IL MILAN AVEVA BISOGNO DI KAKÀ? ETÀ E CONDIZIONE ATLETICA NON SONO PIÙ QUELLE DI UN TEMPO MA RICCARDINO SERVE COME PLACEBO PER I TIFOSI – I RITORNI SONO SEMPRE (O QUASI) DEI FLOP

Laura Bandinelli per "La Stampa"

Operazione nostalgia o per meglio dire Kakà atto secondo: dalle lacrime di un sofferto addio a quelle di un ritorno. Gli orfanelli di Riccardo Kakà da ieri si sono riappropriati di un sogno e poco importa se sia tornato quando la parabola della sua carriera ormai non va più nella direzione del trionfo. Sembra passato un secolo dal suo addio, forse perché il Milan ha cambiato volto e prospettive, però ha riportato entusiasmo e questo è già un successo.

Ecco perché è stato facile scordarsi in fretta quanto sia stata concitata l'ultima sua nottata da giocatore madridista. La stanchezza e l'ostinazione di Bosco Leite, il padre agente del brasiliano, hanno infatti rischiato di rendere vano il quarto tentativo del Milan di riportarlo a Milanello. Dalle 21,30 di domenica sera alle 2,30 di notte è andata in scena una guerra all'ultimo rilancio, fin quando Kakà ha provato ad alzare ulteriormente l'asticella e Galliani ha perso la pazienza. La richiesta era diventata quattro milioni e 400 mila euro, si è chiuso per un biennale a 4 più bonus.

La zona Balotelli (intesa come ingaggio) non è stata superata e quindi si è scongiurato il pericolo di rompere gli equilibri all'interno dello spogliatoio. Kakà, quindi, è stato imbarcato alle 10 di ieri mattina su un volo privato e ha cominciato la sua seconda vita da milanista alle 12,44 incrociando facce conosciute e rispolverando vecchie abitudini: prima l'intervista con Milan Channel, poi qualche parola per le altre tv, un bagnetto di folla (al massimo un centinaio di persone) qua e là e infine visite mediche, firma del contratto e cena nel ristorante più amato dai milanisti prima di tornare a Madrid. Ovviamente ha ripreso la maglia numero 22 esibendo un sorriso da spot per buoni sentimenti.

Faccia da bravo ragazzo, capigliatura ordinata e parole al miele, un tipo alternativo catapultato in uno spogliatoio dove fino a una settimana fa spadroneggiava la banda delle creste. È arrivato anche per questo: per ricordare ai «ragazzotti» di Massimiliano Allegri che cosa significhi essere un milanista. Un last minute a costo zero che riporta alla mente cose belle. Magari Allegri avrebbe preferito avere Honda per l'età e le prospettive, ma visti i tempi ristretti era l'unica strada percorribile. L'affare Kakà a dispetto di ciò che si dice ufficialmente è sempre rimasto in piedi perchè il legame dopo sei anni d'amore si era interrotto troppo brutalmente.

Galliani spera di recuperare quei diecimila abbonati che il giorno della sua cessione giurarono di non rifare l'abbonamento. A giudicare da come è stato accolto in via Turati, sede del Milan, quando si è affacciato alla finestra della sede (strada chiusa al traffico) e dalla Curva Sud all'ora di cena, non è una previsione sbagliata. Poi dopo la presentazione che avverrà giovedì a mezzogiorno, toccherà al campo dare il verdetto e allora si capiranno molte cose. Perché sono tante le riserve sulla sua condizione fisica.

La via di uscita però stavolta c'è e si chiama Los Angeles Galaxy, ma nessuno si augura che ciò accada, perché altrimenti sarebbe un fallimento.

Kakà come vuole Berlusconi si inserirà dietro le due punte e magari sarà utile anche per la crescita di El Shaarawy, che ha coronato il sogno di giocare con il suo idolo nel momento più sbagliato. Ci si chiede infatti, se riuscirà a fare il salto di qualità in un contesto che non esalta certo le sue caratteristiche. Con l'acquisto di Matri e il rilancio di Robinho infatti, il suo spazio si restringe ulteriormente come testimonia l'ultima panchina contro il Cagliari. Questo e molti altri pensieri hanno tolto il sonno a Galliani che a Madrid non è riuscito a chiudere occhio. Ieri sera, però, di fronte alla gioia dei tifosi che cantavano il coro su Riccardino la stanchezza è svanita e gli è sembrato di tornare indietro con il tempo. Quando i last minute erano usati per i dettagli e non per una necessità economica.

2. A VOLTE RITORNANO. MA SONO SEMPRE (O QUASI) DEI FLOP
Marco Ansaldo per "La Stampa"

Non conoscevamo le preferenze di Adriano Galliani riguardo ai Vangeli. Adesso ne sappiamo di più. All'uomo che fu delle paraboliche, nel senso delle antenne che commerciava e che gli fecero conoscere Berlusconi, piacciono molto le parabole e in particolare quella di Luca che racconta del figliol prodigo. In 19 anni il vicepresidente milanista ne ha riportati a casa cinque. Kakà è il sesto e gli auguriamo di finire meglio dei predecessori.

Cominciò Gullit nel ‘94, di rientro da un anno alla Sampdoria, dove peraltro tornò in fretta perché al Milan non combinava niente di buono. Seguirono i casi di Donadoni da New York, di Simone dalla Francia, di Leonardo dal Brasile e di Shevchenko, ripreso dal Chelsea dove si era trasferito perché pensava incomprensibilmente che a Londra i suoi figli potessero imparare l'inglese meglio che in Brianza. Il «Milan cunt' el coeur in man», come dicevano i Gufi, li ha riaccolti tutti, e peccato che la paterna generosità non sia stata ripagata dalle prestazioni dei beneficiati, con una parziale eccezione nel Dunadùn che, da riserva, giocò 24 partite in 2 anni. Leonardo già studiava da dirigente, Simone e Shevchenko segnarono col contagocce, dopo aver realizzato caterve di gol. Non c'è da stupirsi: quando se n'erano andati, avevano già offerto il meglio. Persino Kakà, nonostante i 16 gol nell'ultimo campionato in rossonero, era calato rispetto al 2007 quando vinse il Pallone d'Oro.

Cederlo al Real per 65 milioni fu un colpo da abilissimo venditore ed è stupefacente che a Madrid stendano ancora il tappeto rosso sotto i piedi di Galliani e ne assecondino trattative come questa, in cui ha tratto il massimo. Può darsi che Milanello rigeneri un fenomeno spento. Può darsi che Kakà fosse davvero l'unica soluzione per il Milan cui necessitava un trequartista, ma non aveva abbastanza denaro.

Non ci illudiamo di rivedere il giocatore irresistibile delle migliori stagioni, comunque Galliani incassa l'entusiasmo dei tifosi che si aggrappano ai nomi (come con Ronaldo, Ronaldinho e Beckham arrivati quasi alla frutta) e agli affetti: ce n'era bisogno perché quei 22 mila abbonati e San Siro vuoto per i due terzi domenica sera indicano un disamore. Ci chiediamo tuttavia come al Milan spiegheranno che comprare un cavallo di ritorno di 31 anni e tenere sempre più ai margini un talento di 20 anni come El Shaarawy non contraddice la politica dei giovani enunciata da Galliani poco tempo fa. Vedrete che ci siamo inventati tutto noi.

 

Roberto Donadonishevchenko01EMIRO TAMIM AL THANI CON LEONARDO Kaka Da lEspresso

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