IL LAMENTO DEL DINO-SAURO - ZOFF: “IO UN MONUMENTO? MI VIENE DA RIDERE, PER IL SISTEMA SONO INAFFIDABILE. MI CHIAMANO SAGGIO MA MI HANNO FATTO FUORI. L’AMBIENTE PERDONA TUTTO SOLO SE NE CELEBRI I RITI. CALCIOPOLI? IO NON AVREI ASSEGNATO LO SCUDETTO ALL’INTER”

1. DA NONNA ADELAIDE A BERLUSCONI DINO ZOFF E UNA VITA IN VERTICALE

Da “la Repubblica

 

Dino Zoff e moglie Dino Zoff e moglie

Nonna Adelaide glielo ripeteva spesso: «È passato Napoleone che aveva gli speroni d’oro agli stivali, figurati se non passa anche il resto». Era stata lei, un giorno, a farne un portiere: si mise a tirare le prugne in aria, sfidandolo a prenderle al volo. Ripensando a quelle sagge parole, Dino Zoff ha scelto il titolo della sua autobiografia, in uscita oggi per Mondadori: «Dura solo un attimo, la gloria» (180 pp., 17 euro). La presenterà domenica alle 12 a “Pordenonelegge” dialogando col premio Strega Francesco Piccolo.

 

C’è un velo d’amarezza che traspare già dal titolo, se a parlare della fugacità degli onori è lui, il Mito che ha giocato a calcio per quasi quarant’anni, undici senza saltare una partita, uno che ha alzato la coppa del mondo e visto le sue mani diventare un francobollo di Guttuso, uno che ha giocato a scopone con Pertini, sorriso con Wojtyla, ricevuto le solite telefonate all’alba dall’Avvocato.

BEARZOT BEARZOT

 

Nel capitolo che pubblichiamo in anteprima, l’ex ct azzurro racconta di come il calcio lo abbia emarginato dopo l’Europeo 2000, perso al golden gol con la Francia, quando si dimise in polemica con Berlusconi che lo aveva accusato: «È indegno». Parole che Dino non ha mai dimenticato.

 

2. ZOFF: IL CALCIO MI CHIAMA SAGGIO E INVECE MI HA FATTO FUORI

Estratto dalla biografia di Dino Zoff per “la Repubblica

 

Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi

E accadde l’inevitabile. Il mondo del calcio non mi perdonò quella mossa. E mi fece fuori. In un primo momento il telefono continuava a squillare. Mi piovevano addosso complimenti di ogni sorta, quelli autentici e sentiti di quanti avevano capito il senso della mia decisione, e quelli un po’ ipocriti di chi ci aveva voluto leggere un significato politico.

 

Poi, piano piano, i complimenti lasciarono spazio al silenzio. E mi resi conto che ciò che avevo previsto si stava lentamente realizzando: il mondo del calcio, il mio mondo, mi stava respingendo come un corpo estraneo. Avevo fatto qualcosa di imperdonabile, di non previsto dal codice non scritto che regola la vita del pallone.

 

Quello che in gergo chiamiamo l’”ambiente” è pronto a perdonare qualsiasi reato, colpa o vizio, a patto, però, che tutto rimanga “all’interno”, che tutto venga processato e metabolizzato dai suoi “organi interni”. Puoi corrompere arbitri, vendere partite, insultare, picchiare, commettere qualunque nefandezza, ma finché ti dimostrerai pronto a restare all’interno del sistema, finché sarai disposto a celebrare i suoi riti.

 

MARIELLA SCIREA jpegMARIELLA SCIREA jpeg

Allora potrai contare sull’assoluzione o, quantomeno, sulla clemenza della corte. E un posto per te, da qualche parte, in qualche commissione, in qualche anfratto della macchina burocratica che tutto sostiene, si troverà sempre. Appena, però, qualcuno rompe lo schema e si ribella, fosse anche solo per difendere la propria dignità, allora viene rapidamente espulso, e con violenza.

