L’ARTE FA BENE ALLA SALUTE – SECONDO UNO STUDIO DEL “KING’S COLLEGE” DI LONDRA, NEI VISITATORI DEI MUSEI D’ARTE SI REGISTRANO SIGNIFICATIVE RIDUZIONI DI CORTISOLO, L’ORMONE DELLO STRESS – ANTONIO RIELLO: “NON SONO I QUADRI (ANCHE QUANDO SONO MAGNIFICI) A FAR ABBASSARE I VALORI PIÙ DI TANTO. È ABBASTANZA LOGICO SIA PIUTTOSTO LA SENSAZIONE, PROFONDA E SINCERA, DI STARE FACENDO LA COSA GIUSTA IMMERSI IN UNA RASSICURANTE COMUNITÀ (CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO). ANCHE LA FEDE NELL’ARTE FA I SUOI MIRACOLINI. QUESTO POTREBBE ESSERE IL VERO RISULTATO DELLA RICERCA…”
GOOD NEWS! (FORSE DAMIEN HIRST AVEVA RAGIONE)
Antonio Riello per Dagospia
Abbiamo sentito tutti parlare di “Art Therapy”. Ci sono infatti parecchie tecniche per gestire meglio disagi e disabilità attraverso l’uso di attività artistiche. Insomma, in qualche modo si sapeva che, almeno in alcuni contesti, “l’Arte fa bene”.
Ma le recenti scoperte del dipartimento medico del King’s College London sembrano dare alle opere degli artisti nei musei un potere simile a quello di alcuni potenti farmaci. Un pensiero, a questo punto, va comunque a Damien Hirst che con ampio anticipo si è divertito a mescolare Arte e Farmacia…
Il Dottor Tony Woods, ricercatore in questa venerabile Università londinese, afferma, intervistato da The Times, che dopo lunghi studi - usando gruppi di 50 soggetti (dai 18 ai 40 anni) alla volta - sono stati accertati nei visitatori dei musei d’Arte degli effetti benefici misurabili.
pharmacology of art 01 courtesy the times
Cioè sono stati quantificate nei soggetti significative riduzioni di cortisolo (la risposta ormonale allo stress) e dei fattori IL-6 e TNF-alpha (coinvolti in una serie di problemi, dal diabete alle malattie cardiache). Sembra in particolare che il beneficio principale sia anti-infiammatorio.
Manet, Van Gogh e Gauguin appaiono gli autori con maggiore potere terapeutico. Il perché’ siano loro e non altri non è stato chiarito dalla ricerca. Poi, certo, di conseguenza ci saranno pure artisti che eccitano gli animi e alzano la pressione del sangue.
Il NHS (il servizio sanitario britannico) sempre in perenne crisi finanziaria probabilmente starà già pensando di organizzare gite collettive di anziani alla National Gallery. La parte più interessante è che la vista di copie (anche quando ben fatte) non sortisce lo stesso effetto.
E’ come se solo i quadri originali (al pari delle sacre reliquie medievali) potessero essere in effetti taumaturgici. I raggi benefici emanati dai capolavori…
Semplicemente meraviglioso. Ma, al netto dell’ottima notizia, si potrebbe pensare che magari a far scendere lo stress sia il fatto di trovarsi in un luogo dove le persone sono tranquille e spinte dallo stesso scopo condiviso (in questo caso la passione per Arte). Un tangibile senso di pacifica comunità in un ambiente protetto e senza pericoli incombenti. E fa la sua parte anche il potere di suggestione che la narrazione del luogo esercita sempre sull’animo umano.
degas the star or dancer on the stage
Proprio quello che succede nei fedeli quando assistono ad una cerimonia o una commemorazione religiosa. Andrebbe forse misurato il cortisolo di chi esce da un affollato santuario dopo una preghiera collettiva. Probabilmente (ma non ho prove scientifiche al riguardo…) i risultati finirebbero per battere Degas e i suoi colleghi.
Non sono i quadri (anche quando sono magnifici) a far abbassare i valori più di tanto. E’ abbastanza logico sia piuttosto la sensazione, profonda e sincera, di stare facendo la cosa giusta immersi in una rassicurante comunità (che la pensa allo stesso modo). Anche la Fede nell’Arte fa i suoi miracolini. Questo potrebbe essere il vero risultato della ricerca del King’s College.


