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“CRUYFF? L’UNICO ’68 CHE PIACQUE DAVVERO A TUTTI” - FACCI IN GLORIA DEL “PELE’ BIANCO”: “LA SUA OLANDA PIACEVA ANCHE ALLE DONNE. CALCIO TOTALE E GIOIA DI GIOCARE, NON È UN CASO CHE CRUYFF ABBIA SEMPRE ODIATO IL CATENACCIO ALL’ITALIANA” - LE SUE FRASI CULT

1. JOHAN CRUIJFF, IL SESSANTOTTO CHE CI PIACEVA

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Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

 

E ora, magari, bisognerebbe raccontare chi era Johan Cruijff a tutti quelli che erano troppo giovani per capirlo, spiegarlo a chi non era nato, chiarirlo a chi compulsa filmati su youtube e azzarda paragoni coi vari Cristiano Ronaldo. Diosanto.

 

Bisognerebbe spiegare perché la Federazione internazionale di storia del calcio l' ha messo al secondo posto nella classifica degli migliori calciatori, dietro a Pelè, e bisognerebbe spiegare che non era veloce e però era velocissimo, non era bello e però era bellissimo, non era simpatico e però era simpaticissimo, non aveva un ruolo e però li aveva tutti, era un goleador e però passava la palla da dio, a ben guardare non era neanche un vero dribblatore, e però con una finta e un cambio di passo ti infilava chiunque.

 

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Johan Cruijff non ha mai vinto una Coppa del mondo, ma lo sapevamo tutti che lui e l' Olanda erano i più forti, e che l' Olanda era lui.

 

Lo sapevamo tutti, noi cariatidi, che l' Olanda perse due finali contro le nazionali del paese ospitante. Sappiamo questo e altro: il problema è che se dici a un ragazzino che Gianni Brera definiva Cruijff «Pelè bianco», quello, magari, non sa chi era Gianni Brera; se spieghi che gli dedicarono un film al cinema e che Sandro Ciotti lo definì «Profeta del gol», quello, magari, non sa chi era Sandro Ciotti. E allora che fai, da dove ricominci?

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L' ORFANO

A un ragazzetto non gliene frega niente del romanzetto di Johan che era orfano di padre con la madre fruttivendola, scartato alla leva perché aveva i piedi piatti: quindi devi portare pazienza e tentare di spiegargli che Cruijff fu il primo interprete del calcio moderno, anche se, nel calcio moderno, non c' è più niente del genere; devi spiegargli che il Cruijff dell' Ajax e dell' Olanda è stato il massimo interprete del «calcio totale» e però, quindi, devi spiegargli che cos' era il calcio totale.

 

E allora ci provi: il calcio totale - dici - era uno stile di gioco per cui ogni calciatore che si spostava da una posizione veniva subito sostituito da un compagno, permettendo così che la squadra rimanesse tatticamente schierata e lasciando che nessuno fosse impiccato al proprio ruolo: poteva essere difensore o centrocampista o attaccante.

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Poteva soprattutto lui, Cruijff, che in ogni partita si muoveva a tutto campo e cercava sempre la posizione più pericolosa per gli avversari: in pratica era ovunque, anche se negava di essere poi questo fulmine. «Sembro veloce», diceva, «perché inizio a correre prima che gli altri se ne accorgano». Sta di fatto che poi se ne accorgevano tutti, anche i suoi compagni che si adattavano ai suoi movimenti.

 

Ma, detto anche questo, che cosa abbiamo spiegato? In realtà basterebbe guardarsi dieci minuti dell' Olanda di allora e le parole starebbero a zero: guardare e rimirare la grazia, la naturalezza, la potenza, l' atletismo, la leggerezza, una gioia per chi capiva di calcio e per chi non ne capiva un accidente.

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L' Olanda piaceva persino alle donne, fate vobis: ma piaceva, forse, perché gli olandesi erano pure quelli fighi, coi capelli lunghi e i basettoni e la maglietta fuori dai pantaloncini, quelli allegri che fumavano e che se ne fottevano, soprattutto che avevano aperto il ritiro a mogli e fidanzate e squinzie varie: tutte strafighe, ovvio.

 

Oggi un bambino che voglia diventare calciatore bisognerebbe internarlo, ma un bambino che nel 1974 volesse diventare calciatore dell' Olanda era da perdonare.

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Oggi no, nel giorno della morte di Johan Cruijff non c' è da perdonare nessuno, non c' è neppure da umiliarsi a spiegare; fateli inginocchiare, i bambini, e fategli scandire e imparare questi nomi: Cruijff, Neeskens, Krol, Rep, Haan, Rensembrink, Willy e René Van de Kerkhof. Alias: calcio totale e gioia di giocare, mica miliardi e quel tiki taka che qualcuno osa accostare al calcio totale.

 

SOGNO IRRIPETIBILE

Fu un sogno calcistico breve e irripetibile, l' unico Sessantotto che piacque davvero a tutti, prima che l' Olanda perdesse due finali e prima che il calcio difensivista all' italiana - giocato però dalla Germania, come ammise Franz Beckenbauer - riavesse la meglio con la sua pratica modestia.

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Non è un caso che Cruijff abbia sempre odiato il calcio catenacciaro all' italiana, e non è un caso che, tutto sommato, avesse ragione anche su questo: dopodiché ci resterebbe solo da parlar male di Garibaldi. Ma non ci interessa, ora. Ieri è morto Johan Cruijff, il Pelè bianco, il più forte di tutti assieme a quell' altro, Pelè, il Cruijff nero.

 

2. QUANDO IL PROFETA DISSE: FORSE SONO IMMORTALE

Da “il Giornale”

 

Un compendio del suo calcio, ironico, spavaldo, unico, fuori da ogni regola: «In un certo senso, forse sono immortale», disse il giorno che capì di esserlo.
 

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Il calcio «Il calcio consiste in due cose. Quando hai la palla devi essere capace di passarla correttamente. E quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la sai controllare, difficilmente la saprai passare»

 

La semplicità «Giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che ci sia».
 

I paperoni «Perché non avresti potuto battere un club più ricco? Io non ho mai visto un mucchio di soldi segnare un gol».
 

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Nè prima nè dopo «Tutti gli allenatori parlano di movimento, di correre. Io dico che non è necessario correre tanto. Si gioca col cervello. Devi essere al posto giusto al momento giusto, né troppo presto né troppo tardi».
 

Il regno «Nel regno dei ciechi lo strabico è il re, ma resta strabico».
 

Sull' Italia «A me del calcio italiano colpiscono i vuoti negli stadi italiani. La gente non si diverte più col vostro calcio».

 

Pibe&Leo «È nauseante paragonare Maradona a Messi. Chi ha visto giocare Maradona se l' è goduto e tutti quelli che oggi guardano Messi dovrebbero restare incantati da Leo».
 

La vita «Io ho fortuna, ma Dio sta con me».
 

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La religione «Non sono credente. In Spagna tutti i 22 giocatori si fanno il segno della croce prima di andare in campo. Se avesse effetto, finirebbe sempre con un pareggio».
 

Predestinato «Durante ogni allenamento ti senti distrutto. Quando l' allenatore dà lo stop senti il cuore che batte vertiginosamente e allora devi riuscire a ricondurlo al suo ritmo normale in meno di due minuti. Se non ci riesci è meglio che apri una tabaccheria».

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