cortina mondiali delrio tomba zaia malago' montezemolo

CORTINA DI SILENZIO SUI MONDIALI DI SCI - "SE VINCE CORTINA VINCE IL VENETO", DICEVA IL GOVERNATORE ZAIA MA DOPO TUTTO IL MARCIO EMERSO CON LE INCHIESTE EXPO E MOSE, I MONDIALI DI SCI 2019 HANNO PREFERITO DARLI AD ARE, UN VILLAGGIO SVEDESE ABITATO DA 1.400 ANIME

Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”

«Se vince Cortina vince il Veneto», diceva alla vigilia Luca Zaia, che se la sentiva in tasca. Il governatore leghista non la nominava, ma ovviamente avrebbe vinto anche l’Italia. Il comitato organizzatore aveva calcolato centocinquantamila visitatori per la regina delle Dolomiti e un altro mezzo miliardo in collegamento televisivo: un megaspot planetario per il turismo italiano di alto livello (quello che porta da noi i soldi dei ricchi stranieri, per capirsi).

cortina candidata per i mondiali di sci cortina candidata per i mondiali di sci

«Un’occasione irripetibile per il nostro territorio», sognava ad occhi aperti il presidente degli industriali bellunesi. Un sogno, appunto. È andata a finire che ha perso Cortina d’Ampezzo, ha perso il Veneto e ha perso l’Italia.

I mondiali di sci alpino del 2019 si terranno ad Are, che sarà pure una località emergente del turismo svedese, ma resta sempre un villaggio abitato da 1.400 anime, lontano dal cuore dell’Europa: un avversario non proprio imbattibile, che per di più era già stato sede dei mondiali di sci alpino nel 2007,mentre un’altra cittadina svedese ospiterà quelli di sci nordico il prossimo anno.

cortina candidata per i mondiali di sci  3cortina candidata per i mondiali di sci 3

Agli svedesi tutti i soldi, tutti i turisti e tutta la pubblicità; a noi la convinzione che anche stavolta siamo stati bravissimi a farci del male da soli. Il testimonial ufficiale della candidatura italiana era Alberto Tomba, ma quello vero era il solito Tafazzi: difficile andare in giro per il mondo a sfidare il prossimo quando giornali e siti stranieri ieri si occupavano dell’Italia solo per enfatizzare lo scandalo del Mose di Venezia, dopo essersi dilungati per settimane sulle tangenti dell’Expo di Milano.

Il risultato conferma che la vittoria era a portata di mano: l’avamposto vichingo ha avuto nove voti,contro gli otto ricevuti da Cortina. Impossibile credere che gli scandali non abbiano spostato nemmeno il parere di un delegato,quello decisivo. È in casi come questo che si capisce cosa significhi l’espressione «sistema-Paese», quasi sempre usata a vanvera.

cortina candidata per i mondiali di sci  cortina candidata per i mondiali di sci

Alla Federazione internazionale sci dovevamo vendere non solo Cortina, ma tutto il resto dello Stivale: un modello, un sistema dove più che il valore degli sportivi e la qualità degli alberghi contano l’idea che il mondo ha di noi in questo momento e la convenienza degli organizzatori internazionali a mettere le loro sorti nelle nostre mani.

A Barcellona, dove la Fis si è riunita per decidere, accanto a Tomba abbiamo presentato il meglio che si poteva, e cioè «mister Ferrari» Luca Cordero di Montezemolo, ingaggiato come presidente onorario di Cortina 2019, il presidente del Coni Giovanni Malagò e un tandem politico bipartisan di tutto rispetto, composto da Zaia e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. «Nella delegazione italiana c’è ottimismo», scriveva alla vigilia il Corriere del Veneto. La notizia dello scandalo del Mose doveva ancora fare irruzione sugli schermi dei tablet.

cortina candidata per i mondiali di sci  4cortina candidata per i mondiali di sci 4

«L’ondata di azioni giudiziarie ci ha dipinto agli occhi dei delegati come un Paese inaffidabile, nel quale non è possibile organizzare grandi eventi», hanno commentato nel comitato appena incassata la sconfitta. Più che Tomba e la Ferrari hanno potuto Orsoni e Galan. La cui innocenza o colpevolezza, almeno in questo caso, è davvero

8t43 alberto tomba8t43 alberto tombatomba alberto1tomba alberto1giovanni malago premiatogiovanni malago premiato

 

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - DIMENTICATE SCAZZI E VAFFA, DOMANI A ROMA TRA MACRON E MELONI SOLO BACI E ABBRACCI – SE L’EUROPA A TRAZIONE “VOLENTEROSI” HA BISOGNO DELL’ITALIA, DALL’ALTRA LA DUCETTA HA CAPITO DI ESSERE FINITA NEL VICOLO DELL’IRRILEVANZA - ACCANTONATI I SOGNI DI DIVENTARE LA REGINA DELLA DESTRA EUROPEA, MERZ E MATTARELLA LA SPINGONO VERSO IL PPE, USCENDO DAL GRUPPO DESTRORSO DI ECR - MACRON E MELONI SONO AMBEDUE ALLE PRESE CON L’ULTRA DESTRA DI MARINE LE PEN E DI MATTEO SALVINI (MA IL SECONDO SIEDE A PALAZZO CHIGI) - IL RENDEZ-VOUS DI DOMANI DOVRÀ RASSICURARE LA SORA GIORGIA CHE NON SARÀ PIÙ ESCLUSA DAI TAVOLI DEI NEGOZIATI SULL’UCRAINA, COME È SUCCESSO A TIRANA - SECONDO: ASSICURARSI L’INSOSTITUIBILE PRESENZA DELL’UNICO ALLEATO EUROPEO DOTATO DI POTENZA NUCLEARE ALLA CONFERENZA DEL 7 LUGLIO A ROMA SULLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA. SENZA MACRON, SAREBBE NON SOLO UN FALLIMENTO TOTALE, MA INUTILE - IL PRAGMATICO MERZ SI STAGLIA SEMPRE PIÙ COME IL LEADER PER ECCELLENZA DELL’UNIONE EUROPEA: MERCOLEDÌ È ATTESO A WASHINGTON. DI SICURO NON SI RIPETERÀ IL PESTAGGIO SUBITO DA ZELENSKY: A FAR COMPAGNIA A MUSK CON UN OCCHIO NERO QUESTA VOLTA SAREBBE IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO - VIDEO

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...