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FORO NO LIMITS - UN NUOVO RE (MURRAY), NUOVI INVESTIMENTI (LA COPERTURA DEL CENTRALE) E RECORD DI SPETTATORI PER GLI INTERNAZIONALI DI TENNIS – PESCANTE (CIO): “ROMA 2024? SE LA POLITICA METTE I BASTONI TRA LE RUOTE TANTO VALE NON PRESENTARSI”

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1. MURRAY INCANTA ROMA

Gianni Clerici per “la Repubblica”

 

Un amico, che mi dice di aver firmato a un bagarino una cambiale di settecento euro per penetrare al Centrale, riceve tutta la mia comprensione, tanto da farlo ammettere abusivamente (è un vero scrittore) alla Tribuna Stampa. Sotto un cielo privo di luce, con un vento che solleva onde accecanti di polvere rossa, assistiamo alla finale tra la campionessa del mondo, Serena, la nuova speranza americana Madison Keys. Dapprima entusiasta, l’amico lo diviene via via meno, sinché, alla fine del primo bruttissimo set, il delusissimo scrittore si spinge a domandarmi: «Ma è possibile che facciano tanti errori?».

 

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Li avevo rilevati anch’io, rispondo, ma, vergognandomi di non aver tenuto uno scout attendibile, prendo a contare. Conta e conta, mentre Serena gioca sinceramente male, e Keys sbaglia una quantità di servizi per colpa del lancio altissimo e del vento, giungo a un risultato che rimarrà forse tra i record. Sui 48 punti che consegnano a Serena il quarto dei suoi Internazionali d’Italia, qualcosa come 36 sono errori.

 

Seguono simile scoraggiante match due celebrazioni. La consegna della racchetta d’oro, un’invenzione di un collega scomparso, Lino Cascioli, a Mima Jausovec (1976), dimenticata vincitrice, e al mio amico Stan Smith, per me indimenticabile vincitore di Wimbledon, oltre che Presidente della Hall of Fame. E, per rendere la giornata storica, vengono ricordati i nostri quattro eroi di Santiago del Cile 1976. Furono premiati in Cile indossando la cravatta della Hall of Clerici, un club di non facile accesso, ma mentre li applaudo, sono un po’ deluso che, dei viaggiatori a Santiago, sia rimasto solo io ad averla al collo.

 

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È seguita una finale contraddistinta da alcune componenti, tra le quali elencherei l’ottima forma di Andy Murray, a fronte della insufficiente condizione di un Djokovic costretto, per tre volte, a faticose vittorie di tre set. Nel tentar di immaginare il vincitore del torneo, ne avevamo discusso iersera con amici avveduti, e ci eravamo trovati d’accordo che gli avversari precedenti fossero stati molto più impegnativi per Nole, come Nadal e soprattutto Nishikori, che era andato vicinissimo a batterlo. Il serbo ha però dalla sua tali qualità di winner che avrebbero potuto aiutarlo a superare una condizione ancora insufficiente.

 

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Come l’ho visto però ricordare un lieve incidente alla caviglia, e discutere molto vivacemente con l’arbitro Stener, per il fastidio provocato dall’intermittente gocciolio, mi sono reso conto di quanto la sua concentrazione fosse oggi scalfita. Quanto ai colpi, va detto che, da una somma della loro lunghezza, come si fa al Roland Garros, Murray avrebbe certo guadagnato qualche centinaio di metri.

 

Sono sempre più perplesso, per la presenza massiccia di televisioni e di cronisti, che possa esser utile riferire le semplici successioni del punteggio. Mi limiterò quindi a ricordare le sequenze indicative, nel primo set di 12 punti a 2, utile a condurre Murray in vantaggio di quattro giochi a uno, e la seconda, sempre in favore di Andy, da 1-2 a 4-2 nel secondo, con 14 punti a 8. Nel sottolineare che il due su tre, e il tre su cinque sono sport diversi quanto lo slalom gigante e quello speciale, il prossimo Roland Garros si annuncia più interessante, perché Nole non è certo solo, nell’essere il favorito. Murray, e anche Nishikori, l’hanno dimostrato.

panatta pietrangeli bertoluccipanatta pietrangeli bertolucci

 

