domenico gnoli fondazione prada

GNOLI ME TANGERE – VITTORIO SGARBI: “LE GRANDI TELE DI DOMENICO GNOLI SONO COME OGGETTI MISTERIOSI, IMMAGINI ASTRATTE PER TROPPA FEDELTÀ. E VOGLIONO SOLITUDINE. AVVICINANDOSI CI SI AVVICINA AL SEGRETO DELLE COSE, ALLA LORO ESSENZA” – “I VOLTI DEGLI ALTRI SEMBRANO NON INTERESSARLO. DIPINGERE UNA FACCIA È DESCRIVERE, DETTAGLIARE, CERCARE IL PARTICOLARE; DIPINGERE UN OGGETTO È INDIVIDUARNE L'ARCHÈ” – LA MOSTRA ALLA FONDAZIONE PRADA DI MILANO

 

1 - IN MOSTRA A MILANO

Da “il Giornale”

 

domenico gnoli alla fondazione prada2

Si è aperta tre giorni fa (e proseguirà fino al 27 febbraio 2022) alla Fondazione Prada di Largo Isarco 2, a Milano, la mostra dedicata a «Domenico Gnoli». La retrospettiva riunisce oltre cento opere realizzate da Gnoli dal 1949 al 1969 e altrettanti disegni.

 

Una sezione cronologica e documentaria con materiali storici, fotografie e altre testimonianze contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Gnoli. La ricerca alla base del progetto concepito da Germano Celant è stata sviluppata in collaborazione con gli archivi dell'artista a Roma e Maiorca, custodi della storia personale e professionale di Gnoli.

domenico gnoli

 

 

2 - GNOLI E IL PARTICOLARE CHE DIVENTA UNIVERSALE

Vittorio Sgarbi per “il Giornale”

 

Mi iscrissi all'università nel 1970, l'anno in cui morì Domenico Gnoli. Non potevo avere miglior fortuna. A Bologna insegnava Francesco Arcangeli, il primo allievo di Roberto Longhi. Avrei imparato tutto da lui. E intanto, anche se nessuno ne parlava, ci aiutava ad avere gli strumenti per capire un grande pittore come Gnoli, di cui nessuno parlava in quegli anni, perché il collegamento e la continuità tra arte antica e moderna erano i formidabili accostamenti che Arcangeli ci proponeva, primo fra tutti quelli fra Piero della Francesca e Mondrian.

franco maria ricci

 

Se l'avesse conosciuto, sarebbe stato altrettanto efficace e pertinente il collegamento Piero della Francesca/Domenico Gnoli. Ma il contemporaneo era altro, allora: Bonito Oliva non era ancora all'orizzonte; Barilli si baloccava con artisti nuovi-nuovi, confondendo l'arte con la moda; Calvesi era occupato con la seconda scuola romana; e, a Bologna, arrivava come un guru, coni capelli lunghi raccolti in una coda e tutto vestito di nero, Germano Celant, inventore dell'Arte povera, di gran successo, ma mortifera e imbarazzante per Arcangeli, che si era immerso, via Pollock, tra gli ultimi naturalisti, da Morlotti a Mandelli.

 

domenico gnoli 2

Nessun critico di quegli anni si era accorto di Domenico Gnoli se non l'originale, e tenuto a distanza, Luigi Carluccio. Ricordo che quando spopolava a Bologna, tra 1973 e 1974, alla Galleria d'arte moderna, Marina Abramovich, nuda, con il suo compagno Ulay, vidi per la prima volta Carluccio che era venuto per la prima edizione di Arte Fiera.

 

Luigi Carluccio

Renato Barilli, teorico e critico delle avanguardie, con un tono moralistico e preoccupato, in quegli annidi velleitaria contestazione del capitalismo, metteva sull'avviso noi che lo seguivamo: «state lontani: quello è un critico di arte commerciale». Un marchio d'infamia, nell'illusione di stare dalla parte di un'arte pura, incontaminata e intimamente sovversiva. L'avviso poteva apparire ingenuo, ma indicava una frontiera, e uno scontro critico che si faceva ideologico. D'altra parte i tempi erano quelli. L'arte era politica. Troppo lontano, e aristocratico, Domenico Gnoli.

 

In un repertorio di vent' anni di mostre in Italia, pubblicato nel 1970, non c'era traccia di Gnoli, morto proprio quell'anno. Rimozione? Intolleranza? Pregiudizio. Avremmo dovuto aspettare fino al 1982 l'originale e libera proposta di Franco Maria Ricci, con l'avventura di una rivista d'arte senza precedenti, FMR, che avrebbe consolidato una nuova sofisticata visione dell'arte, anche contemporanea, attraverso la rivalutazione di episodi marginali ed eccentrici. Ma fondamentali.

domenico gnoli left side partition

 

Fu proprio in quella sede che trovarono spazio un artista nuovissimo, da me subito proposto a Palazzo Grassi a Venezia, Luigi Serafini, con la invenzione del monumentale Codex Seraphinianus, i cui effetti continuano ancora oggi a diffondersi, e un grande maestro della generazione precedente, coetaneo degli esponenti celebrati delle avanguardie, lo sconosciuto (in Italia) Domenico Gnoli.