 

La violenza stupida e involontaria degli automi. Il fatto era che, di colpo, risultavo “inaffidabile” per il sistema. Zoff inaffidabile. Una specie di ossimoro, a pensarci bene. Perciò mi ritrovai, poco più che sessantenne, tagliato fuori da quella che pensavo fosse la mia vita. (...) A dire il vero, la storia delle dimissioni dalla nazionale, il conflitto con Berlusconi e i berlusconiani, e i giochi di potere dentro la federazione furono solamente una delle cause della situazione in cui mi ero venuto a trovare. E sinceramente, credo, nemmeno la più rilevante.

 

SANDRO PERTINI SANDRO PERTINI

C’era un problema, come dire, antropologico, culturale, alla base della mia “espulsione” dal mondo del calcio. Me ne sono accorto tardi, l’ho capito lentamente. (...) Gli insulti a Bearzot, i riconoscimenti postumi e tardivi a Scirea erano segnali chiari, che forse avrei dovuto cogliere prima in tutta la loro potenza. E invece... Oggi mi guardo intorno e ho l’impressione di non aver influito, di non aver cambiato niente, di aver remato controvento per quarant’anni. E basta.

 

Mi dicono che sono entrato nella Storia, che sono un monumento. Mi viene da ridere. Parlano di coppe e di trionfi, ma quelli sono solo miei e dei miei compagni di squadra. come campione ho fallito la mia missione. La Storia è un’altra cosa, e i monumenti, quando non fanno una brutta fine per motivi politici, di solito finiscono per essere poco più che arredo urbano, habitat per piccioni, o cose del genere. La verità è che ho vinto qualche coppa, ho battuto molti record, ma non ho lasciato il segno, e il tempo si porterà via tutto, come una folata di vento in autunno spazza le foglie del parchetto sotto casa, dove adesso gioca a palla mio nipote.

KAROL WOJTYLA E BERGOGLIO KAROL WOJTYLA E BERGOGLIO

 

E mi viene da ridere anche quando mi chiamano “saggio”. Perché in quella parola — che a un certo punto avevano affibbiato anche a Bearzot, ovviamente dopo essere stati costretti a rimangiarsi quell’altra, “vecchio”, con cui lo sbeffeggiavano — c’è tutta l’ipocrisia del calcio e, per estensione, del paese.

 

Se per qualche motivo hai una storia non trascurabile, e però non sei un “personaggio”, non fai notizia, non strepiti cose bislacche, non sei funzionale a qualcuno, allora diventi un “saggio”. (...) Le “istituzioni” ti invitano, quando se lo ricordano, a qualche cerimonia commemorativa, ma per lo più ti ignorano. Poi, quando invece ci sarebbe bisogno della tua “saggezza”, allora spariscono tutti. Perché, in realtà, è proprio la saggezza che gli fa paura.

 

Penso a quello che è successo nel 2006 con Calciopoli. Uno degli scandali che ciclicamente scuotono il mondo calcistico e mettono in mostra quanto sbagliato sia il sistema. Avevano bisogno di un saggio — così dissero — per decidere cosa fare a proposito dell’assegnazione dello scudetto. Invece, fecero in modo di arruolare gente che tutto era fuorché saggia, benché così li chiamassero.

 

GIANNI AGNELLI A PALAZZO MADAMA GIANNI AGNELLI A PALAZZO MADAMA

Se avessero chiesto a me, glielo avrei detto in cinque minuti che non aveva senso assegnare lo scudetto all’Inter. Se il campionato era stato falsato, era falsato e basta. Come se non si fosse disputato. Ma a me nessuno ha chiesto niente. E i “saggi” decisero che lo scudetto andava assegnato all’Inter. Sarà un caso che da dieci anni quella decisione continua a far discutere? E i “saggi” che ne dicono? Meglio non chiederglielo.

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…