
PAZZA SERIE A - MURA: “TUTTI GLI ALLENATORI DI CUI SI DICEVA CHE NON AVREBBERO MANGIATO IL PANETTONE LO MANGERANNO. E IL CAMPIONATO CONTINUA A NON AVERE UN PADRONE. MEGLIO COSI’” - SCONCERTI: “HIGUAIN E’ IL NAPOLI: QUESTO E’ FORSE IL LIMITE” -
1. GLI ALLENATORI E GLI ABBRACCI CHE SALVANO
Gianni Mura per “la Repubblica”
LA Lazio, che non vinceva da sette partite, batte l’Inter a San Siro. Fa un regalo a se stessa, ma anche alla principali inseguitrici dell’Inter, unica sconfitta delle prime cinque. Nel 2016 si riparte con una classifica veramente corta: l’Inter a quota 36, a 35 Fiorentina e Napoli, a 33 la Juve, a 32 la Roma, a 28 esce dalla palude il Milan. Doppiamente duro il colpo per Mancini: glielo dà una delle sue squadre del cuore e i due gol sono di un giocatore (Candreva) che vorrebbe fortemente all’Inter.
Inter cambiata per la diciassettesima volta su 17, stranamente in panchina Brozovic e Ljajic, due dei più in forma. Fiducia a Jovetic (insufficiente). Con i due mastini in mezzo al campo si fa legna ma non si crea gioco. Se poi a pochi minuti dal termine uno dei mastini ha un raptus in area e regala un rigore alla Lazio, anche il punto che avrebbe meritato, pur giocando in modo meno brillante, all’Inter sfugge di mano.
Meriti vanno anche alla Lazio, più attenta del solito in fase difensiva, con Biglia e Candreva a dare ordine e profondità. Tutti gli allenatori di cui si diceva che non avrebbero mangiato il panettone lo mangeranno. E il campionato continua a non avere un padrone. Meglio così.
Sui campi che mai Lotito avrebbe voluto vedere in A, vanno prima in gol Carpi e Frosinone, giusto un po’ di pepe, ma basterebbe a giustificare il loro diritto ad esserci. Allegri porta a casa la settima vittoria consecutiva, una novità per lui, mentre farà il giro del mondo sul web il suo accenno di spogliarello. Non sinuoso come quelli di Dorotea Slawinsky, in arte Dodo D’Hambourg, ma più iroso e veloce. Autogol di Bonucci, poi Lollo che sfiora il 3-3.
Allegri non ci sta, spunta l’anima livornese. E’ rabbia ma anche paura. Va capito. Ha visto buone cose: Mandzukic che fa il terzino, ma anche due gol, il ritorno dei lanci di Marchisio, gli inserimenti in area di Khedira e Pogba, i cross di Evra e Cuadrado. Ma anche il ritorno di alcune pecche che credeva superate. L’approccio (del tutto svagato) e il finale (balbettante). In parole povere, non saper gestire un 3-1 col Carpi.
Il Napoli aveva l’impegno più duro. Vincere a Bergamo non è facile per nessuno, ma quando c’è il vero Higuain c’è il Napoli migliore: ora è a 16 gol in 17 partite. E non calcia i rigori, li lascia ad Hamsik: uno dentro, uno fuori. Quando arriveranno i gol di Callejon Sarri sarà più tranquillo. Dice che a lui non piace la sosta invernale, ma forse qualcuno dei suoi ne ha bisogno.
Certe espulsioni evitabilissime (Jorginho, ma anche Dzeko a Roma) sono frutto di cottura, di stanchezza. L’Atalanta, che di espulsioni ha il record, ha fatto quello che poteva. La differenza viene da un Higuain rimotivato, rasserenato. Due gol li aveva segnati anche a Bologna, ma con altro atteggiamento e senza incidere sul risultato.
E’ stata la giornata degli abbracci all’allenatore in difficoltà. Prima a Roma, poi a Frosinone. Non che la Roma abbia fatto chissà che. S’è garantita due settimane di serenità, ma non ci sono certezze. Dicembre vede molte tifoserie che contestano società, squadra, tecnico: Roma, Lazio, Genoa, Torino. Dall’interno certe situazioni possono essere viste in modo assai diverso. Esempio: Napoli dato in crisi dopo Bologna e il pari con la Roma. Ma, dice Sarri, abbiamo vinto 17 delle ultime 21 partite, una flessione ci può stare.
