nuova scuola romana schifano angeli

QUANTO PIACE LA “POP ROMANA” - QUOTAZIONI IN ASCESA PER LE OPERE DEGLI ANNI SESSANTA DI MARIO SCHIFANO, FRANCO ANGELI E TANO FESTA - DOPO ANNI DI MERCATO BASSO AI TRE OGGI SI RICONOSCONO QUOTAZIONI FINALMENTE IMPORTANTI - LA MOSTRA AL "MACRO" DI ROMA

Luca Beatrice per “il Giornale”

 

mario schifano franco angelimario schifano franco angeli

Lo abbiamo sottolineato più volte. Da diverso tempo l'arte italiana sembra inevitabilmente costretta a guardarsi indietro, segno che i nostri anni mancano di stimoli creativi e di proposte, neppure lontanamente paragonabili a quella che fu la nostra età dell' oro cominciata negli anni '60.

 

Se è ormai conclamato il recupero critico e mercantile del primo concettuale, della pittura monocroma, dell' ambiente milanese sviluppatosi attorno a Fontana e Azimuth, gli ultimi mesi hanno fatto riscontrare risultati molto importanti a proposito di quegli artisti romani attivi a piazza del Popolo e dintorni, proprio mentre si stava attraversando il primo significativo boom economico del dopoguerra.

mario schifanomario schifano

 

Roma all' inizio degli anni '60 era la città italiana dal maggior respiro internazionale e non solo perché capace di attrarre diversi artisti dall' estero, soprattutto dall' America, ma anche per il fenomeno della Hollywood sul Tevere, la presenza di molti scrittori e intellettuali, insomma il terreno fertile per un ambiente davvero vivace. Ai tavolini del Caffè Rosati si incontravano i tre pittori più famosi e discussi della Nuova Scuola Romana: Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa.

 

meana07 franco angelimeana07 franco angeli

A loro si riconosce finalmente un ruolo di assoluta originalità in quella che chiameremo la Pop romana, anche se tale denominazione mostra diversi limiti poiché stiamo parlando di lavori più complessi che avvertono la crisi della pittura e aprono verso l' Arte Povera. Dopo anni di mercato basso, colpa anche della sovrapproduzione -i tre dovendo mantenere parecchi vizi avevano necessità di dipingere molto- oggi si riconoscono quotazioni finalmente importanti.

 

Un Michelangelo di Festa in maggio ha decuplicato la stima da Finarte, da 7 a oltre 70mila euro; gli Schifano degli anni '60 hanno da tempo raggiunto quotazioni ragguardevoli e fa bene chi sta cercando opere dei '70, un periodo discontinuo ma molto creativo, mentre gli '80 che rappresentano la sua rinascita pittorica sono in parte da riscoprire.

 

meana05 franco angeli moscameana05 franco angeli mosca

Di Franco Angeli sono molto ricercati gli Half Dollar datati giusti e le veline, che fino a poco tempo fa si portavano via con niente. Pare che dietro questa operazione sulla Scuola di piazza del Popolo ci sia qualche grande mercante internazionale, i ben informati dicono che Gagosian stia comprando diverse opere, con conseguente levitare dei prezzi.

Il successo della Pop romana, però, non si ferma ai tre artisti più famosi.

 

Si parla con insistenza dei Gesti tipici di Sergio Lombardo, che ha rappresentato una cerniera tra l' arte figurativa e il concettuale; di una sempre più evidente uscita dalla pittura, con formulazioni che si avvicinano molto a ciò su cui stava lavorando Michelangelo Pistoletto a Torino, da parte di Cesare Tacchi e Renato Mambor. Raro ed esclusivo, ma questo da sempre, il lavoro raffinatissimo di Francesco Lo Savio, fratellastro di Tano, morto molto giovane all' inizio degli anni '60.

tano festatano festa

 

Altro importante recupero è quello di una artista che è stata protagonista della vita culturale italiana, in particolare per i rapporti con la letteratura attraverso il compagno Goffredo Parise e l'amicizia con Guido Ceronetti: a Giosetta Fioroni, le cui opere argentate degli anni '60 sono ricercatissime, il MARCA di Catanzaro dedica una personale fino al 31 agosto, ed è giusto sottolineare il ruolo niente affatto marginale di una donna in un universo piuttosto maschilista. Anche Fioroni comincia a costare belle cifre, pur essendo ancora appetibile per un buon investimento.

TANO FESTA VIA VENETO 2TANO FESTA VIA VENETO 2

 

In generale il clima romano degli anni '60 dimostra una vitalità inedita che la Capitale toccherà poi solo un ventennio dopo, con la Transavanguardia e il ritorno alla pittura. Corretta dunque la datazione 1960-67 che suggeriscono i curatori della mostra Pop City al Macro di Roma fino al 27 novembre. Come a dire, il 1968 segna la fine di un' epoca straordinaria, caratterizzata dalla sperimentazione e dall' innocenza, fatta affogare nella politica e nell'eccesso di ideologia.

 

Se a Roma nel '65 apre il Piper, primo locale per giovani dove suonarono tutti i musicisti più importanti dell'epoca e Schifano era di casa, solo tre anni dopo con gli scontri di Valle Giulia e la morte simbolica di Pino Pascali sembra davvero che un ciclo si stia chiudendo. E di questa inversione di rotta ne risente anche l'arte. Perciò le opere prodotte tra 1960 e 1967 vanno inseguite e ricercate, proprio perché si collocano nel periodo storico in cui l'Italia entra definitivamente nella contemporaneità. Mentre Milano si avvia a diventare la città del design e di un certo gusto minimale, a Roma trionfa il Pop, con ben poco da invidiare rispetto alla scena britannica e americana.

Ultimi Dagoreport

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…