sacchi berlusconi pertini bearzot mussolini pozzo

UNA COPPA PER IL MIO CONSENSO - SOLO IN ITALIA ESISTE UN LIVELLO DI IDENTIFICAZIONE TRA PALLONE E POLITICA: VITTORIO POZZO E MUSSOLINI, BEARZOT E PERTINI, RENZI E PRANDELLI, SACCHI E SILVIO BERLUSCONI, CON IL MILAN MASSIMA SINTESI TRA PATRIA, PARTITO E CONSENSO

Salvatore Merlo per "il Foglio"http://www.beta.ilfoglio.it

 

Appena scese le scalette dell’aereo che lo portava in Brasile, Cesare Prandelli, intervistato dal Tg1, pronunciò una frase diventata oggi drammatica con l’eliminazione della Nazionale, ma che in quei primi giorni, in Brasile, quando ancora si vinceva, aveva una sua grandezza: “Adesso il carro del vincitore è pieno. Ma appena le cose andranno male torneremo a soffrire di solitudine”.

 

renzi e prandelli con la bananarenzi e prandelli con la banana

Ed ecco infatti che il Tempo titola in prima pagina “pippe”, la Gazzetta dello Sport, che pure aveva esaltato la vittoria contro l’Inghilterra (“E’ subito grande Italia”), adesso scrive: “Lo sfascio”. E ancora: “Il calcio è morto”, “un altro pezzo d’Italia che non funziona”, dice Repubblica, e persino, secondo Lucia Annunziata, “ecco la prima sconfitta dell’era Renzi”.

 

RENZI E PRANDELLI MANGIANO LA BANANARENZI E PRANDELLI MANGIANO LA BANANA

E insomma il calcio è la prova certa che esiste un terribile rovescio delle cose, si porta addosso un’incancellabile trasparenza che in Italia rivela la verità degli uomini come quella dello sport. L’Italia ha costruito formidabili coppie politico-calcistiche, fenomeni simbiotici e di massa: Vittorio Pozzo e Mussolini, Bearzot che fumava la pipa e giocava a scopone con Pertini, Renzi e Prandelli, e poi ovviamente Sacchi e Silvio Berlusconi, con il Milan massima sintesi tra patria, partito e consenso, con il carisma dei vecchi Baresi e Maldini elevato a proverbio di saggezza come nei romanzi di Verga.

 

Tutte coppie scoppiate non appena l’ombra nera del fallimento ha avvolto uno dei due partner. E forse solo in Italia esiste un così alto livello d’identificazione, una sindrome, tra il pallone e il paese, la sua economia, la sua politica e i suoi protagonisti.

 

Tanto che la frase di Cesare Prandelli sul carro del vincitore suona come un sinistro aforisma politico, un avvertimento, nel paese in cui il Parlamento è pieno di Grillo-Suárez che ti mordono sotto il tavolo, un monito che il vittorioso Renzi, lui che spavaldo assomiglia più a Balotelli che al discreto Prandelli (“Enrico stai sereno”), dovrebbe appendere nello studio di Palazzo Chigi accanto al ritratto di Napolitano: “Adesso il carro del vincitore è pieno. Ma appena le cose andranno male.

Vittorio PozzoVittorio Pozzo

 

Nei momenti di crisi, diceva Esopo, lo stallatico precede il cammello. Così, adesso, “i residui”, le deiezioni del cammello-calcio, imbrattano tutto lo spazio della politica italiana. Ai tempi di Mussolini e Vittorio Pozzo, che inventarono gli stadi e portarono le masse in piazza, quando si vincevano i Mondiali e si preparavano le guerre con la medesima gioia, Benedetto Croce ironizzava, quasi come l’amaro Prandelli: “Il fascismo non fa più iscrizioni. Sono finite le tessere”. Tutti in camicia nera, anche gli Azzurri.

 

E tutti sanno che fine ha fatto poi quella camicia nera. E insomma c’è un vecchio imprinting che ritorna prepotente nell’improvvisa solitudine dello sconfitto Prandelli, ma pure nel calcio che sui giornali diventa metafora d’Italia e specchio della sua crisi, persino nei paragoni acrobatici tra la mediocrità in campo e la velocità renziana in Parlamento, oppure tra il fallimento calcistico e il fallimento renziano.

benito mussolini 14benito mussolini 14

 

Ha detto per esempio il senatore Minzolini, su Twitter: “Prandelli è come il suo amico Renzi. Solo immagine. Delusione annunciata”. Calcio e politica, politica e calcio. Si ricordi che come quelle di Bennato non sono solo canzonette, così, nelle partite di calcio, c’è tanta ingegneria istituzionale e c’è la sapienza di governo e di scelta degli uomini, nei ruoli propri. E si potrebbe dunque dire che il calcio è la politica vera, e la politica è invece una partita falsa.

 

arrigo sacchiarrigo sacchi

Ma non è vero quello che diceva Churchill. Gli italiani non giocano le partite di calcio come fossero guerre e non combattono le guerre come fossero partite di calcio. Churchill aveva intuito la modernità un po’ plebea e opportunista che in Italia sin dai tempi del duce unisce il pallone e la politica. Lo capì anche Berlusconi, che vinse tutto col Milan ma perse la Coppa del mondo nel ’94 con Sacchi allenatore, Ancelotti vice, e quel rigore del suo Baresi sparato oltre le nuvole. E probabilmente lo hanno capito Graziano Delrio e Matteo Renzi.

 

SILVIO BERLUSCONI ALLUSCITA DALLA SACRA FAMIGLIA DI CESANO BOSCONE SILVIO BERLUSCONI ALLUSCITA DALLA SACRA FAMIGLIA DI CESANO BOSCONE

Ma prima di tutti loro lo capì Craxi, che con il Mondiale del 1982 riscoprì la bandiera nazionale, e anche il socialismo internazionalista – “Nostra Patria / è il mondo intero…” – allora si fece tricolore, il partito del made in Italy e della riscossa, come la copertina che Mario Soldati, disorganicamente socialista, scelse per le sue cronache di Spagna ’82 (“Ah! Il Mundial”). Poi però le bandiere si arrotolano. Le squadre perdono. Il carro si svuota. E dunque: #Prandelli chi?  

pele maradona enzo bearzot lappele maradona enzo bearzot lapSANDRO PERTINI SANDRO PERTINI BEARZOT BEARZOT

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....