Ma, potrebbe dire Garcia, è vero che abbiamo molti problemi, è vero che in Europa abbiamo fatto figuracce, è vero che lo Spezia ci ha eliminato dalla Coppa Italia, ma in campionato siamo ancora lì. Ultimo vagone del convoglio, una diffusa precarietà, la sensazione che qualche giocatore stia già pensando alla prossima stagione. Qualcosa può cambiare quando torneranno in salute Strootman e Totti, ma è per ora piuttosto macabra la metafora del sangue che scorrerà. Non quello di Garcia, ha precisato Sabatini, ma di un altro. Forse con riferimento a se stesso. Buon Natale a tutti.
Mihajlovic salva la panchina. Il Milan va sotto ma, per la prima volta, reagisce con più vigore, rimonta e vince. Il calendario di Coppa Italia, che lo porterebbe quasi in poltrona alla finale, era di buon augurio. Due gol da polli subiti, ma due gol segnati da difensori. Il bilancio è meno in rosso e l’orizzonte meno nero.
2. TORNA LA BRUTTA COPIA DELL’INTER E RIAPRE IL CAMPIONATO
Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Se si guardano i numeri, l’unica squadra ancora candidabile è il Napoli perché ha perso solo due partite, con una proiezione finale di 4, il limite serio di sconfitte possibili negli ultimi 50 anni per vincere un campionato. Questo vuol dire o che il Napoli è predestinato, o che è davvero un campionato largamente atipico. È scomparso l’equilibrio medio. Ora ci sono squadre nettamente più forti e altre sempre battute.
Resta però l’equilibrio in alto, resta la sensazione d’incompletezza generale. Si è tutti insieme per i limiti rispettivi più che per una vera forza espressa. Questo giustifica le tante sconfitte delle prime, ben 16 in cinque squadre, ogni turno ha cioè perso una grande squadra. L’Inter ha giocato male come a inizio stagione e com’era abbastanza prevedibile.
La Lazio se gioca tranquilla è una buona squadra e ieri non aveva nient’altro da perdere. È tornata invece l’Inter spezzata in due, con Jovetic nel mezzo che tenta sempre un gioco generoso e vanesio, ma non decide cosa essere. Così non c’è stato un tiro in porta né un pensiero costruttivo. La Lazio non ha rubato niente. Capitano all’Inter giorni in cui l’oscurità del suo gioco non è salvabile dai soli fantasisti. Non gli darei troppo peso. Ma questa è la sconfitta che riapre tutto il campionato. Non convince fino in fondo nemmeno la Juve.
Si perde spesso in partita, regala tempo agli avversari, deve cercare eccellenze più che materia durante la gara. Accusa lo sforzo della rincorsa, qualcosa che sembra naturale per i forti, ma ti costringe sempre a pensare, a restare attaccato al risultato. E ogni tanto la Juve vuole riposarsi, anche durante la gara. Mandzukic è adesso il suo riposo. Quelli come lui segnano al di là del gioco, letteralmente si alzano sopra gli altri.
Ancora di più si può dire di Higuain. Per qualche immagine del suo genere bisogna tornare a Nordahl passando poi per Riva e Batistuta. Di tipo diverso Toni, più biscia che bisonte, però di quei numeri. Higuain è il Napoli, questo è forse il limite.
Higuain mi ricorda Chinaglia, per cuore e importanza nella squadra. Per decisione e personalità. Sono questi giocatori totali che nell’equilibrio fanno la differenza, costruiscono le vittorie che restano. È forse l’unico fuoriclasse tra i 70 che sono nel mucchio della classifica. Molti campioni, nessuno ancora qualcosa di oltre. Lui sì. La Roma segue il suo psicodramma metropolitano. 4500 paganti, fischi quando la squadra abbraccia Garcia dopo il gol.
La dittatura del tifoso fa male perché non ha nemmeno la disciplina delle dittature. È solo emotiva, si autoalimenta con il web, crede alla confusione come a una soluzione, alla fine spaventa anche se stessa. Per adesso la Roma ha avuto più testa della sua gente. Per questo è in corsa.