
“L’IMITAZIONE DI CROZZA MI HA PENALIZZATO. ESSERE PRESO PER IL CULO DALLA GIALAPPA ERA UN PRIVILEGIO, MA ERO DIVENTATO UNA MACCHIETTA” – SERSE COSMI: “IL PRESIDENTE CON CUI HO LITIGATO DI PIÙ? GAUCCI, MA ALLA FINE MI PERDONAVA SEMPRE” – “IL FIGLIO DI GHEDDAFI? NON MERITAVA LA SERIE A, MA DIETRO C’ERA UN DISEGNO MOLTO PIÙ SOFISTICATO” – “IL CALCIO DI OGGI NON MI PIACE. NON VOGLIO FARE LA FIGURA DEL ROSICONE, DEL DATATO, DEL DINOSAURO. PERÒ È ANCHE VERO CHE CI SONO ALCUNI DATI OGGETTIVI. SI GUARDA SOLO ALLA VELOCITÀ. PENSATE COSA SAREBBE STATO TOTTI SE FOSSE STATO PURE VELOCE…” - VIDEO
Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
Ha sempre avuto a che fare con presidenti che si accendevano come fienili: tra Gaucci, Zamparini e Preziosi con chi ha litigato di più?
«E si è dimenticato Spinelli, Pozzo e Corioni. Una volta un mio amico mi mandò un messaggio appena firmai per il Palermo di Zamparini: “In bocca al lupo, vedo che sei un sofisticato collezionista di presidenti ”».
Sofisticato nelle scelte, verace nei modi con quella voce che è un graffio naturale ed è stato uno dei suoi tratti da allenatore, insieme al berretto con la visiera sostituito dalla coppola, come uscito da uno di quei film sul proibizionismo negli anni Venti. […] Serse Cosmi, una vita da allenatore — il Perugia su tutti — oggi è uno degli opinionisti di Radio Tv Serie A.
Si andava a cercare i «peggiori» presidenti su piazza?
«Gaucci lo metto davanti a tutti, ma in senso positivo. Vi assicuro che era realmente diverso da come si voleva porre, nella vita normale era un’altra persona. E questo aspetto mi faceva impazzire. Quando ho iniziato ad avere più confidenza glielo dicevo. Lui mi guardava e si metteva a ridere. Era un cavallo di razza».
Le litigate più furibonde?
«Quelle più accese — non le definirei furibonde — le ho fatte proprio con Gaucci perché era una persona a cui volevo bene. E io ero un allenatore a cui lui era molto legato. Abbiamo avuto confronti dialettici forti, a volte andavo oltre con qualche parola in più però alla fine mi perdonava sempre».
Il figlio di Gheddafi meritava la Serie A?
«Non è la domanda giusta. Chiaro che come calciatore non la meritava. Però non pensate che Gaucci fosse talmente pivello o stupido da prenderlo senza motivo, tant’è vero che con il Perugia giocò in tutto 12 minuti. Dietro c’era un disegno molto più sofisticato».
[…] Che adolescenza ha avuto?
«Ho avuto un’infanzia e un’adolescenza bellissime che mi lasciano ricordi nostalgici. Avevamo tutto quello che bastava. La pesca nel fiume, la balera dove conoscere le prime fidanzate. E poi le partite infinite a calcio che erano dettate esclusivamente dal giorno e dalla notte. Non c’era bisogno di orologi, quando cominciava a far buio tornavamo a casa e la mattina dopo eravamo già pronti a rivivere la giornata. Era una Disneyland meravigliosa, l’unico brutto ricordo è legato alla morte di mio papà quando avevo 15 anni».
[…] Il calcio italiano è peggiorato perché non si gioca più in strada?
«Non solo per questo. Ma sicuramente è venuto a mancare un elemento primitivo che ne ha fatto perdere l’essenza. Con gli amici giocavamo dalla mattina alla sera, globalmente in un giorno giocavo quello che gioca un bambino oggi in una settimana. Io come tutti i miei coetanei».
[…] La più grande gioia da allenatore?
«Sono stato il primo a vincere con il Perugia a San Siro (contro il Milan); con il Perugia ho vinto l’Intertoto, l’unico trofeo a livello internazionale della sua storia».
[…] Se deve pensare a una delusione?
«Penso inevitabilmente allo spareggio del Perugia contro la Fiorentina: perdere con la squadra della mia città è stato atroce. E poi penso all’Udinese uscita dalla Champions a tre minuti dalla fine nella partita contro il Barcellona: eravamo praticamente agli ottavi, mancavano tre minuti e crollò il sogno».
Il giocatore più forte che ha allenato?
«Tanti: Materazzi, Milito, Muriel, Di Natale, Liverani... Però il giocatore più talentuoso è stato Fabrizio Miccoli. Era devastante».
[…] Per cosa un giocatore la faceva arrabbiare di più?
«Quando non si divertiva. Quando subiva il suo mestiere, o meglio, quando il suo privilegio diventava solo un mestiere. Se un calciatore non capiva la fortuna che aveva mi mandava al manicomio».
L’imitazione di Crozza la faceva rosicare o era un riconoscimento?
«Con Maurizio sono diventato anche amico, in quel momento essere preso per il culo dalla Gialappa era un privilegio per pochi. Nel calcio però c’è anche un sottobosco di persone misere che non hanno mai accettato il fatto che io mi divertissi con la Gialappa e l’hanno considerato un limite per la mia carriera».
Quindi è stato penalizzato da quell’imitazione?
«Quell’etichetta mi è rimasta addosso. E danno peggiore non me lo potevano fare. Ero diventato la macchietta del “te spezzo ‘na gamba”. Questo ha parzialmente oscurato quello che ero: si parlava solo del Cosmi motivatore ma non credo proprio di essere stato solo quello».
[…]Il calcio di oggi le piace?
«A casa mia l’unica che riesce a vedere una partita per intero è mia moglie. Le vede tutte, anche quelle improbabili, mentre io se non riconosco in una partita certe qualità mi addormento subito».
Quindi era più bello il calcio del passato?
«Non voglio fare la figura del rosicone, del datato, del dinosauro. Però è anche vero che ci sono alcuni dati oggettivi. Esiste Baggio? No. Totti, Del Piero, Maldini, Cannavaro? No. Oggi si guarda solo alla velocità. Pensate cosa sarebbe stato Totti se fosse stato pure veloce».
SERSE COSMI
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serse cosmi CROZZA
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