RUTTO LIBERO E PALLA AL CENTRO - DOMENICA DI SCHIAFFI. QUELLI DI DE LAURENTIIS CHE RIFILA A UN TIFOSO DELUSO. E QUELLI CHE LA ROMA ASSESTA AL CAGLIARI METTENDO SOTTO SCHIAFFO LA JUVE: - 5 PUNTI

DAGOREPORT

Domenica di schiaffi. Quelli di Aurelio De Laurentiis che provocato sull'incostanza della sua squadra da un tifoso a Parma: "Presidente, io non voglio vincere solo con la Juventus", reagisce con una manata e con parole gentili di sempre: "Che cazzo vuoi? Ma come ti permetti?". E quelli che la Roma assesta al Cagliari ( 3-1, tripletta di Destro) prolungando la speranza per la vitalità di un torneo che in attesa della Juventus impegnata con il Livorno, vede la seconda inseguire a meno cinque lunghezze.

Troppe, considerando la mostruosa media punti degli uomini di Conte (2,61 a gara), una distanza rimediabile invece nel libro dei sogni degli ottimisti. E se è vero che in data undici maggio, all'Olimpico, è previsto lo scontro diretto è altrettanto vero che le imprese a cui sarà chiamata la Juventus (Udinese, Bologna, Sassuolo, Atalanta e Cagliari) non sembrano trascendentali.

La Juventus sarà arbitro della salvezza e alla Roma toccherà il compito di provare a starle in scia, mentre dietro di loro (è veramente un campionato a due squadre) il baratro si allarga in una povertà di interesse generale per la vicenda che francamente stringe il cuore.

Napoli flop

Il Napoli-dopo una partita che più grigia non si può-cade infatti a Parma. Nel nulla, c'è spazio per il già citato scatto di nervi di Sire Aurelio e per altri scazzi ancor più plateali. Il più significativo di tutti, qualche minuto prima che Parolo si candidi alla Nazionale e spinga il Parma di Donadoni ad agganciare l'Inter a quota 50, vede protagonista un vaffanculo di Higuaìn al suo tecnico Benitez. Incapace, Rafa, di dare continuità al successo contro la prima in classifica e in assoluto, di darla a questo Napoli ormai definitivamente terzo a 12 punti dalla Roma. Sfumati avanzamento in Champions e secondo posto, rimane la Coppa Italia. Non il massimo. Non un granché.

Don Garcìa

Se ne va dunque la Roma. Corsara in Sardegna sui resti del Cagliari (verso mezzanotte, Cellino, neo proprietario del Leeds, dà il benservito all'allenatore Lopez) con un super Destro (ma andava espulso dopo l'1-0 per una manata ad Astori) e una prova sicura anche con Totti in panchina. Pinilla e compagni non esistono, così la domenica è solo un'occasione per lanciare qualche provocazione nell'aria a docce concluse (Garcia dice che ora, a Torino, avranno qualche problema in più) e osservare l'oggettivo, eccezionale lavoro del nuovo padrone della Roma americana. Rudi Garcia arrivava dopo due anni tremendi. Chiamato a cancellare la presunzione di Luis Enrique e i fantasmi di Zeman, ha fatto di più. Ha lavorato con i giovani (Romagnoli), dosato il turnover, esaltato il Warhol del gruppo (Gervinho) chiamato i comprimari e le vecchie glorie (Torosidis, Taddei, Maicon, De Sanctis) al lavoro comune per riportare la chiesa al centro del villaggio. Ora la funzione si officia ogni domenica e il nuovo parroco con la faccia da attore, giurano i fedeli, gode di grande autorità.

Caos Inter

Al quarto posto, con cinque punti di vantaggio sulla zona Europa League si stanzia la Fiorentina. Vince la partita che deve vincere (2-1 sull'Udinese con un super Cuadrado) e osserva la lotta di classe per un biglietto di seconda. Se il Parma sale, lo psicodramma di giornata va in scena a Milano. L'Inter si fa fermare dal Bologna sul 2-2 e spreca l'occasione di battere una squadra disperata con il suo talismano del tempo che fu. Diego Milito tira un rigore orrendo, il tremebondo Curci si regala una domenica da protagonista e qualche fila sopra, sulle tribune e nella stanza societarie, scoppia l'inferno. Mazzarri sì, Mazzarri no, Mazzarri forse. All'ennesimo stop stagionale, nella crescente depressione della curva, si fa sentire anche il patron d'Indonesia. Dopo qualche ora di caos, il tecnico di San Vincenzo rimane al proprio posto. Ma il clima è cupo e le prossime sei partite, considerato che sotto la classifica si muove rapida, diranno assai di più.

Europa e salvezza

Vince infatti la Lazio sulla Sampdoria dello squalificato Mihailovic con un super Keita e vola a 48. Da quando è nuovamente a Roma, Reja ha compiuto miracoli. In piena faida tra tifosi e presidenza, ha saputo isolarsi e far correre una formazione trovata a soli 6 punti dalla serie B. Con il Goriziano in panchina (67 anni, chapeau) la lazio sarebbe stata quarta. Altro inchino di giornata all'eterno Luca Toni. Il suo ennesimo gol permette al Verona di dare corpo alla propria rincorsa e conquistare il derby con il Chievo. I veneti che candidano l'attaccante modenese al mondiale brasiliano per meriti sul campo e oltre le ragioni anagrafiche agganciano a 46 un'Atalanta sconfitta soprendentemente, dopo sette perle consecutive, a Bergamo dal Sassuolo. 0-2 finale con Sansone che si rifà dopo il caso rigore/Rizzoli con la Roma. Il Verona è un punto sopra il Torino di un'altra punta super, il capocannoniere in coabitazione con Tevez, Ciro Immobile, 18 gol. Ventura ribalta la sfida di Catania in dieci minuti, fa esonerare Rolando Maran per la seconda volta in stagione e e condanna i siciliani a una serie B quasi certa. In coda, in virtù degli inattesi tre punti dei neroverdi emiliani di Eusebio Di Francesco con l'Atalanta, la corsa è a quattro formazioni chiuse nel recinto di soli tre punti. Stasera, per i feticisti e quelli in crisi d'astinenza, c'è anche Genoa- Milan. Tra sei domeniche, vacanze brasiliane.

 

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