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TRE PALLE E UN SOLDINI: "AVREI VOLUTO ESSERE UN CAPITANO DELL’800, QUELLI SI’ CHE ERANO SUPER MARINAI– LO SKIPPER MILANESE HA MIGLIORATO IL PRIMATO DELLA STORICA ROTTA DEL TE' DA HONG KONG A LONDRA E PARLA DELLA SUA TRAVERSATA TRA PIRATI, BALENE E LAVATRICI IN MARE: “PUOI AVERE TUTTA LA TECNOLOGIA CHE VUOI MA SE TI IMBATTI IN ONDE DI 18 METRI, CHE FAI? VAI SU GOOGLE?”- VIDEO STRACULT DI ALBERTO SORDI

 

Alessia Cruciani per SportWeek- La Gazzetta dello Sport

Che cosa c’entra Giovanni Soldini con il tè delle 5? Molto. Perché l’ultima sfida vinta dallo skipper milanese ha riguardato la storica Rotta del Tè, Hong Kong-Londra, che appassionò gli inglesi nel XIX secolo.

soldini

 

Era il percorso che tra il 1850 e il1870veniva affrontato dai clipper - le ultime imbarcazioni a vela commerciali prima delvapore -famosiper le straordinarie velocità che erano in grado di raggiungere, che trasformavano le loromissioni invere eproprie gare. Se 150annifa i clipper impiegavano circa 90giorni a coprirele13.000 miglia della rotta,Soldini e il suo equipaggio (GuidoBroggi,AlexPella,Oliver Herrera e Sébastien Audigane) dovevano migliorare il primato di 41 giorni, 21 ore e 26 minuti stabilito nel 2008 dallo skipper francese Lionel Lemonchois. Che aveva adisposizione un maxi catamarano di 32,5 metri, finanziato dai Rothschild, e un equipaggio di10 persone.

 

Soldini si è lanciato nell’avventura a bordo deltrimarano Maserati Multi70, più corto di diecimetri,ma che gli ha permessodi coprire la Rotta del Tè in 36 giorni, 2 ore, 37 minuti e 2 secondi. Giovanni, un po’ di tè lo avete portato anche voi a Londra? «Sì, ma poco! A bordo lo bevevamo all’inizio, poi abbiamo iniziato ad avere problemi di energia in cucina. Non avevamo molto gas (in realtà si tratta di alcol) e nei primi giorni abbiamo esagerato facendoci almeno sei caffè o tè a testa. Quando ci siamo resi conto che avremmo finito l’alcol, ci siamo limitati a un caffè a testa al giorno».

giovanni soldini e il suo equipaggio

 

Siete salpati da soli il 18 gennaio. Nel1866, annodellaGreatTeaRace, le imbarcazioni furono 16…

 

«Si potrebbe fare anche oggi, certo. Ma èmoltoimpegnativodalpuntodivista logistico. Intanto devi portare le barche dall’altra parte del mondo. Noi abbiamo fatto la Transpac, da Los Angeles a Honolulu. Una volta arrivati alle Hawaii non era complicato raggiungere la Cina. E con Maserati organizziamo eventi nei suoi vari mercati, l’ultimo in Giappone. Ecco, mettendo insieme più ragioni, ne vale la pena».

 

Per andare veloci, quei velieri imbarcavano carichi leggeri. Voi avete imbarcato poco cibo. (ridendo)

 

«Infatti siamo tutti dimagriti di un bel po’, almeno 5-6 chili!».

 

Avete mai pensato ai vostri predecessori lungo la rotta?

 

giovanni soldini e il nuovo record sulla rotta londra hong kong

«Un sacco di volte! I clipper rappresentano un sogno per ogni velista. Ci hanno sempre affascinato tantissimo. Darei un occhio della testa per farmi un giro su un clipper. Come capitano, è ovvio! Come marinaio ad arrampicarmi sui pennoni no! Sarebbe interessante decidere le strategie,da cheparte andare con un affare lungo più di 200piedi, 70persone di equipaggio e una valanga di metri quadridi vele. E poi questi facevano delle cose pazzesche, erano super marinai: viaggi, giridelmondo, NewYork-SanFrancisco, la Rotta del Tè. Tutti percorsi ultra impegnativi, affrontati conla tecnologia di allora e in assenza di informazioni. Mi sarebbe piaciuto tantissimo vivere in quell’epoca».

 

Che cosa è rimasto invariato rispetto alla seconda metàdel XIXsecolo?

soldini

«È sempre il mare che comanda. Fossimo partiti due giorni dopo, mettendoci lo stesso tempo per raggiungere la Manica, non avremmo mai visto Londra. Le condizioni meteo sono diventateproibitiveperunabarca come Maserati. Puoi avere tutta latecnologia che vuoi, ma se Nettuno si mette di traverso... Se ti imbatti in una depressione con 70 nodi di vento e onde alte 18 metri, che fai? Vai su Google?».

