FUMATA BIANCA AL PATTONE RCS - TUTTI DENTRO TRANNE PROFUMO (UNICREDITO). ALL'INVITO DI GERONZI LA BANCA MILANESE RISPONDE: «SIAMO GIÀ IN RCS TRAMITE MEDIOBANCA».
Fabio Dal Boni per Finanza & Mercati
Via libera al «pattone» su Rcs, ma con uno strappo eclatante: quello di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredito. L'accordo raggiunto ieri sera dopo ore di discussione prevede che Banca Intesa, Pirelli (Tronchetti Provera) e Italmobiliare (Pesenti), come stabilito il 21 giugno scorso, si facciano carico delle quote inoptate (di Fiat, Edison, Bertazzoni ed Edison) rispetto all'8,6% di Rcs messo in vendita da Gemina per 277 milioni.
Mediobanca potrà cercare di acquistare in un secondo momento l'inoptato cui avrebbe avuto diritto, ma rileverà - come Generali e Mittel - la parte di propria spettanza. I nuovi soci, Ligresti e Della Valle, insieme a Intesa e Pirelli potranno salire fino al 5%, mentre Francesco Merloni ha deciso di rimanere all'1,5%. Entrerà anche Capitalia con circa il 2%.
Con questa manovra, Pesenti salirà al 7%, Intesa e Tronchetti al 2,9%, mentre sull'adesione integrale dei Ligresti (che hanno il 5,1%) è stato chiesto un parere alla Consob.
Questa la soluzione partorita ieri dopo mesi di contatti e trattative, di veti incrociati e ripicche fra i grandi soci di Rcs. L'accordo raggiunto faticosamente il 21 giugno per far uscire i Romiti dal capitale della holding che controlla il Corriere della Sera, che prevedeva l'acquisto a fermo del pacchetto Rcs in mano a Gemina (pari all'8,6% delle azioni con diritto di voto), era stato rimesso in discussione quattro giorni dopo dal consiglio di amministrazione di Mediobanca.
In quella sede, il presidente dell'istituto di Piazzetta Cuccia era stato messo sotto accusa dal numero uno di Capitalia e suo azionista, Cesare Geronzi, per aver firmato un accordo dal quale, di fatto, Mediobanca veniva estromessa non solo dal riparto delle azioni inoptate dagli altri soci, ma anche della propria parte di quota.
Un passo indietro rispetto a una partecipazione strategica, quella in Rcs, mal digerito anche dall'altro grande azionista di Galateri, l'Unicredito. Di qui, nei giorni scorsi, la rincorsa dei vertici Mediobanca a rilevare la propria parte di azioni e l'inoptato. Sulla stessa strada si sono mosse Generali e la Mittel di Giovanni Bazoli, già compratore con la Banca Intesa, di cui è presidente.
La partita si è rivelata subito molto difficile perché, come ha riscontrato Piergaetano Marchetti - che ieri ha assunto la presidenza del patto Rcs - nelle sue simulazioni con numeri alla mano, l'aumento di peso di Mediobanca avrebbe finito per contrastare lo spirito del patto e la governance di Rcs: salendo oltre il 25% Piazzetta Cuccia avrebbe avuto il diritto di veto sulle questioni più delicate che richiedono il voto del 75% del patto.
Lunedì 5 luglio, avuto il verdetto da Marchetti, Galateri si è precipitato a Roma da Geronzi per prospettargli la situazione: «Mediobanca non può comprare una sola azione in più». In un primo momento si è pensato di riunire di nuovo il cda di Mediobanca per prendere atto della rinuncia e lasciare campo libero a Intesa-Pirelli-Italmobiliare, anche sull'inoptato.
È lì che, dal cilindro di Geronzi, è uscita la soluzione, su cui poi si è lavorato fino a ieri sera: tutti dentro nel patto, nuovi e vecchi soci, perfino Capitalia (forte di una quota Rcs) dell'1% circa già in portafoglio) e, in aggiunta è stato invitato anche l'Unicredito.
