SPROFONDO BIANCONERO! SPALLETTI IN POLE PER IL DOPO TUDOR. IL FINALE TERRIBILE DELL’ALLENATORE CROATO CHE, DOPO LA SCONFITTA CON LA LAZIO, È FINITO A STRACCI CON IL GRUPPO DEGLI ITALIANI (LOCATELLI, GATTI, CAMBIASO) ACCUSATI DI NON AVERE PRESO IN MANO IL GRUPPO - LA SOCIETA’ HA CREDUTO POCO IN TUDOR: IL DIRETTORE SPORTIVO BIANCONERO, DAMIEN COMOLLI, HA IGNORATO LE INDICAZIONI DEL TECNICO SUL MERCATO – CONDO’: “LE COLPE DI QUESTA NUOVA DISPERAZIONE BIANCONERA SONO TUTTE DI TUDOR? NO, SONO ANTICHE: DALLA FIAT CHE NON È PIÙ LA FIAT ALLO SFARINAMENTO DI UNA DINASTIA…”
Estratti da corrieredellosport.it
Del doman v’è certezza, del dopodomani un po’ meno. Perché l'esonero di Igor Tudor apre una linea di successione che dovrebbe portare a Spalletti: condizionale d’obbligo visto che per Juventus-Udinese di domani -18.30 allo Stadium - ci sarà il panchina Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen, scelto ad interim dalla dirigenza per un interregno destinato a durare pochissimo visto che poi tornerà ad allenare la seconda squadra bianconera in C.
Dopo andrà in scena la più classica puntata di “Avanti un altro”, solo che la conduzione non è di Paolo Bonolis ma di Damien Comolli: da escludere piste estere, Luciano da Certaldo è in pole position sebbene chieda un contratto fino al 2028, diversi milioni.
Ci sarebbe l'intenzione, da parte dei bianconeri, di optare per una soluzione a breve termine, con scadenza a giugno e magari un’opzione in caso di qualificazione alla prossima Champions, unico vero obiettivo sportivo ed economico per non considerare la stagione un totale fallimento (…)
1 - LA LITE CON I GIOCATORI E L'ESONERO LAMPO IL FINALE TERRIBILE DI IGOR
E.G. per “la Repubblica” - Estratti
Igor Tudor è stato esonerato ieri prima di mezzogiorno: l'amministratore delegato Damien Comolli lo ha incrociato alla Continassa e gli ha gelidamente riferito la comunicazione, senza una parola di spiegazione.
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La panchina l'aveva di fatto persa già una settimana prima a Como, quando i primi ritocchi tattici hanno fomentato una confusione indicibile rilanciata dal tourbillon di uomini e posizioni dell'Olimpico: vista dall'alto, la Juve sembrava un gruppo disordinato di giocatori disconnessi tra loro. È lì che la dirigenza, pur non avendo in mano già un sostituto, s'è resa conto che dare a Tudor altro tempo (fino alla sosta di novembre) avrebbe rischiato di far precipitare drammaticamente la situazione.
luciano spalletti nella sua tenuta
Inoltre dopo la partita, nel caldo degli spogliatoi, c'è stato un duro confronto con la squadra: in particolare, l'allenatore avrebbe accusato lo zoccolo duro degli italiani (Locatelli, Gatti, Cambiaso) di non avere preso in mano il gruppo, sottraendosi al ruolo di leader. Il confronto lo ha confermato lui stesso, poco più tardi: «Ho fatto una chiacchierata con la squadra: ho detto che ognuno deve entrare nella propria anima, mettersi davanti allo specchio ed essere molto onesto con sé stesso».
Sono state le ultime parole da allenatore della Juventus.
Non poteva che finire così, visto come era cominciata. Comolli ha trasformato il traghettatore Tudor nell'allenatore della disperazione, dopo aver incassato il no di Conte, gestito malissimo i rapporti con Gasperini e girato a vuoto alla ricerca di qualcuno con cui avviare un nuovo ciclo.
La sfiducia in Tudor è stata immediatamente percepibile. Tudor, perlomeno, l'ha sempre percepita. Il mercato ha ignorato le sue indicazioni (voleva prima di tutto un centrocampista, l'unico tipo di giocatore che non è arrivato) e il rapporto è andato avanti sul filo di una provvisorietà conclamata. Intanto il tecnico perdeva punti con le sue esternazioni pubbliche, scagliandosi contro arbitri e Lega dopo il pareggio di Verona e contro i calendari prima della sfida al Real Madrid, mentre la società lo avrebbe voluto più elastico nella gestione dei nuovi acquisti. La società non si è mai esposta per difendere Igor, se non con le parole di circostanza nelle interviste pre-partita.
E l'unica volta che Comolli ha parlato in pubblico, senza accettare domande, è stato per definire Openda il giocatore ideale per la Juve, altro che Kolo Muani. Poteva forse finire diversamente?
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2 - L’ALLENATORE BRACCATO (E RIBELLE), ALFIERE DI UNA CONTRORIFORMA FALLITA
Paolo Condò per il “Corriere della Sera” - Estratti
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Igor Tudor era il migliore degli allenatori possibili per la Juve?
Naturalmente no. Le colpe di questa nuova disperazione bianconera sono tutte sue?
Naturalmente nemmeno. Le colpe sono soprattutto distanti e antiche, dalla Fiat che non è più la Fiat allo sfarinamento di una dinastia — che famiglia è una in cui la madre e i figli sono in causa? —, da un ciclo di scudetti storico e irripetibile agli illusori tentativi di riprenderlo nel giro di un solo mercato, dallo sproposito CR7 che non ha finito di zavorrare i conti (a gennaio nuova udienza) al contrattone quadriennale regalato a un Pogba rotto, alla folle dinamica ascensionale di quello di Vlahovic.
In tutto questo, e in una Juve che da anni fa 70/72 punti qualsiasi cosa accada, Tudor è entrato come alfiere dell’ennesima controrivoluzione seguita a una rivoluzione fallita. Da ieri e potenzialmente fino al 2027 il suo nome figura alla voce bonifici sprecati, accanto a quello di Thiago Motta.
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Esaurito l’elenco delle colpe di sistema, è chiaro che anche lui ci ha messo del suo: nella rosa della Juve c’è una voragine in mezzo al campo e nella gara per lui decisiva — lo sapeva, dai, stiamo comunque parlando di un uomo di calcio — lascia in panca Thuram, unico centrocampista elettrico a sua disposizione.
E poi quell’Yildiz che da inizio stagione sta silenziosamente implorando, o almeno così vogliamo credere, lo spostamento al centro, nel cuore del gioco, dove devono stare i leader presenti ma anche quelli futuri, e invece viene lasciato a disegnare ghirigori nel suo monolocale in periferia.