 

renato barilli

Ricci chiese a Italo Calvino e a me di scriverne, prima sulla rivista, poi per una grande monografia, sontuosamente illustrata, come per una doverosa riparazione. Pubblicazioni recenti, di gusto provinciale, con grafica e impaginazioni improbabili, cercano oggi di mortificarlo. Quasi per vendetta contro la sua magnificenza, con opere che chiedono silenzio e isolamento e non di essere accatastate come in un magazzino. Fatto sta che la miopia e la disattenzione della critica hanno a lungo colpito, e ancora oggi sembrano non comprendere, un artista originalissimo, che si era mosso fuori dei canoni precostituiti e che oggi è, dopo il Giorgio de Chirico metafisico, l'artista italiano con le quotazioni più alte sul mercato internazionale, tra i quindici e i venti milioni di dollari.

domenico gnoli alla fondazione prada

 

Il riconoscimento del mercato affianca Gnoli agli artisti italiani di maggior successo, e senza oscillazione di fortuna, in quegli stessi anni: Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni, Enrico Castellani. Leggendo questi nomi, a fianco di quelli degli esponenti dell'Arte povera, è evidente che Gnoli, protagonista riconosciuto in Germania e in America, appartiene a un'altra storia, ed esprime una diversa concezione dell'arte, favolosa e mitologica: «Voglio dipingere enormi chiome notturne, immensi letti su cui potrebbe sdraiarsi un gigante.

 

domenico gnoli alla fondazione prada 4

Ricordate Gulliver a Brobdingnag, quando incontra un contadino più alto di un campanile? Swift constata: "I filosofi hanno ragione di affermare che ogni cosa è grande o piccola solo in rapporto a qualcos' altro"».

 

Siamo nel 1964, quando Gnoli pronuncia queste parole. Il processo di isolamento e di amplificazione determina negli oggetti uno straniamento che li rende quasi irriconoscibili, soprattutto se riportati in un contesto reale. Ecco allora che le grandi tele di Gnoli sono come oggetti misteriosi, immagini astratte per troppa fedeltà. E vogliono solitudine.

 

domenico gnoli alla fondazione prada

Avvicinandosi ci si avvicina al segreto delle cose, alla loro essenza. Per Gnoli «le cose ordinarie in se stesse, ingrandite per l'attenzione che si dedica loro, sono più importanti, più belle e più terribili di quanto avrebbero potuto renderle qualsiasi invenzione e fantasia». L'universo si può chiudere in una stanza: armadio, letto, pettine, tavolo, camicia, scarpa, abito... È un «voyage autour de sa chambre» che riduce il mondo e lo amplifica. Lo riduce per la quantità delle cose e lo amplifica per la dimensione di quelle superstiti.

 

domenico gnoli

Le rivelazioni degli oggetti non possono avvenire, rigorosamente, che al chiuso, meglio con luce artificiale; e nei leggeri margini concessi allo spazio non si insinua mai l'apertura di una porta o di una finestra. Questa è la risposta di Gnoli alla Pop Art.

 

Il suo intervento può essere esteso a qualunque oggetto: fissa alcuni generi su cui elabora delle serie: inizia con i capelli, le pettinature, il corpo; e dal 1964 al 1969, Coupe au rasoir n. 1 (1964), Hair Partition no. 1 (1968), Left Side Partition (1969), Center Partition (1969), si fissa sulla riga che spartisice i capelli e su una breve porzione di fronte, scendendo fino alle sopracciglia in Capigliature maschile (1966), o al limite degli occhi in Portrait de Louis T. (1967). Contemporaneamente, Gnoli osserva le acconciature di spalle: Indefrisable (1964), La toison 1965), Busto femminile di dorso (1965) Curly Red Hair (1969), Braid (1969), Red Hair on Blue Dress (1969), Curl (1969), Come in Mise en plis (1964), è il mondo visto dall'altra parte.

domenico gnoli alla fondazione prada 5

 

La capigliatura invade lo spazio come un cespuglio, una siepe, una pianta: non ha più alcun rapporto con il corpo che la porta. Vedere le cose di spalle, e in particolar modo i capelli, è uno dei punti di osservazione prediletti da Gnoli. I volti degli altri sembrano non interessarlo. Dipingere una faccia è descrivere, dettagliare, cercare il particolare, il distintivo; dipingere un oggetto è individuarne l'archè, il nascosto principio costitutivo che, come una idea platonica, presiede a ogni singolo oggetto.

domenico gnoli alla fondazione prada 3

 

È Gnoli stesso che afferma: «in un momento come questo di iconoclastica antipittura che vorrebbe rompere tutti i ponti con il passato, io vengo a collocare il mio lavoro in quella tradizione "non eloquente" nata in Italia nel Quattrocento e arrivata fino a noi passando da ultimo per la scuola metafisica». La Pop Art è un'occasione di recupero degli oggetti per ricostruire la forma, che per Gnoli è italiana e quattrocentesca: «l'oggetto quotidiano ingrandito mi dice di più su me stesso di qualsiasi altra cosa, mi riempie di paura, di nausea e di estasi». La ripetizione, l'ossessione dei motivi sono gli strumenti per l'indagine del cuore, accada quel che accada nel mondo.

DOMENICO GNOLi 19

 

Ma alla fine i più sensibili termometri dei tempi sono proprio queste anime appartate, apparentemente indifferenti ed estranee, lontane dagli eventi e dal corso della storia; in realtà infallibili testimoni e antenne sensibilissime a ogni mutamento.

 

DOMENICO GNOLi 19

Domenico Gnoli appartiene a un tal genere di artisti, e cerca infatti di eludere la storia nell'arco di sei anni, prevalentemente in America: i suoi ultimi anni di attività e di vita, con la creazione di immagini imperturbabili e omogenee, quotidiane per i contenuti, ma eterne per la forma, quasi sottraendosi a un'evoluzione stilistica e agli incidenti del tempo. I suoi oggetti sono tutto meno che oggetti di consumo, come appaiono nelle opere dei rappresentanti della Pop Art. Niente si consuma, in Gnoli, niente deperisce.

domenico gnoli 87Domenico Gnoli-Fondazione-Prada-MilanoDOMENICO GNOLi 19

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...