
MADRID CAPITALE DELLA CHAMPIONS: LA FINALE E’ REAL-ATLETICO - VIDAL ROSICA E ATTACCA SIMEONE: “HA VINTO IL CALCIO PIU’ BRUTTO DEL MONDO CONTRO IL MIGLIORE DEL MONDO” - PERCHE’ SENZA GUARDIOLA NON ESISTEREBBE L’ATLETICO-GUERRIGLIA DEL “CHOLO”
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
Arturo, secondo te ha vinto il migliore? «Tu cosa dici? Purtroppo nel calcio non sempre vince il migliore e l’Atletico non è il giusto finalista di questa Champions per tutto quello che si è visto in 180 minuti. Loro hanno visto la palla solo nell’occasione del gol: ha vinto il calcio brutto contro la squadra migliore del mondo».
Se uno come Arturo Vidal, detto il Guerriero, tuttocampista che ha fatto la fortuna della Juve e dei peggiori bar di Santiago, parla così dopo la terza semifinale di fila persa dal suo Bayern, allora forse i limiti del Guardiolismo diventano all’improvviso più chiari, il giorno dopo la bruciante sconfitta subita dal Cholismo.
E hanno a che fare con la presunzione. O meglio: con l’idea che alla fine tanta bellezza architettata dal guru Guardiola meriti comunque il premio del gol vittoria, che prima o poi arriverà. È arrivato con la Juve, per quella palla strappata proprio da Vidal a Evra al limite dell’area a un minuto dalla qualificazione bianconera.
Ma contro l’Atletico Guerriglia plasmato dal Cholo Simeone a propria immagine e somiglianza — istintivo, ruvido, furbo e tutto d’un pezzo — il ritorno alla realtà è stato molto brusco. Se Rummenigge, per il millimetrico fuorigioco di Griezmann autore dell’1-1 ha detto «ci sentiamo derubati», Guardiola ha usato argomenti più nobili e allo stesso tempo tragici per spiegare il suo dolore ai bavaresi, molto perplessi: «A questa società e a questi giocatori ho dato la mia vita».
A uno che tocca corde così profonde come fai a rinfacciare il contratto principesco, la firma col City prima di Natale, gli incontri con il suo futuro d.s. per mettere a punto la prossima squadra? «Spero che Ancelotti riesca dove non sono riuscito io… » aggiunge Pep, dimostrando almeno con questa maldestra macumba di essere umano.
Mai però come il suo antagonista, questo Simeone dal cuore interista che è diventato per Pep e per i suoi derivati (vedi Barcellona, eliminato ai quarti) quello che fu José Mourinho nel 2010: la kriptonite su cui inciampare rovinosamente a un passo dal traguardo. Del resto la difesa a oltranza dell’Inter sconfitta 1-0 e qualificata al Camp Nou dopo il 3-1 di San Siro ha molte similitudini con quella dell’Atletico.
Le squadre che hanno battuto Guardiola in semifinale negli ultimi anni poi hanno alzato la Coppa: perché se puoi gestire 33 tiri in porta e il 72% di possesso del Bayern davanti a 70 mila persone allora puoi farcela ovunque e con chiunque.
«Abbiamo giocato e vinto contro il miglior avversario che ho incontrato nella mia carriera» ha riconosciuto Simeone. E non è una provocazione da guascone, ma quasi una forma di gratitudine: perché senza squadre capaci di volare così in alto come quelle di Pep sarebbe più difficile per certi avversari rimanere attaccati così saldamente al terreno, a difesa della propria identità, meno talentuosa ma più concreta. Senza Guardiola non c’è Simeone. E l’odiato Real dell’indecifrabile Zidane rischia nella finale di San Siro di diventare un nemico qualsiasi. Per questo, ancora più pericoloso.