caliandro contro arte fighetta

CONTRO L’ARTE FIGHETTA - IN UN LIBRO VIENE FATTA A PEZZI LA "STRATEGIA FATALE" DI PITTORI E SCULTORI DI PROMUOVERE I VALORI DELLE ÉLITE E DELLE CLASSI PRIVILEGIATE - PRODUCONO SOLO OPERE CHE SI ADEGUANO ALLA COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA (COME FANNO KOONS, HIRST, CATTELAN)" - "TUTTO IL MONDO DEL CONTEMPORANEO ADORA IL PALLIDO GRUGNITO DI ANDY WARHOL: “THE GOOD BUSINESS IS THE BEST ART” – LA RECENSIONE DI UGO NESPOLO

Ugo Nespolo per “Tuttolibri - la Stampa”

 

christian caliandro cover

Con Marco Vallora conviene subito dire che «quando uno riceve un libro, per leggerlo o recensirlo, talvolta si coagula, nel sottofondo, come un'immagine acustica, percussiva che non ci abbandona». Succede un po' anche ora con questo libro di Christian Caliandro Contro l'arte fighetta, turbolento nucleo di testi, già apparsi in forma e ordine differente su Artribune, Che fare e minimaetmoralia.

 

Lavoro come tappa acuminata della collana Fuoriuscita di Castelvecchi diretta da Caliandro medesimo il quale in proprio è storico e critico d'arte, prolifico autore di saggi come L'arte rotta, promotore di fatti e eventi culturali nutriti di mostre e di variegati progetti d'arte e cultura espansa.

 

La tesi del libro è dettata in fondo da quello che l'autore sostiene essere l'abbandono negli ultimi trenta - quarant'anni della working class a favore della borghesia e delle classi privilegiate, non solo in campo economico e politico ma soprattutto in quello culturale, per far sì che l'intero immaginario sia interessatamente proiettato verso valori da definire come appartenenti al mondo agiato o meglio ancora fighetto.

JEFF KOONS

 

L'idea (tutta da verificare) è che principalmente l'universo delle arti figurative - più della letteratura e della musica - abbia aderito, anticipato e promosso l'adesione ai valori delle élite e delle classi privilegiate. Si dice delle presunte grandi rivoluzioni linguistiche degli anni Sessanta e Settanta fino ad abbracciare l'acida fase regressiva degli anni Ottanta. Anni perfidi, patrimonio della globalizzazione capace persino di far precedere il valore economico a scapito di quello culturale.

 

Artisti-imprenditori e artistar producono solo arte che si adegua alla comunicazione pubblicitaria proprio come fanno i vari Koons, Hirst, Cattelan e tutti gli altri con opere che si vogliono da subito accessibili e sensazionali, sature di opache transazioni finanziarie.

Caliandro sa bene che in arte siamo al tempo del ciò che costa vale, arte che adora e vuole gatekeepers e market makers, paga opere in forma di asset d'investimento alternativo a quello borsistico e immobiliare o delle commodity roba come maiali, gas naturale, zucchero, piombo, bulk chemical.

balloon dog jeff koons

 

Fosse così semplice pensare che a partire dai primi anni Novanta ci si accontenti di riproporre patetici revival degli stilemi dell'arte concettuale, povera e postminimalista mettendo in mostra (e sul mercato) solo i gusci artaudiani depurati degli afflati utopici e di qualsiasi complessità esterna, non saremmo per niente sorpresi. Saremo pronti a salvare simili operazioni col gioco furbo del «lecito» citazionismo ereditato dal sepolto postmoderno.

 

(…)

 

Sa bene Caliandro che la presunta rivoluzione dell'Arte Povera e le velleitarie dichiarazioni teoriche iniziali di Celant (guerriglia!) erano ab origine confezionate per il mercato internazionale dominio di istanze d'oltreoceano e della tacita e servile osservanza europea, la stessa che ancora perdura e prospera.

 

(...)

L'artista fighetto che sa di essere inutile, incapace di incidere sulla realtà è travolto dalla disperazione. La sua opera è depotenziata in partenza e appare vuoto anche l'atteggiamento impotente e ironico che la informa. Per Caliandro l'artista fighetto non può che essere conservatore sia in campo politico e sociale come in quello formale, lontano dall'inafferrabile fantasma vaporoso che l'autore chiama ancora il nuovo, mitica scheggia del moderno dissolta da tanto nel brodo opaco dell'anything goes dei meandri postistorici. Per essere onesti si deve dire che tutto il mondo del contemporaneo adora il pallido grugnito di Andy: «The good business is the best art».

DAMIEN HIRST

 

 (...)

Una corposa parte centrale del saggio è dedicata, con ammirevole competenza, alla Lunga digressione sul pop sotterraneo per verificare con molta sensibilità il lungo viaggio, trionfo e declino del pop, svanita l'esplosione creativa degli anni Settanta e Ottanta quando s'arena in una sorta di riflusso collettivo, in ripetizioni prelevate dall'archivio del passato recente. Anche la musica pare aver perso il suo potenziale di esplorazione dell'ignoto per votarsi alla prevedibilità e agli algoritmi. Lontani Depeche Mode, Nine Inch Nails, Nirvana, U2, Talk Talk, The Cure, Smashing Pumpkins, resta ora solo un guscio vuoto, un gioco esornativo e prevedibile.

 

damien hirst

Caliandro è drastico nell'indicare la sua personale via d'uscita e adotta il tono da predicatore alla Jesse Duplantis quando invoca per noi il «rifiuto di partecipare personalmente alla menzogna» e di ostacolarne la diffusione. Prende forma la nozione di arte sfrangiata, un'arte «fatta di niente come l'esistenza che cambia in continuazione e diventa…» una zona di disagio, un'arte non positiva, non costruttiva, non ottimista «nel senso piuttosto disgustoso e deprimente che questi aggettivi hanno assunto negli anni».

 

Quest'arte è anche antinostalgica e, dopo aver perso i suoi margini si vuol fondere con terreni scomodi, tristi e problematici e - si sa - non deve essere consolatoria. Sarà per Christian Caliandro un'arte fatta tra amici e per gioco, intima come le cose comuni, come una bella chiacchierata e poi dovrà «allungare le ciglia verso le estremità del mondo». Lontani echi di Fluxus, piccoli gesti di sovversione individuale come il sorriso di Henry Flynt verso un'arte dell'insignificanza fatta di scarti buoni come per banalizzare la cultura in uno sberleffo senza fine. Vicina anche la visione della verde giduglia, Patafisica come la più alta tentazione dello spirito, l'orrore del ridicolo.

 

damien hirst

Solo Guy Debord con l'Internationale Situationniste ha saputo dar vita all'abbraccio col reale sfoderando utopie eliminando il coté artistico, sempre corrotto, per una direzione integralmente politica e radicale. Se siamo davvero - secondo Perniola - al grado zero dell'arte, per Jean Baudrillard l'arte stessa è giunta a un punto morto. Diventa un processo catastrofico. Una strategia fatale.

CATTELAN

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)