carlo verdone sergio leone un sacco bello

"IL CINEMA È FINITO E SEMO FINITI PURE NOI” - CARLO VERDONE, INTERVISTATO DURANTE "LA MILANESIANA", A BORMIO, DOVE ESPONE LE SUE FOTOGRAFIE, RICORDA LE TELEFONATE CON FELLINI E SPIEGA CHE OGGI "UN SACCO BELLO" NON SI POTREBBE FARE: "È CAMBIATO IL MONDO, SONO CAMBIATE LE PERSONE. C’È PIÙ CINISMO” – “SONO PIÙ DI 20 ANNI CHE VEDIAMO SERIE SULLA CAMORRA E LA ’NDRANGHETA. ALLA FINE, RAPPRESENTARE DI CONTINUO IL MALE TOCCA I PIÙ GIOVANI. SI DICE 'IL CINEMA DENUNCIA'. NO, IL CINEMA NON DENUNCIA UN CAVOLO, SE LA MATTANZA DIVENTA UN DIVERTIMENTO”

Candida Morvillo per corriere.it - Estratti

 

ENZO UN SACCO BELLO VERDONE

Carlo Verdone, da un po’ lei è anche fotografo: alla Milanesiana ha inaugurato una mostra curata da Elisabetta Sgarbi, colma di cieli e panorami e vuota di persone, intitolata «L’intelligenza del silenzio». In tempi come i nostri, di frastuono e di caos, che cos’è «l’intelligenza del silenzio»? 

«Il silenzio dobbiamo cercarlo, ne siamo noi gli artefici. Basta andare in un luogo che porta ispirazione, meditazione, riflessione. Quando ero studente universitario e abitavo coi miei, il luogo che più amavo era il terrazzo condominiale. Io e un mio amico ci davamo appuntamento lì alle sei del pomeriggio, ora del tramonto, quando il sole sprofonda. Fumavamo di nascosto, ci mettevamo sul parapetto e guardavamo verso il Gianicolo. Non ci dicevamo una parola, però era un meraviglioso momento poetico.

 

un sacco bello piazza maggiore bologna 77

Giovanni faceva le sue riflessioni e io le mie, fissando gli alberi, il faro del Gianicolo che pian piano cominciava ad accendersi e, sotto, il Tevere. Oggi, il mio buon retiro è in Sabina. Lì ho una casa isolata su una collina: quello è il luogo del mio silenzio, dove ho scattato la maggior parte delle fotografie. Le ho definite “preghiere senza parole”, perché l’artefice di quegli scatti non sono io: sono i colori che dà il Padre Eterno, però l’abilità mia è costruire una buona inquadratura e capire il momento giusto per catturarla». 

 

(...) Federico Fellini, prima che si ammalasse, aveva saputo che non dormivo tanto e, visto che anche lui aveva lo stesso problema, un giorno, mi disse: “Ma te posso rompe’ verso le sette di mattina? Così mi racconti un po’ ’sto mondo che non riesco a capire”». 

 

un sacco bello piazza maggiore bologna 78

E lei che cosa riuscì a spiegargli? 

«La prima telefonata fu drammatica perché era stato al Metropolitan a vedere non so quale film ed era rimasto colpito dal pubblico: “Quei ragazzini coi pattini, con le gambe appoggiate sulle sedie davanti. Screanzati. Ma questi che capiscono del cinema?”. “Non lo so,” dico, “è un momento particolare”. “Ma che cos’è ’sta musica di ’sto Michael Jackson? Io non riesco a capi’”.

 

E io: “Federico, tu sei de ’n altra epoca, diciamoce la verità. Tu amavi Nino Rota… la musica è cambiata. Nun me di’ che i Beatles, almeno quelli, nun te piacevano”. “Sì, qualcosa l’ho sentita…”. “Eh, qualcosa, però devi seguire il mondo, tu che sei un grande osservatore”. “Eh, lo so, lo so”. Era un uomo in grande difficoltà, tant’è che il suo ultimo film, che non ebbe successo, La voce della luna, del 1990, cercava il silenzio». 

 

Mario Verdone con Federico Fellini

(...)

