IL "GRANDE VECIO” REJA - PARLA IL TECNICO PIÙ ANZIANO DELLA A: “HO ALLENATO ANCHE PASOLINI. CENAI CON SENNA PRIMA DEL GP IN CUI PERSE LA VITA - CON DE LAURENTIIS FINIMMO QUASI ALLE MANI, CHE BEVUTE CON PIZZUL

Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

reja 3reja 3

 

La bora che scende tesa dalla valle del Vipacco ha scavato una gola che si allarga sulla fronte quando sorride, dividendolo in due come l’Isonzo la sua Gorizia. «Vengo da una frazione, Lucinico. Sono friulano, non giuliano: noi siamo più rustici ma leali, conficcati con le radici nella nostra terra». Vero.

 

Una chiacchierata con Edoardo Reja, 69 anni, sa di Tocai, brodo di porcini raccolti sulle colline slovene, ruvidezza di confine stemperata da un giro d’Italia lungo 52 anni: ti saluta con una stretta di mano, ti congeda con un bacio. 

 

pasolinipasolini

Dalla Spal dei primi Anni 60, centrocampista con Capello, all’Atalanta da salvare di classe e mestiere. Vecchia scuola, la migliore. Deve scrivere un libro, mister: «È che parlare di me non mi piace...». Proviamoci, come fossimo intorno al f ogolâr furlan . 
 

Un tempo il grande vecio era Enzo Bearzot. 
«In Italia sono l’allenatore più anziano. In Europa mi batte solo Lucescu: tutti e due classe ‘45, lui di luglio, io di ottobre». 
 

BEARZOT BEARZOT

Cosa la tiene in panchina? 
«Sarò banale: la passione. Il pallone che rotola mi piace ancora. Sento di poter dare qualcosa senza complicare la vita a nessuno. Adoro parlare ai giovani, far capire loro che il calcio è sport, prima che business: devi lavorare per te stesso, non per i soldi. Quando a fine giornata mi si avvicina un giocatore e mi dice “mister, che bell’allenamento”, ah: mi sento vivo». 
 

Edy Reja Edy Reja

Il messaggio passa o i giovani d’oggi sono zucconi? 
«Dopo aver allenato più di venti squadre ricevo sms da tutti, anche da chi non ho mai fatto giocare. Alla faccia del cambiamento culturale del calcio italiano, che ora è molta immagine e poca sostanza, che si è ristretto fino a diventare troppo tattico e aggressivo, sì: il messaggio passa». 
Nessuno è globetrotter come lei. 
«Tranne Toscana, Basilicata, Umbria e Marche, ho allenato ovunque. Isole comprese». 
 

Chi diede il calcio d’inizio? 
«A 8 anni chiedevo a San Nicolò la maglia felpata, le arance e il pallone di cuoio. Non è mai arrivato. Mio padre, viticoltore, si aspettava che, da figlio unico, proseguissi l’attività. Mi chiamava dalla finestra: Ediiiiii. Io ero sotto, al campo, che giocavo. A 16 anni mi voleva la Juve ma io avevo già firmato con la Spal: serviva la firma del padre, la falsificai io. Fammi provare un anno, gli dissi: se non funziona, torno a casa». 
 

pasolini 3pasolini 3

E non ci è ancora tornato. 
«Merito di Livia, mia moglie. Ci presentò Capello a Ferrara, quando ancora vivevamo dalle due zitelle. Dopo la carriera vendevo scarpe da calcio col mio nome. Allena, mi buttò lì lei. Le devo molto. Noi tecnici quando perdiamo siamo soli e afflitti. Livia mi è sempre stata vicina. Condividiamo tutto». 
 

I luoghi dell’anima? 
«Noi friulani, cresciuti a guerre, stenti e povertà, ci portiamo dietro un complesso d’inferiorità atavico. Ferrara m’insegnò l’aristocrazia, Palermo mi aprì gli orizzonti. Arrivai timido, zavorrato dal senso del dovere: Palermo mi ha insegnato a vivere». 
 

