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SIAMO UOMINI O KAPOORALI? - FRANCESCO BONAMI: ‘’AL MACRO DI ROMA C’È UN MICRO KAPOOR, MOLTO IN SINTONIA CON LA CATASTROFE DELLA CITTÀ – STORIA DI UN ARTISTA ‘’EMPATICO’’, OVVERO CAPACE DI SCIMMIOTTARE TUTTO E TUTTI: DA RICHARD SERRA A JEFF KOONS, DA NITSCH A CAROL RAMA, DA GAETANO PESCE A UN KIEFER IMPROVVISAMENTE CONVERTITOSI AL FEMMINISMO DEGLI ANNI 70'’

Francesco Bonami per Dagospia

 

anish kapoor  macro anish kapoor macro

Nella mia personallissima olimpiade dove partecipano gli artisti che hanno mandato in vacca la loro carriera il podio se lo giocano un terzetto multietnico che sta diventando una mia ossessione senile. Avrete già capito chi sono i tre contendenti, Ai WeiWei, Michelangelo Pistoletto e Anish Kapoor.

 

francesco bonamifrancesco bonami

La mostra al Macro di Kapoor lo mette però in ottima posizione con i bookmakers per aggiudicarsi la medaglia d'oro. Se uno non lo sapesse penserebbe di essere dentro la mostra di un Gaetano Pesce DOC o di una rediviva Carol Rama e perche' no di un Kiefer improvvisamente convertitosi al femminismo degli anni 70'.

 

Ma vengono anche in mente le orge pittoriche dell'azionista austriaco Hermann Nitsch. Oppure la poltrona fatta con le bistecche dalla canadese Jana Sterbak nel lontano 1987 quando Kapoor, senza ironia, era un gigante.

anish kapoor anish kapoor

 

Un anno prima aveva vinto meritandoselo il Leone D'oro alla Biennale di Venezia come miglior giovane artista. Nel 1992 parteciperà a Documenta 9 con lo spettacolare buco nero Discesa nel Limbo. Poi la discesa è iniziata per lui nel girone infernale degli sbracati. Quali siano state le cause e' difficile dirlo. Quali siano stati i risultati di questo volo nell'abisso sono davanti ai nostri occhi al Macro.

 

Se io sono padrone delle mie opinioni non sono però padrone dei fatti e il Kapoor che vediamo a Roma è un fatto non un’opinione anche se molto in sintonia con la catastrofe della città.

 

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Se l'intento dell'artista era quello di commentare un situazione politica senza capo ne coda in stato di decomposizione allora tanto di cappello anche se a farne le spese è la retina dello spettatore pagante. Tuttavia questo non spiegherebbe la confusione mentale e formale di un artista un tempo sull'orlo, mai dentro del tutto, del sublime.

 

Certo che Kapoor sia sempre stato un artista empatico, ovvero capace di comprendere gli stati d'animo di un'altra persona, lo si era capito attraverso molte sue opere ed atteggiamenti. Empatico verso l'arte dell'americano Richard Serra con il cannone che sparava colore sul muro memore di un video dove Serra, trent'anni prima, tirava con la mano del piombo su una parete.

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Empatico verso il coniglio di acciaio specchiato di Koons tradotto ed ingigantito nel famoso e splendido fagiolone di Chicago. Empatico verso le varie archistar con la mostruosa torre scultura di Londra alla quale hanno dovuto attaccare uno scivolo del collega Carsten Holler per renderla più attraente vista la mancanza di visitatori.

 

Infine molto empatico verso il dissenziente AiWeiWei con il quale sfilò per Londra con una coperta di feltro alla Beuys sulle spalle per sostegno ai profughi del mondo. Al Macro l'empatia s'ingarbuglia su se stessa. Che Anish Kapoor sia diventato cinico ed egoista?  

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Parafrasando  il famoso slogan dell'autogestione femminile sembra sentirlo urlare  "il brutto è mio! e lo gestico io! Il brutto è mio! e lo gestico io!" Oppure "Dien Bien Phu Anish Kapuh!". Citando la famosa battaglia  in Vietnam iniziata il 13 Marzo del 1954, il giorno dopo la nascita dell'artista. Fu una catastrofe per i francesi. Ma almeno quella volta, a differenza del Macro, non per colpa sua .

 

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