SPINGENDO LE PROTESTE PIÙ IN LÀ – DAL “CHE CAZZO FAI?” DI PIZARRO ALLE INTEMPERANZE DI BALO FINO A “SHINING” KLOPP: TANTO OGNI ARBITRO FA COME GLI PARE…

1. VIDEO - LA FURIOSA REAZIONE DI KLOPP CON IL QUARTO UOMO DI NAPOLI-BORUSSIA DORTMUND

 


2. QUELLI CHE "ARBITRO NON CONTI UN C..." - DALLA REAZIONE DI KLOPP ALLE INTEMPERANZE DI BALOTELLI
Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano"


In una trasfigurazione che sarebbe parsa eccessiva persino per il più volgare degli imitatori, Jürgen Klopp ha minacciato con faccia da sgherro incazzoso il quarto uomo dell'arbitro Poenca. Secondo l'allenatore del Borussia Dortmund, l'assistente si era macchiato del reato supremo di avere ritardato l'entrata in campo del suo difensore Subotic, a bordo campo per medicarsi una ferita alla testa. Durante quel lasso di tempo, Higuain ha portato mercoledì sera in vantaggio il Napoli.

Klopp ha perso prima l'aplomb e poi la panchina. Al di là della portata comica del suo sfogo, che sta furoreggiando in Rete quasi come gli sfoghi di Malesani in Grecia, il tema è calcisticamente di grande attualità: fin dove può spingersi la protesta? La giurisprudenza in materia fornisce una risposta chiarissima: ognuno fa quello che gli pare. A partire dagli arbitri, che con navigata umoralità alternano pugno durissimo a permissivismo spinto. Con buona pace della tanto vagheggiata, e mai raggiunta, "uniformità di giudizio". Coi pianti dei tifosi della Fiorentina si potrebbe riempire l'Oceano Pacifico, ma sono spesso lacrime motivate.

Di sicuro domenica scorsa all'ora di pranzo, quando il garbato Vincenzo Montella ha lamentato la giornata stortissima dell'arbitro De Marco in Fiorentina-Cagliari. Un rigore gigantesco non dato per fallo su Rossi, una protesta tanto motivata quanto normale - a meno che la frase "Che cazzo fai?" non sia diventata d'un tratto incendiaria - punita con espulsione e due turni di squalifica a danno di Pizarro.

Montella, più che per il rigore, in via teorica derubricabile alla voce (un po' ipocrita) "errore umano", se l'è presa proprio per quel cartellino rosso. "Non c'è uniformità, ad altri giocatori più noti tutto è permesso". Allusione neanche troppo velata a Balotelli, a cui in effetti molto è concesso, per esempio durante Torino-Milan quando ha inveito contro chiunque. Galliani si è piccato per tale affronto, fingendo di dimenticare come il Milan sia arrivato terzo la stagione scorsa (a danno della Fiorentina) e stigmatizzando il comportamento del tecnico viola.

Per quegli strani casi della vita, si è dimenticato di condannare anche la perdurante assenza di fair play della sua squadra, dal lampione flebile di Marsiglia al menefreghismo riservato al fratturato Larrondo. La spiegazione più facile è quella dei due pesi e delle due misure: i più forti si salvano e i più deboli no.

Nello specifico, il barracuda Balotelli mangia il pesciolino Pizarro. Ma è una mezza verità, o comunque una semplificazione, perché lunedì sera il cartellino rosso non è stato sventolato a Lucarelli (non proprio Messi) che per giunta gioca nel Parma (non proprio il Barcellona). Dopo essere stato giustamente ammonito, il difensore parmense ha protestato con particolare veemenza contro l'arbitro Guida. Generoso di esternazioni, non si è fatto mancare nemmeno un vibrante bestemmione.

Se Pizarro meritava il rosso, Lucarelli rischiava l'ergastolo. Macché: niente secondo cartellino, nonostante l'aggravante di Cassano, che nel frattempo era arrivato per "difendere" il compagno e ricordare al direttore di gara che "tu non lo devi toccare". Sì, perché Guida, tra il rosso e il finger nulla, aveva scelto teatralmente la terza strada: quella della sfida all'Ok Corral, o anche solo al Tardini.

Si è avvicinato a Lucarelli e gli ha gridato di calmarsi, quasi toccandolo con la bocca, in un curioso remake timido de I segreti di Brokeback Mountain. In tema di protesta non si è mai capito quale sia la prassi da seguire. Il regolamento punirebbe col rosso qualsiasi parolaccia gridata ad arbitro o avversario, ma se fosse così il primo Totti e tutto Materazzi non avrebbero finito mezza partita.

Si è quindi deciso di non decidere, fingendo di non sentire e ritenendo normale lo scazzo, fatti salvi casi estremi come quello del tecnico del Borussia Dortmund. Montella ha messo il dito in una piaga antica, che nessuno neanche prova a curare. I cartellini, più che dalla gravità della protesta, dipendono dall'umore dell'arbitro: un giorno ti va bene, quello dopo paghi per tutti. Il caos totale, e pure disorganizzato.

 

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