"L'INDIPENDENTE" N° ZERO - TRA VILLAGGIO E IDA MAGLI, "STALIN BAR" DI ANTONIO PENNACCHI, LA LETTERA QUOTIDIANA DI DIACO, GLI AUGURI DI DE BORTOLI E ANNUNZIATA, VITTORIO FELTRI SCRIVE E DAGOSPIA SCONTA L'ITALIA.

Questa mattina, nella sede della Stampa Estera è stato presentato da Giordano Bruno Guerri il nuovo quotidiano "L'Indipendente" (E Dagospia sarà presente ogni giorno con rubrica e il sabato con mezza pagina). Per l'occasione è stata consegnata una copia numero zero, a mo' di presentazione, che verrà distribuita agli invitati al party di questa sera al Salone del Gusto by Gambero Rosso (il cuoco sarà Antonello Colonna).

Sfogliando le quattro pagine - unica fotina quella di Guerri che guarda in basso come il Cavaliere nei manifesti - riciccia l'ineffabile Diaco. Abbandonato Il Foglio, Pierslurpino s'impegna ogni giorno ad aprire la rubrica delle lettere. Che ospita le missive di auguri da parte di Lucia Annunziata, Ferruccio De Bortoli, Antonio Ghirelli e Roberta Tatafiore.

La grande Ida Magli, sociologa di tutti noi, apre la colonna degli editoriali sul tema della riforma della scuola. L'apertura della prima pagina è "Bossi, una questione nazionale. La forza elettorale di un tribuno che fa gola a tutti". Al centro, la rubrica di Guerri "L'anticentro". In basso, il box "Coraggio" di Paolo Villaggio.

Pagina 2 fa capolino il fasciocomunista Antonio Pennacchi: lo scrittore di Latina ha uno spazio chiamato "Stalin Bar". Pagina 3 si apre con "Solo i pazzi fondano i giornali": è firmata dall'ex direttore dell'"Indipendente", alias Vittorio Feltri. Le altre firme: Italo Cucci, Diego Gabutti, Claudio Risé, Marcello Staglieno, Alberto Mingardi, eccetera.

Dal numero zero riprendiamo la rubrica di Guerri e il nostro contributo sull'Italia pettegola.

L'ANTICENTRO
Altro che Mameli, Avanti popolo o Va' pensiero. Concluso il comizio, finito l'applauso, Vincenzo Lo Giudice riempiva le piazze di Agrigento con la colonna sonora del Padrino. Roba di tredici anni fa. Ancora oggi Lo Giudice, ormai deputato regionale per l'Udc, non ha perso il suo viziaccio di fare notizia. Ieri è stato arrestato, e qui Francis Ford Coppola non c'entra più nulla: semmai la sua è una storia pirandelliana. Ragioniere, in passato sindaco di Canicattì (dove lo chiamano "Mangialasagne", e lui ne va fiero), l'uomo forte di Follini a Agrigento è accusato di aver nascosto tangenti "sotto un mattone".
Toto e Peppino. Senza a' malafemmena.

L'ITALIA SI SCONTA SPIANDO
di Roberto D'Agostino



Visto dal "blu dipinto di blu", può anche sembrare un Paese senza avvenire, magari senza testa, spesso senza dignità. Visto dal buco della serratura, si resta indecisi se chiamare il Mago Merlino o la senatrice Merlin. Be', allora si potrebbe cominciare così: l'Italia si sconta spiando. I fatti degli altri, naturalmente. Dopodiché, massimo cinismo e minimo riserbo. "Dimmi tutto, sarò una tromba!".

Attenzione, però. Il pettegolezzo, oggi, non è più la scoperta del raro-flash e del proibito-trash, caro alla mamma, curioso per la nonna, consolatorio per la portinaia, le labbra variabili della Parietti e i mariti da circo di Stefania di Monaco, quindi una concessione alla confidenza, un veniale peccatuccio sociale, un'infrazione compiaciuta del galateo.

Acqua minerale passata. Da "Novella 2000" si è passati alla Buona Novella perché Sua Maestà l'Informazione ha sostituito la politica. "Oggi potere e conoscenza coincidono - osserva Edmondo Berselli nel volume "Post-Italiani" - anche se forse nessuno aveva pensato che questa coincidenza avrebbe fatto del gossip la risorsa strategica dell'Italia postpolitica".

S'avanza così un Palazzo visionario, un potere sonnambulo, vittima di sperperi ideologici e velleità arbitrarie, che vive schizofrenicamente la propria identità come sabotaggio parziale e distruzione radicale, da una parte. Dall'altra, ispirata dall'idea che scoop equivale a gossip, la stampa inchiavardata dai lucchetti dei poteri economici mette in scena quella divertita propensione a liquidare uno strumento di potere, un canale d'informazione, una tecnica della vita pubblica al sottorango di maldicenza.

"Cose da serve", sentenzierebbe un umanista ferito nel cuore. "La finestra sul porcile", titolerebbe un moralista indispettito da questa Italia da pianerottolo. Come gli alcolisti, come i drogati, sappiamo benissimo che la cosa ci fa male. Che dovremmo occupare il nostro (poco) tempo libero a leggere "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust, anziché inseguire le zie di Berlusconi e le peripezie di Montezemolo. La ragione ci grida di infiammare le nostre cellule per le dotte elucubrazioni di Umberto Eco, invece di razzolare beati tra i Romiti e i Bazoli, i Tronchetti e gli Abete, i Geronzi e i Cattaneo. Gea di qua, Rai di là.

Ma se una notizia nasce magari da un nonnulla (non nasce mai dal nulla) non esistono altresì giornalisti pettegoli: esistono giornalisti informati e non smentiti. Dagospia ha il suo nume tutelare, guida spirituale, sostegno esistenziale nel duo Fruttero & Lucentini. La sublime coppia della letteratura italiana, ne "Il cretino in sintesi", osserva: "Noi dunque non scartiamo l'ipotesi che nella maldicenza si debba vedere l'estremo rifugio dell'individuo indipendente, il privato territorio dove ognuno può ancora ragionare con la propria testa, esercitare e affinare le proprie capacità di giudizio, di osservazione, di confronto, di critica, di satira. Tagliare i panni addosso agli altri è forse l'ultima trincea del libero pensiero.".

Roma, poi, è una specie di "sartoria" ideale dei meccanismi del "si dice". C'è Montecitorio, la Rai, Cinecittà, i tavoli del Bolognese e i tavolini del Bar Ciampini, il salotto Angiolillo e il divano Verusio. Un vociferio globale. Se è vero che ci si salva e si "tira avanti" tra manfrine e bau-bau e stelloni tricolori, allora tra le forme di Pronto Soccorso ideale va messo, e a tutti raccomandato, il pettegolezzo. E' liberatore, illumina la giornata, ravviva la democrazia repressa. (Dunque anche nuova forma di sindacalismo by Internet dagli abusi dei Potenti).


Dagospia 30 Marzo 2004