the greatest showman

IL CINEMA DEI GIUSTI - ANCHE SE QUALCHE CRITICO HA AVUTO DI CHE RIDIRE SU QUESTO “THE GREATEST SHOWMAN”, DIRETTO DA MICHAEL GRACEY ALLA SUA OPERA PRIMA, MALGRADO QUALCHE OVVIA SEMPLIFICAZIONE STORICA, È UN BIOPIC-MUSICAL ABBASTANZA RIUSCITO SU PHINEAS TAYLOR BARNUM, CHE VOLEVA FARE SOLDI CON SPETTACOLO E CATTIVO GUSTO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

The Greatest Showman

Negli anni di Donald Trump e del populismo ben ci sta il ritorno di un’icona dello spettacolo e della politica americana come P.T.Barnum, P.T. sta per Phineas Taylor. Anche se, a ben vedere, il vecchio P.T.Barnum (1810-1891), uomo di pieno 800, nato in quel di Bridgeport, Connecticut, voleva sì fare soldi con lo spettacolo e il cattivo gusto, ma conosceva il pubblico e il suo cattivo gusto meglio di chiunque altro e seppe pure evolversi negli anni.

 

Anche se qualche critico ha avuto di che ridire su questo The Greatest Showman, diretto dall’australiano Michael Gracey alla sua opera prima, viene dagli effetti digitali e dai video, scritto da Jenny Bicks e Bill Condon, e prodotto e fortemente voluto dal suo protagonista, Hugh Jackman, che ci ha lavorato per nove anni, anche mentre faceva Logan, va riconosciuto che, malgrado qualche ovvia semplificazione storica, è un biopic-musical abbastanza riuscito.

 

The Greatest Showman

Intanto il film ha ottenuto ben tre nomination ai Golden Globe, miglior commedia-musical, miglior protagonista di commedia, miglior canzone, inoltre proprio le 11 canzoni scritte da Benji Pasek e Justin Paul, gli autori delle canzoni di La La Land, sono piuttosto buone e i momenti musicali con P.T.Barnum e le stelle del suo museo, la donna barbuta Lettie Lutz, interpretata dalla strepitosa Keada Settle, è lei che canta “This Is Me” candidata ai Golden Globe, il minuscolo Tom Thumb di Sean Humphrey, l’acrobata nera truccata da bianca Anne Wheeler interpretata dalla bellissima Zendaya, che non ha bisogno di stuntman per i suoi esercizi, sono notevoli.

 

The Greatest Showman

Forse è un po’ zuccherosa e troppo tirata a lucido la parte famigliare, con Michelle Williams nei panni di Charity, la ricca moglie di Barnum, ma la costruzione del museo dei freaks al centro di una polverosa New York è piuttosto bella, e anche la storia della tournée di Barnum in giro per l’America con Jenny Lind, “l’usignolo svedese”, interpretata da Rebecca Ferguson ma “doppiata” per le canzoni da Loren Allred, fa la sua scena. Il problema, più per gli americani che per noi, è che P.T.Barnum rimane un personaggio controverso della storia e della cultura del suo paese, magari affrontarlo in questo modo senza chiaroscuri, diciamo, è un po’ eccessivo.

 

Ma se ne vuoi fare un musical, con tanti numeri e canzoni, devi semplificare e farne comunque un eroe. Alla fine, questo P.T.Barnum che sogna in grande, intuisce il (cattivo) gusto per lo spettacolo di una nuova nazione, si inventa un bussiness con l’esibizione di nani, ciccioni, donne barbute, gemelli siamesi, poi si inventa il circo itinerante, ben si presta a questo tipo di spettacolarizzazione alla Cecil B. De Mille.

 

THE GREATEST SHOWMAN

C’è pure un socio colto, il Philip Carlyle di Zac Efron, che si innamora, con grande scandalo da parte della sua famiglia, della bella acrobata nera, e c’è un giornalista snob, il James Gordon Bennett di Paul Sparks, che lo massacra sul suo giornale per il cattivo gusto ma che esalterà il tour di Jenny Lind. Hugh Jackman, i suoi sceneggiatori, il suo regista, ruotano molto attorno ai rapporti di classe, P.T.Barnum è un parvenue nella società newyorkese, non accettato dalla famiglia della moglie né dalla borghesia locale, ma l’invito a corte della Regina Vittoria e l’arrivo di Jenny Lind cambieranno un po’ le cose, e ai rapporti tra normali e “diversi”.

 

THE GREATEST SHOWMAN

E per “diversi” si va dai neri ai freaks, entrambi esibiti nel museo e nel circo. Diciamo che il film cerca di risolvere con un po’ di buonismo spicciolo i problemi maggiori, che, come vedemmo ai tempi di Gangs di New York di Martin Scorsese, non erano facili da risolvere nell’America razzista dell’800. Ma ricordiamo ancora che si tratta di un musical natalizio da grande pubblico.

 

E il personaggio si presta a queste semplificazioni in nome proprio dello spettacolo. Che alla fine c’è. Hugh Jackman ha la figura giusta per fare il grande imbonitore elegante che funziona sia accanto alla bella donna, sia questa Michelle Williams o Rebecca Ferguson, sia accanto al minuscolo Tom Thumb. Ovviamente la donna barbuta e gli altri fenomeni rubano lo show. In sala dal 25 dicembre.   

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