IL TRIONFO DELL’“USATO INSICURO”: DA TONI A DE ROSSI, DA HERNANES AD ALVAREZ, LE SORPRENDENTI RESURREZIONI DELLA PRIMA DI CAMPIONATO

Paolo Tomaselli per "Corriere della Sera"

Una partenza intelligente, con il trionfo dell'usato «insicuro». E chi l'avrebbe mai detto? Insicuro di essere ancora utile, come Ricky Alvarez nell'Inter. Insicuro di restare, come Daniele De Rossi nella Roma o Hernanes alla Lazio. Insicuro di essere ancora un bomber di razza, come Luca Toni che ha steso il Milan nella sua nuova vita veronese o come Giuseppe Rossi, acquistato dalla Fiorentina ancora convalescente e anche lui subito in gol.

L'incertezza assoluta per la verità, scaturiva soprattutto dall'ambiente circostante, più che dai diretti interessati. E su queste basi il discorso si può allargare fino al travolgente Napoli di Benitez: un allenatore che non iniziava una stagione intera dal 2010 con l'Inter, che era stato trattato con sufficienza dal gruppo nerazzurro del dopo Mourinho e nel Chelsea (del pre-Mourinho bis), nella stagione scorsa.

Le perplessità sulle qualità di Benitez erano comunque decisamente minori di quelle che accompagnavano (e non da domenica) l'interista Alvarez. Giocatore tecnico, ma molto alto (188 centimetri), ancora giovane (ha 25 anni) Ricky «Maravilla» non è mai stato all'altezza del soprannome con cui era arrivato dall'Argentina (Velez Sarsfield). Scostante, poco incisivo nella manovra, Alvarez sembra adesso al centro del gioco nerazzurro, nello spirito ma soprattutto nella gamba.

Contro il Genoa, il talentino che era stato accostato, a seconda della posizione in campo, a Kakà, Mariolino Corso o Zidane, ha giocato prima dietro a Palacio nel 3-5-1-1, diventando imprendibile nella ripresa, come interno sinistro al posto di Kuzmanovic. Un giocatore finalmente propositivo e aggressivo, anche in fase difensiva. Un ragazzo che con Mazzarri sembra cresciuto.

Lo spessore di De Rossi ed Hernanes è superiore, ma i turbamenti della loro estate romana non sono stati da meno. Il brasiliano ha aperto il campionato con un gol bellissimo all'Udinese (e relativa capriola), facendo dimenticare la sconfitta in Supercoppa con la Juve e le voci di mercato attorno a lui, centrocampista totale e trascinatore della squadra di Petkovic. Il contratto del Profeta con i biancocelesti scade nel 2015: «Il rinnovo? Ne parleremo a mercato chiuso, non c'è fretta».

L'importante è crescere ancora, un obiettivo che per Daniele De Rossi non sembrava all'ordine del giorno, soprattutto dopo la brutta stagione con Zeman. Il primo gol romanista del campionato è suo (e mancava dall'ultima partita con Luis Enrique nel maggio 2012). Per il tecnico Garcia è un fatto simbolico, per il d.s. Sabatini non si sa cosa sia, considerata la strana reazione dopo il gol contro il Livorno, con la mano sul volto, non esattamente rasserenato, dato che aveva cercato di vendere Capitan Futuro.

Perché De Rossi ha un ingaggio pesante per la Roma e anche per trovare una possibile via d'uscita nel mercato. Ma visto che ormai la cessione è improbabile, ritrovarsi con un giocatore così, di nuovo nel cuore dell'ennesima ricostruzione romanista, non è poco.

Luca Toni invece l'ingaggio se lo è ridotto, ha declinato la proposta della Fiorentina che gli offriva una scrivania e ha dimostrato che prima di darlo per finito bisogna aspettare: gol in Coppa Italia col Palermo, doppietta contro il Milan e una nuova giovinezza nel Verona. L'obiettivo dichiarato di Toni sarebbe quello di arrivare a 300 gol (è a 273). Quello «segreto» di ritrovare il Mondiale in azzurro. Ma sarà meglio andarci piano. L'usato, anche se ritrova sicurezza all'inizio della strada, va pur sempre rivisto sulla lunga distanza.

 

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