GIOVANNI GALEONE GIOVANNI GALEONE

Com’è cambiato Reja, insieme al calcio italiano? 
«Spostarmi tanto mi ha costretto a confrontarmi con le tipicità di ogni regione. Mia madre era slovena: noi slavi abbiamo una capacità di adattamento straordinaria, e ogni riferimento a certi presidenti non facili è puramente voluto. Dal Pescara di Galeone in poi la gavetta è stata tanta. Quattro promozioni in A, cinque anni a Napoli, la Lazio in due riprese. In Sicilia mi ero innamorato degli ulivi, turti per lu dolore . Culture, vini, cibi, gente, città. Mi piace assaggiare. È vero: forse dovrei scrivere un libro». 
 

Gli amici, oggi, chi sono? 
«Capello, cittadino del mondo, con cui purtroppo ormai mi vedo pochissimo. Con Gigi Delneri e Bruno Pizzul mi ritrovo ogni volta che possiamo, e trinchiamo alla grande. Maldini, Zoff, Bearzot, pure Vendrame: come mai in questo lembo di terra sono nati tanti personaggi? La mia idea è che siamo stati educati dal territorio. Sono attaccatissimo alla mia terra fatta di mare e colline. Ho ristrutturato la vecchia casa di famiglia di Lucinico. Un giorno tornerò a vivere là». 
 

fabio capellofabio capello

Le manca un figlio maschio, cui tramandare il mestiere? 
«No. C’è Elisabetta, che ha 42 anni e fa il funzionario regionale addetto alle politiche comunitarie». 
Dicono che Reja è un signore. Che dietro di sé lascia sempre bei ricordi. 
«I giocatori li spremo, però amorevolmente. Mi piace mantenere buoni rapporti con tutti.

Con i presidenti sono diretto, dico quello che penso. E loro apprezzano». 
 

reja de laurentiisreja de laurentiis

De Laurentiis mica tanto. Dopo un Napoli-Lazio arrivaste alle mani. 
«Quasi. Ci divisero, a un millimetro dallo scontro, i giocatori. Una scena da film western... Il giorno dopo il presidente mi chiama come se niente fosse. Oggi ci sentiamo sempre». 
Cosa la fa infuriare? 
«I ruffiani e i falsi. E se mi tradisci, divento una belva». 
 

Un incontro storico. 
«Due. Ayrton Senna: lo conobbi a Pescara, lo ritrovai a Bologna. Alla vigilia del Gp di Imola, quel Gp, cenammo insieme. Era agitato: la macchina non va, mi disse. Era speciale: sensibilissimo, delicato. E Pier Paolo Pasolini. Ci si ritrovava a Grado, d’estate, per le sabbiature e per giocare a pallone». 
 

ayrton senna carol alt 3ayrton senna carol alt 3

L’attaccante più forte che ha mai allenato. 
«Klose alla Lazio. Cura fisica maniacale, calcolatore nato». 
Il difensore. 
«Biava. Sottovalutato. Mingherlino ma con una lettura del match che non ha nessuno». 
Il centrocampista è facile. 
«Il rapporto di Pirlo col pallone, e la sua tecnica, non hanno eguali. Leggerezza unica». 
 

tro12 bruno pizzultro12 bruno pizzul

Un rimpianto. 
«Il Milan di Rocco: Di Bella, che mi allenava a Palermo, disse di no. Poi mi feci male: menisco. E il treno era passato». 
Una nazionale le manca. 
«Mai dire mai». 
La cugina Ljubica sostiene che Edi senza il calcio non sappia stare. 
«Temo che quando è ora di smettere non lo capirò mai». 

AYRTON SENNA AYRTON SENNA pizzul simeoni foto carbone gmtpizzul simeoni foto carbone gmtAYRTON SENNA AYRTON SENNA pasolini 1pasolini 1reja 2reja 2

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO