renato zero

"DA RAGAZZINO UN GIORNO ERO IN GIRO A ROMA CON LA RETINA PER LE FARFALLE E IL MIO CANE. UN SIGNORE CON LA PATTA SBOTTONATA MI CHIESE: “PERCHÉ NON VIENI QUI A PRENDERE LE FARFALLINE?” – RENATO ZERO CONFESSIONS - IL CONCERTO CON UN SOLO SPETTATORE, JIMI HENDRIX AL BRANCACCIO, I PRANZI IN MENSA CON BATTISTI, "FANTASTICO 3" (“PENSAVANO DI FARE UN FUNERALE A UN ARTISTA SCOMODO”), LA LOREN E QUELLA SERA A PARLARE DI AFA E SPINACI – "NON HO MAI ACCETTATO CHE L’ALTRA PIAZZA DEL LETTO FOSSE ABITATA. PERÒ AMO, NON SONO VEDOVO. QUALCUNO MI CHIAMA PURE MAESTRO…SONO STATO PROMOSSO”

Sandra Cesarale per corriere.it

 

renato zero

C’è un coccodrillo all’ingresso. Il plastico che ritrae Fonopoli, la cittadella della musica immaginata da Renato Zero negli anni 90 è in buona compagnia: cappelli di tutte le forme e colori, foto, quadri, un poster gigante del Monello di Chaplin con la scritta «Ciao nì», un muro di scatoloni. «Sto traslocando», dice il re dei Sorcini che a 72 anni (e 55 di carriera) si prepara a un’altra delle sue imprese.

 

Dopo le provocazioni in boa e paillettes, la preghiera laica della sua Ave Maria, le esternazioni filosofiche di Zerovskij, la musica sacra di Atto di Fede, diventa gladiatore per conquistare a settembre l’antica arena romana del Circo Massimo con sei concerti (cinque già sold out). «Sono fra quelli che si complicano la vita, segno della Bilancia, che non concede prove d’appello, non è mai tollerante soprattutto sugli uomini, mentre con le donne è più accondiscendente. Questo è il treno che sarebbe dovuto passare nel 2020. Il pensiero di festeggiare settant’anni non è lo stesso di 800 giorni fa, bisogna rimescolare i numeri ed estrarre un palinsesto che tenga conto anche di quello che è successo nella mia vita in tutto questo tempo: ho inciso un triplo disco, poi è arrivato Atto di Fede, in compagnia di meravigliosi amici». Pausa. Squilla il telefono, le note sono quelle di Beat It.

RENATO ZERO

 

Ha Michael Jackson nella suoneria?

«Mi mette un po’ di brio. Mi capita di ripescare belle ugole del passato come Sarah Vaughan, José Feliciano, abbiamo avuto una fortuna sfacciata nel nascere in un’epoca in cui è successa qualunque cosa, nel bene e nel male. Forse è per questo che oggi siamo un po’ rintronati».

 

In 72 anni ne avrà viste parecchie.

«Alla fine dei Sessanta ho anche aperto il concerto di Jimi Hendrix al Brancaccio. Ballavo insieme ad altri sette. Abbiamo allargato le braccia verso il fondo della scena ed è entrato questo riccioluto che mordeva le corde della chitarra senza prendere la scossa, non capivo come fosse possibile».

Come ricorda quegli anni?

«Più stavi in giro e più accadevano cose. Avevamo questa attitudine all’aggressione del marciapiede, della porta di un impresario, rispondevamo alla chiamata alle armi di musicisti che una volta cercavano un batterista, una volta un bassista. Le idee si mescolavano. Poi sono arrivati i computer e si è stravolto tutto. Qualcuno è convinto che mettersi davanti a un Pro Tools sia una vittoria. Io credo sia una sconfitta perché ti allontani dall’umano, dalla stanchezza fisica, mentale, dall’andare a cercare l’ispirazione».

 

renato zero in maschera foto di bacco (2)

Però oggi molti di questi artisti riempiono club e palazzetti a colpi di sold out.

«Fa un po’ meno effetto. Quando il sold out arriva gradualmente ti porta a credere che sia il frutto di tutto il tuo lavoro. Adesso la biglietteria si esaurisce perché la gente ha bisogno di incontrarsi, andare fuori. Il merito non è più solo dell’artista. Non sei più tu la pietra dello scandalo».

 

Ricorda il primo concerto tutto esaurito?

«No, ma ricordo quello con uno spettatore. Vigilia di Natale del ’73 al Folk Rosso. Il proprietario voleva rimborsargli il biglietto e mandarlo a casa. Mi imposi: “Ho lasciato la mia famiglia dicendo che sarei andato a lavorare”. Mi esibii per lui che tornò la sera dopo con 22 persone».

 

Il primo disco glielo produsse Gianni Boncompagni. Come andò?

«Era un ragazzino impertinente, invadente ma con una carica di vita mostruosa e con una disponibilità rara. Mi portò a fare un provino alla Rca con i pantaloni strappati e la mercanzia in bella mostra, coperta da una felpa, per una spaccata nella trasmissione Bandiera gialla. Dopo due settimane mi chiamò: “Devi venire a cantare”. Sembravo un rospo con la mia vocetta un po’ fastidiosa. Del disco furono vendute una trentina di copie, tanti sono i miei parenti che se le sono comprate».

Nel ’73 «No! Mamma, no!», album d’esordio. Con trucco e lustrini si scagliava contro conformismo e aborto, esaltando la fantasia.

intervento di renato zero foto di bacco (2)

«Quel disco annunciava che sarei stato uno dalle mille facce. La maschera era un elemento di greci e latini, la preferivano alla diplomazia, al falso istituzionale, perché dava vita a un gioco in cui si può mettere alla prova l’intuito. Quando vedo uno che non riesco a decifrare mi viene voglia di guardargli dentro per capirlo. Io dell’apparenza sono stato vittima ogni volta che mi volevano affibbiare un’etichetta solo perché guardavano la confezione. Il bisogno fa l’uomo ladro. Quando hai fame, di qualsiasi cosa, ti fai lucertola, pachiderma, scimmia. Amo i napoletani perché hanno firmato un patto con la vita: non sono gelatinosi, statici. Dovessi presentare un italiano all’estero manderei un napoletano».

L’anno dopo, in «Qualcuno mi renda l’anima» affronta il tema della pedofilia.

loredana berte' renato zero

«La gente mi diceva: Perché parli dei pedofili se non ci sono? Spesso per scrivere le mie canzoni si accendono le foto della memoria. Un giorno mi trovavo a piazza Augusto Imperatore con la retina per le farfalle e il mio cane. Un signore con la patta sbottonata mi chiese: “perché non vieni qui a prendere le farfalline?” Immagini un bambino che assiste a una cosa del genere… Il Renato adulto porterebbe quel signore al commissariato».

 

Altre foto della memoria cui è legato?

«Quando ero piccolo abitavamo nel centro storico, via Ripetta. In casa tre zii scapoli, mia nonna Renata, le mie tre sorelle, mio padre, mia madre, io, il nostro pastore tedesco femmina che mi portava a spasso. Non era un appartamento grande ma c’eravamo accampati bene. D’inverno ci si faceva caldo uno con l’altro. Respiravamo Roma nella sua entità più profonda».

 

Dal centro vi siete trasferiti in periferia?

«Non avevamo il bagno in casa, ma sul ballatoio. E i signori che avevano messo gli occhi su questa Roma dalle grandi prospettive edilizie dissero a tutte le famiglie come la nostra: “Se andate in periferia c’avete pure il servizio dentro casa”. Appena ci siamo mossi hanno ristrutturato gli appartamenti del centro mettendoci otto bagni… a noi ne sarebbe bastato uno. Ma abbiamo lasciato una matrigna e abbiamo trovato una madre, la borgata».

 

renato zero

Dopo il successo di «Mi vendo», fonda una sua etichetta. Perché?

«La mia libertà l’ho pretesa. Se sei padrone del tuo lavoro nessuno può pilotare il tuo pensiero e la tua personalità. Lucio Battisti diceva: se vuoi l’opera devi prendere l’opera, non il surrogato. La vedova Grazia Letizia difende questa posizione ed è l’unica che può tutelarlo. Lucio pranzava alla mensa della Rca, da solo, non amava fare comunella con i dirigenti. Ma ogni volta che mi vedeva mi invitava al suo tavolo. Si confidava. Il suo pensiero l’ho assimilato. La sua volontà di appartenersi l’ho sposata. Se prima stavo sulle palle ai discografici, a un certo punto ho smesso di sopportarli io».

 

Come affronta il palco?

«Fisicamente non seguo regole. Ma per uno come me che gioca a scopone scientifico, scopa, tresette almeno i polpastrelli sono esercitati — ride — La concentrazione è un’altra cosa. Quando stai lì il distacco dall’emozione è sempre complicato. Ogni volta che canti un brano ricordi il vecchio furgone che ti portava in giro, quando da solo caricavi gli strumenti. E poi ti chiedi se sei piaciuto, se il disco vende... ».

beppe grillo renato zero i falchi della notte

Nel suo pubblico bambini e anziani...

«Non hanno filtri, non usano il metro dello sgomento. E su di me ha funzionato perché erano gli anziani che portavano i giovani da me. Raffaella Carrà mi raccontò che un giorno a Bellaria la nonna le disse: “Raffaellina stasera mi devi portare a vedere Renato Zero”. Raffaella non era mai venuta a un mio concerto, mi conobbe grazie alla nonna. Abbiamo pure abitato vicini, sia a Roma che al mare. Per me è stato un bel vantaggio: era amica, collega ispiratrice. Quando facevo le trasmissioni insieme, lei e Japino mi chiedevano: “che vuoi fare?” Sapevano che io avevo già un coniglio fuori dal cilindro».

 

Con Raffaella e Corrado prese parte a Fantastico 3 in Rai. Come andò?

«Ho sempre avuto forti sospetti sulla Rai perché un’azienda che chiede il canone, si dice pubblica ma non lo dimostra. Volevano far vedere che erano avanti, comprendevano i cambiamenti, li favorivano. Pensarono a me per quel Fantastico come al bel funerale di un artista scomodo. Io, invece, volevo dimostrare che non era solo un gioco di colori, forme e provocazioni, ma c’era forse dell’altro nella mia presenza».

 

Non ha una grande opinione della tv?

VASCO RENATO ZERO

«Ha perso identità, viene schiaffeggiata dall’approssimazione. Nel ’54 ne avevamo una. Marca Admiral. Uno scatolone con le manopole, che friggeva da mattina a sera perché non c’era quasi niente da guardare. Poi si accendeva e vedevi Giancarlo Cobelli che faceva il mimo, Pasolini, il maestro Alberto Manzi, i reportage di Mario Soldati in un Paese che sembrava essere il luogo delle favole, con tutta l’ignoranza di cui l’Italia era padrona ma con la forza di voler crescere perché c’era una nazione da ricostruire».

 

L’incontro inaspettato?

«Con Sophia Loren. Avevo festeggiato all’Argentario il compleanno di Trovajoli che si presentò a casa mia con una magnum di champagne. Poi a settembre ci ritrovammo a cena da lui per celebrarlo di nuovo. C’erano la moglie Maria Paola, Sophia e sua sorella, Gianni Battistoni e io. Quando sono arrivato ho visto Sophia e Armando in giardino, su una panca che bisbigliavano. Erano due amici che si stavano raccontando la vita. Una serata meravigliosa, abbiamo parlato del rincaro degli spinaci e dell’afa».

 

Com’è Renato Zero oggi?

«Non ho infilato pantofole e vestaglia, non ho mai accettato che l’altra piazza del letto fosse abitata. Però amo, non sono vedovo. Quando esco di casa sono a casa, parlo con la vecchietta, il ragazzino. Qualcuno adesso mi chiama pure maestro… sono stato promosso».

RENATO ZERO A DOMENICA IN renato zerorenato zero 3renato zero MARA VENIER DAGO, RENATO ZERO ELISABETTA FERRACINIrenato zero ennio morriconerenato zero e giuliano sangiorgi renato zerorenato zero ennio morriconerenato zerorenato zerorenato zero 8RITA PAVONE RENATO ZERO 1renato zerorenato zerorenato zerorenato zeroRENATO ZEROrenato zero

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....