulla lotta scudetto, sull'amico Luciano Spalletti e su altri allenatori più che meritevoli la fa volentieri. E ben venga pure se, strada facendo tra De Rossi e Italiano si fanno largo Camus («Sto leggendo "Lo straniero", anch'io mi sento un estraneo rispetto al mondo») e Leopardi. Dal calcio, alla filosofia e l'esistenzialismo, insomma.
L'ex ds di Roma, Palermo, Inter, Lazio è persona profonda che vive per il calcio, ma non solo di calcio.
Sabatini, lei lo disse subito: "Spalletti è la persona giusta per la Juve". Aveva ragione.
«Diciamo che era un'esigenza bilaterale, una contingenza favorevole sia per la società sia per Luciano. A Spalletti serviva una grande piazza per "perdersi" nel lavoro dopo lo schianto con la Nazionale».
Schianto, addirittura?
«Sì. Gli ha procurato un fortissimo dolore e, onestamente, per induzione l'ha procurato anche a me: la vicenda è stata gestita in maniera goffa, disdicevole. Per Luciano ci voleva una piazza ambiziosa. Bene inteso: la Juventus del pronti via non era attrezzata per vincere il titolo, però lui ha riportato subito un livello di gioco, di possibilità e di intenti degni del club bianconero».
Perché è così bravo?
«Perché legge e vive il calcio con genialità. Ha intuizioni di campo, nella conduzione dell'allenamento, nel fissare gli obiettivi. Si aggiorna, studia: "studi pazzi e disperatissimi", come diceva Leopardi. Il calcio gli procura costantemente dubbi e interrogativi che ne condizionano la vita.
Io sono stato bene con lui: capivo perfettamente i suoi stati d'animo tendenti a una forma di malinconia costituzionale e sapevo che lo avrebbero portato lontano».
Quindi questo intendeva, Spalletti, quando ha detto di non aver mai provato il divertimento nel calcio?
«Certo. Intendeva anche questo concetto che io non solo capisco, ma condivido. Il calcio è dolore. Gli effetti della sconfitta non passano mai, perché ti metti sempre in dubbio per qualsiasi scelta tu faccia. Vuoi che si tratti di individuazione dei calciatori, vuoi che si tratti del modo di allenarli. Ho in mente Luciano che mi guarda con gli occhi sbarrati e dice. Che sto facendo? Domande retoriche, ovviamente. Ma il punto è che per chi lo fa il calcio non è allegria: è tormento. Per i tifosi, invece, deve essere una forma di gioia, di svago».
walter sabatini intervistato da simona rolandi foto di bacco
Approfondiamo il concetto?
«Intendo dire che per quelli come me e Spalletti il calcio implica il tomento di dover e voler fare in modo che siano felici gli altri. Per noi non c'è un giorno in cui ci si sente sollevati e in pace, pensiamo che tutto possa essere fatto meglio».
(...)
Quanta voglia ha di rientrare in pista?
«Ammetto senza nessun filtro che ho sperato fortemente in una chiamata della Fiorentina: è in una situazione abbastanza complicata, proprio lo scenario nel quale io rendo di più. La voglia della sfida è sempre presente in me, parlerei addirittura di senso di eroismo calcistico».
Le sta piacendo questo campionato?
«Mi esalta, perché è assolutamente competitivo. A un certo punto ho detto con piena convinzione, rispetto a quello che vedevo, che il Bologna avrebbe vinto il campionato.
walter sabatini con il figlio santiago foto di bacco
Adesso c'è una leggera flessione, però il Bologna è un meccanismo complessivo straordinario: ha equilibrio e armonia nel gioco.
Ha anche definito la Roma da scudetto.
«Sì, e ho subìto osservazioni neanche troppo eleganti (...)
Altre realtà che l'hanno colpita?
«Mi piace il lavoro che sta facendo Grosso al Sassuolo nell'ambito di un progetto che è davvero un progetto e non la classica parola abusata nel calcio. Nei prossimi anni Grosso sarà "l'allenatore", non "un allenatore". E sono convinto che Daniele De Rossi porterà avanti le sue idee: sono molto ambiziose, vero, ma senza ambizione è meglio non frequentarlo il calcio».
La Juventus può ambire allo Scudetto?
«Non c'è il minimo dubbio, perché hanno preso un allenatore da Scudetto».
walter sabatini foto di bacco (2)
IL MIO CALCIO FURIOSO E SOLITARIO DI WALTER SABATINI
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