 

Di sicuro qualcosa è peggiorato rispetto al passato. Dopo 10 giorni avete urtato qualcosa, rompendo il timone dello scafo di destra.

 

«I marinai dell’800 non avrebbero urtato qualcosa di plastica. Il 99%delle volte che capita è contro rifiuti dell’uomo. Puoi anche andare addosso a una balena, ma è triste colpire un boiler, una lavatrice o uno pneumatico».

 

All’epoca si incontravano i pirati. Oggi è più pericoloso il traffico?

 

«Ci sono ancora i pirati, ma per nostra fortuna sono più interessati alle navi

con un carico dal valore alto.I l traffico è pazzesco, zone come Hong Kong, il Mar della Cina, Singapore sono infernali: navighi circondato da centinaia di altre navi e devi stare molto attento. Con una barca che va veloce, conla visibilità ridotta dalla velaaperta, il rischio incidente è altissimo. E poi c’è il traffico locale: tante barchettine di pescatori, magari nemmeno illuminate. Ma mi sono stupito anche delle coste africane, appena superato il Sud Africa: piene di pescherecci industriali grossi».

giovanni soldini e il nuovo record sulla rotta londra hong kong

 

Incontri più “naturali”?

 

«Abbiamo navigato negli oceani del Sud, mari selvaggi dove c’è poca presenza umana,dove lanatura èpadrona indiscussa e ci sono un sacco di albatros. Li vedi solo lì: volano in maniera strana, senzamai sbattere le ali, e stanno ore a planare e a giocare con le onde. Ti incanti a guardarli».

 

Lasciata l’Africa si pensa “è fatta!”. Invece il peggio è stato allora.

 

«Abbiamo sempre saputoche sarebbe stato il pezzo fondamentale.Perquesto dovevamo arrivare all’Equatore con un buon vantaggio da gestire dopo».

 

All’epoca dei clipper c’erano centinaia di persone ad aspettarli a Londra, sia per fare affari sia perché si scommetteva sul capitano piùbravo. In quanti hanno atteso voi? (ridendo)

 

giovanni soldini e il nuovo record sulla rotta londra hong kong

«Sicuramente dimeno,anche perché non avevamo inglesi a bordo! Direitra 50e 100persone, giornalisti e amici.In realtà, erano di più…».

 

Esatto, grazie ai social. All’epoca nonc’erano i follower. Per molti era come stare su Maserati con voi.Che tipo di eroe rappresenta per loro?

 

«Sono fortunato da questo punto di vista.Molte personesiimmedesimano nelle mie avventure e sognano. Per una garadimoto, ad esempio, gareggi in direttatvper trequartid’oradavanti a milioni di spettatori. Nel nostro mondo tutto ciò è impossibile. Rimane un’idea e ognuno la immagina un po’ come vuole, come preferisce. È bello che sia così. Quando faccio lunghe regate, comeun girodelmondo,posso raccontaredeipiccolimomenti.Ma la vivo solo io completamente perché non puoi condividere tutto. Equesta èuna cosa preziosa, che ti avvicina alle avventure con i clipper: sei solo e nessuno può intromettersi».

 

Al capitano più veloce veniva consegnato un bel gruzzolo. A lei?

«Niente! Sono solo stato ilpiùveloce a vela da Hong Kong a Londra. A me basta. Il vero premio è continuare a fare quello per cui sei nato».

giovanni soldini e il nuovo record sulla rotta londra hong kong

 

Cinque giorni e 19 ore meno del primato di Lemonchois. Che distacco!

 

«Lionel è un grandenavigatore e ci ha fatto i complimenti per il record. Essendo più grande, la sua Gitana 13 è ingrado di raggiungere velocità maggiori, soprattutto con il mare grosso. Con 25 nodi di vento, se c’è onda, noi dobbiamo andare più piano altrimenti distruggiamo tutto. In condizioni medio-leggere, invece, essere piccolo e più manovrabile semplifica le cose: ci metti meno a fare un cambio vela, a reagire a situazioni che variano, sei più leggero (ti porti la metà della gente e lametàdel cibo).Te lagiochi così».

 

Nel 1866 ci misero 99giorni. I primi due clipper arrivarono a distanza di 23 minuti e il terzo dopo un’ora.

 

giovanni soldini e il nuovo record sulla rotta londra hong kong

«Succede anche a noi, in unatappadel giro del mondo in solitaria è capitato di arrivare tre quarti d’ora prima del secondo odopo.Quando siparte tutti insieme,trovi le stesse condizioni e le differenze sono minori. I 5 giorni di differenza si spiegano con la scelta di Lionel di partire dal nord del mondo d’estate, passando da Capo di Buona Speranza in inverno e arrivando in Inghilterra conil caldo.ConMaserati abbiamo fatto il contrario, prendendoci i rischi del Nord Atlantico d’inverno.Però,quelloche feceronel1866 è pazzesco! Quanto mi sarebbe piaciuto esserci!».

 

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