L’intelligenza dello sceneggiatore, quando crea un personaggio, deve interrogarsi parecchio su cos’è il bene e cos’è il male. I suoi personaggi come nascono? 

«I primi partivano tanto dall’osservazione del mio quartiere, fra Trastevere e Campo de’ Fiori. Era una Roma piena di artigiani: il calzolaio, il vetraio, il ferramenta, il barista, l’accordatore di pianoforti... Un’umanità semplice in cui raccoglievo modi di fare, di dire, tanta gestualità che ho riproposto soprattutto in teatro e nei primi film, Un sacco bello, Bianco rossoe Verdone e, più avanti, in Viaggi di nozze e Gallo cedrone. Sono sempre andato alla ricerca di persone semplici, ma non sono mai riuscito a rappresentare una persona cattiva. Non m’interessa. Anche Fellini faceva lo stesso. Lui il cattivo lo prendeva in giro, lo sfotteva». 

 

Nei suoi film, pensando al «cattivo», vengono in mente giusto il truffatore di Borotalco, il politico di Compagni di scuola... 

«Ma sono tutti cialtroni, infatti». 

Il male non vuole farlo vedere o non lo racconta perché non si addice alla comicità? 

carlo verdone sergio leone

«Di male ne vediamo già abbastanza. Sono più di vent’anni che vediamo serie sulla camorra e la ’ndrangheta. Che nascono anche per fare critica sociale e va benissimo. Ma, alla fine, rappresentare di continuo il male tocca i più giovani. Bisogna dare alle persone anche un po’ di speranza. Si dice “il cinema denuncia”. No, il cinema non denuncia un cavolo, se la mattanza diventa un divertimento». 

 

Sergio, il personaggio di Borotalco, fa cose davvero stupide per conquistare Eleonora Giorgi. Eppure, l’amore è più intelligente di loro perché, alla, fine trova il modo di accoppiarli lo stesso. Come nacquero quei due personaggi? 

«Quel film ha rappresentato per me l’inizio degli anni ’80, in cui c’era bisogno di riappropriarsi del sorriso e della leggerezza, perché venivamo dagli anni di piombo, dalle lotte sociali, dal delitto Moro. Anche la musica cambiava, emergevano grandi cantautori come Lucio Dalla. Sergio e Nadia sono due mitomani, individui innocenti, candidi, che vivono in una nuvola di borotalco. Si uniscono, però, il bacio finale fa capire la solitudine nella quale sono finiti». 

 

carlo verdone un sacco bello

Quello fu il suo primo bacio sul set. 

«Sì e credo sia il bacio più lungo della storia del cinema, perché, mentre ci baciavamo, la macchina da presa ci seguiva per tutti i titoli di coda del film, lunghi tre minuti e mezzo. Il direttore della fotografia disse: vi do io lo stop col megafono. E io: va bene. A me faceva piacere». 

Oggi, cosa direbbe al ragazzino che girava per il quartiere studiando le persone e poi iniziando a imitarle? 

«Che è stato fortunato a nascere quando è nato e a conoscere tanta umanità. Oggi è molto più complicato, oggi, «Un sacco bello», che cerca di raccontare un’estate di tre personaggi, non si potrebbe fare: è cambiato il mondo, sono cambiate le persone. Non c’è più quell’ingenuità che ho raccontato. C’è più cinismo e la maggior parte della gente sta china sul telefonino. E poi c’è l’intelligenza artificiale, che mi fa paura». 

 

L’Ia fa già anche i film. 

insaponata un sacco bello verdone

«Ne ho visto uno. Aveva momenti in cui non era male affatto. L’ho mandato ai miei sceneggiatori. C’erano pochissime battute, era un film violento, con atmosfere apocalittiche. Nel messaggio, ho scritto: “Il cinema è finito e semo finiti pure noi”».

 

verdone foto museo civico bormioverdone foto museo civico bormio

un sacco bello piazza maggiore bolognarenato scarpa carlo verdone un sacco bello 1carlo verdone sergio leone 2mario brega e carlo verdone in un sacco bellomario brega e carlo verdone in un sacco bello 1renato scarpa carlo verdone un sacco bello carlo verdone renato scarpa palo della morte un sacco bello carlo verdone un sacco bello 45

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)