mohammed jaddou allenamento

UN PALLONE CI SALVERA’ - L’INCREDIBILE AVVENTURA DI MOHAMMED JADDOU, CAPITANO DELLA NAZIONALE SIRIANA UNDER 16, SCAPPATO DALLA GUERRA E SBARCATO IN ITALIA, MA E’ LA GERMANIA CHE GLI DA’ ASILO E LA BUNDESLIGA ORA SE LO CONTENDE

James Montague per “New York Times”

mohammed jaddou allenamentomohammed jaddou allenamento

 

Oberstaufen, Germania - Mohammed Jaddou sfoggia il suo trucchetto quando ha la palla sul piede. Nel campo di allenamento della squadra tedesca F.V. Ravensburg, lui, che era capitano della nazionale siriana under 16, dà un abile tocco al pallone, lo fa scivolare sul petto e rotolare fino alla faccia. Lo tiene in equilibrio con le labbra e lo bacia, facendolo poi tornare ai piedi e spalancando un sorriso che ricorda quello del suo eroe, Cristiano Ronaldo.

 

Jaddou, 17 anni, ripete il gesto ancora e ancora. E ogni volta sorride come fosse la prima. Non è soltanto astro nascente del calcio siriano, è anche una promessa in Asia. Le sue prestazioni, lo scorso anno, hanno portato la Siria alle semifinali di campionato dell’”Asian Football Confederation”, tenutosi in Thailandia. La Siria si è così qualificata per la il mondiale FIFA Under 17, che nel 2016 si terrà in Cile, ma Jaddou non rappresenterà il suo paese. E’ un rifugiato, si allena in una placida cittadina nei pressi del lago di Costanza, dopo un viaggio di due mesi attraverso terra e mare per fuggire dalla guerra. Dice: «Non importa quanto io ci provi, non lo dimenticherò mai. Ho visto la morte con i miei occhi».

 

jaddou rifugiato in germaniajaddou rifugiato in germania

Momentaneamente vive in una modesta casa al confine con Austria e Svizzera, con suo padre, suo zio e altri tre sopravvissuti siriani. Hanno avuto asilo politico, per tre mesi non possono lasciare la zona senza il permesso delle autorità tedesche. Jaddou può allenarsi tre volte a settimana a Ravensburg, a 30 miglia di distanza. E’ nato a Latakia, per lui “la più bella città del mondo”. A otto anni il suo talento è stato notato dal club locale di  Hutteen, che gioca nella Premier League Siriana, ma la guerra ha reso difficili anche le partite. I giovani giocatori dovevano attraversare zone pericolose, dove ribelli e filo-governativi si davano battaglia. Il suo bus è stato attaccato due volte e lui è stato minacciato di morte dai ribelli perché rappresentava la nazionale del Presidente Bashar al-Assad. Il campo della sua squadra è stato bombardato. Il suo migliore amico e giocatore

Tarek Ghrair, 15 anni, è stato ucciso proprio mentre andavano al torneo in Thailandia.

 

jaddou impara il tedescojaddou impara il tedesco

Al ritorno, Jaddou ha deciso di partire. Ha lasciato la madre e due fratelli. Suo padre ha venduto la casa per avere i 13.000 dollari necessari a pagare l’accesso in Turchia, da lì una barca fino in Italia. Una barca carica di 130 passeggeri, che sei ore dopo aver lasciato la Turchia, ha cominciato ad affondare. Non aveva elettricità e il timone non funzionava.

 

Ricorda Jaddou: «Abbiamo dovuto buttare tutto in mare, inclusi cibo e vestiti. Non abbiamo mai dormito, dovevamo buttare fuori l’acqua con le mani». Dopo cinque giorni e cinque notti, la barca è stata intercettata dalle autorità italiane. Jaddou e gli altri sono stati messi in un centro di detenzione, hanno fornito le impronte digitali, poi se ne sono andati. Hanno raggiunto Milano e dormito alla stazione. Qui hanno dato gli ultimi soldi rimasti a un trafficante che li ha portati a Monaco. Da Monaco sono arrivati nei pressi di Oberstaufen.

jaddou con la sua famiglia in germaniajaddou con la sua famiglia in germania

 

Quando la figlia del sindaco ha saputo dell’arrivo di questa giovane promessa del calcio, lo ha fatto contattare dal F.V. Ravensburg. Lo hanno invitato al campo senza sapere cosa aspettarsi. Racconta l’allenatore Markus Wolfangel: «L’ho guardato e mi ha sorpreso. Ha sorpreso anche gli altri giocatori. Dopo un quarto d’ora, uno di loro è venuto a dirmi che avremmo dovuto prenderlo per la prossima stagione».

 

Diversi club della Bundesliga hanno manifestato interesse per lui. Intanto tra poco scadrà il suo permesso. Teme di venir rispedito in Italia e di perdere la sua famiglia. Dice Jaddou: «Voglio cominciare prima possibile, così potrò portare via dalle macerie la mia famiglia e portarla in un posto sicuro. I miei fratelli sono piccoli, possono essere sequestrati in qualsiasi momento. Posso ricevere notizie di morte da un minuto all’altro».

 

Finito l’allenamento, mentre torna nella sua attuale casa, Jaddou non fa che guardare le foto della sua città e della sua famiglia al telefono. Ha anche la foto di Ronaldo, contro il quale spera un giorno di giocare.

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