FORO NO LIMITS - PESCANTE (MEMBRO CIO): “ROMA 2024? SE LA POLITICA METTE I BASTONI TRA LE RUOTE TANTO VALE NON PRESENTARSI”

Francesco Persili per Dagospia

 

Foro no limits. Un nuovo re (Murray), nuovi investimenti (la copertura del campo Centrale da realizzare in 3 anni) e un nuovo record di spettatori e di incassi. Roma, è qui la festa. Per il 29esimo compleanno Andy Murray regola Djokovic con un doppio 6-3 e si regala il primo trionfo agli Internazionali Bnl d’Italia di tennis con tanto di torta e candeline. Partita senza storia, il serbo ha pagato le maratone con Nadal e Nishikori.

 

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“Era stanco”, ha sibilato il direttore del Tg1, Mario Orfeo, tessera numero uno del club dei sostenitori del serbo che poteva contare sul tifo in tribuna anche dei laziali Basta e Djordjevic e dell’ex allenatore del Milan Mihajlovic. Stranamente falloso, Nole ha battibeccato anche con il giudice di sedia: il numero uno del mondo avrebbe voluto, infatti, una sospensione per pioggia (“Il campo era pesante, ho rischiato più volte una distorsione alla caviglia”).

 

Sarebbe servita forse la copertura del campo Centrale che sarà finanziata dal Coni come promesso dal numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò che ha annunciato anche un Masters under 21 a Milano o a Torino. “Gli Internazionali sono il nostro fiore all’occhiello”.

 

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Sotto gli occhi di Totti e Nainggolan, Djokovic ha reso omaggio al vincitore e al pubblico del Foro: “A Roma mi sento come a casa”. Talmente a casa che vuole mettere radici qui: è, infatti, allo studio una collaborazione tra Academy di tennis Nole Djokovic e il circolo Aniene di Malagò a cui è riuscita l’impresa di riportare al Foro Adriano Panatta. Insieme agli altri moschettieri azzurri (Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli) e al capitano Pietrangeli, “il Cristo dei Parioli” è stato premiato per l’unica vittoria azzurra in coppa Davis di 40 anni fa in Cile.

 

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Scorrono le immagini del 1976, l’anno d’oro del tennis maschile italiano e di Panatta che vinse a Roma contro Vilas e poi a Parigi. Emozioni, suggestioni, ricordi del trionfo di Santiago. In Italia infuriavano le polemiche sull’opportunità politica di andare nel Cile di Pinochet a giocare la finale di Davis. Mario Pescante, membro Cio, sottolinea come la decisione di partire fu soprattutto degli atleti e del Coni: “Fu una bella scelta all’epoca quella di andare a giocare in Cile perché nulla come lo sport crea ponti dove ci sono barriere”. L’ex presidente del Coni parla anche della possibile esclusione dell’atletica russa dai Giochi di Rio: “In questo caso non è una scelta politica. Sono sanzioni. Aspettiamo quello che decide la Federazione internazionale di atletica leggera”.

mario pescantemario pescante

 

Tribune strapiene, 11 milioni di incassi, l’incanto del parco del Foro Italico, gli Internazionali di tennis hanno rappresentato un bel biglietto da visita anche per la corsa olimpica di Roma 2024. “Speriamo che la politica ci aiuti – prosegue Pescante – Se mette i bastoni tra le ruote, infatti, tanto vale non presentarsi. A me è già capitato con Monti che nel 2012 prese una decisione molto punitiva e bocciò la candidatura di Roma per i Giochi del 2020. Adesso non mi pare che a livello nazionale ci siano ostacoli. Se ci fossero a livello locale, sarebbe masochismo puro”.

 

Roma ha un conto aperto con i Giochi. Per l’edizione del 2004 la spuntò Atene sul filo di lana (grazie all’attivismo di Gianna Angelopolous): “Abbiamo pagato il conto della sconfitta di Atene nell’anno del Centenario. Queste dinamiche al Cio contano”, spiega Pescante che nella corsa all’Olimpiade 2024 invita a non sottovalutare Parigi e Los Angeles: “Sono 2 candidate di livello top. Come Roma”…

 

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