Ma dalla banca milanese hanno declinato l'invito: «Siamo già in Rcs tramite Mediobanca».
E lo stesso Profumo, come fece dimettendosi dal comitato esecutivo di Mediobanca sollevando un problema di conflitto di interessi, ha coerentemente lasciato ieri il board del Corsera, nel quale era stato confermato di recente. La partita ora si sposta sulla direzione del quotidiano, anche se Marchetti ieri sera ha messo le mani avanti: «Ho colto un clima fattivo di continuità delle linee editoriali e di fiducia piena ai direttori delle testate». Guai a esporsi adesso.
Dagospia 08 Luglio 2004
Via libera al «pattone» su Rcs, ma con uno strappo eclatante: quello di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredito. L'accordo raggiunto ieri sera dopo ore di discussione prevede che Banca Intesa, Pirelli (Tronchetti Provera) e Italmobiliare (Pesenti), come stabilito il 21 giugno scorso, si facciano carico delle quote inoptate (di Fiat, Edison, Bertazzoni ed Edison) rispetto all'8,6% di Rcs messo in vendita da Gemina per 277 milioni.
Mediobanca potrà cercare di acquistare in un secondo momento l'inoptato cui avrebbe avuto diritto, ma rileverà - come Generali e Mittel - la parte di propria spettanza. I nuovi soci, Ligresti e Della Valle, insieme a Intesa e Pirelli potranno salire fino al 5%, mentre Francesco Merloni ha deciso di rimanere all'1,5%. Entrerà anche Capitalia con circa il 2%.
Con questa manovra, Pesenti salirà al 7%, Intesa e Tronchetti al 2,9%, mentre sull'adesione integrale dei Ligresti (che hanno il 5,1%) è stato chiesto un parere alla Consob.
Questa la soluzione partorita ieri dopo mesi di contatti e trattative, di veti incrociati e ripicche fra i grandi soci di Rcs. L'accordo raggiunto faticosamente il 21 giugno per far uscire i Romiti dal capitale della holding che controlla il Corriere della Sera, che prevedeva l'acquisto a fermo del pacchetto Rcs in mano a Gemina (pari all'8,6% delle azioni con diritto di voto), era stato rimesso in discussione quattro giorni dopo dal consiglio di amministrazione di Mediobanca.
In quella sede, il presidente dell'istituto di Piazzetta Cuccia era stato messo sotto accusa dal numero uno di Capitalia e suo azionista, Cesare Geronzi, per aver firmato un accordo dal quale, di fatto, Mediobanca veniva estromessa non solo dal riparto delle azioni inoptate dagli altri soci, ma anche della propria parte di quota.
Un passo indietro rispetto a una partecipazione strategica, quella in Rcs, mal digerito anche dall'altro grande azionista di Galateri, l'Unicredito. Di qui, nei giorni scorsi, la rincorsa dei vertici Mediobanca a rilevare la propria parte di azioni e l'inoptato. Sulla stessa strada si sono mosse Generali e la Mittel di Giovanni Bazoli, già compratore con la Banca Intesa, di cui è presidente.
La partita si è rivelata subito molto difficile perché, come ha riscontrato Piergaetano Marchetti - che ieri ha assunto la presidenza del patto Rcs - nelle sue simulazioni con numeri alla mano, l'aumento di peso di Mediobanca avrebbe finito per contrastare lo spirito del patto e la governance di Rcs: salendo oltre il 25% Piazzetta Cuccia avrebbe avuto il diritto di veto sulle questioni più delicate che richiedono il voto del 75% del patto.
Lunedì 5 luglio, avuto il verdetto da Marchetti, Galateri si è precipitato a Roma da Geronzi per prospettargli la situazione: «Mediobanca non può comprare una sola azione in più». In un primo momento si è pensato di riunire di nuovo il cda di Mediobanca per prendere atto della rinuncia e lasciare campo libero a Intesa-Pirelli-Italmobiliare, anche sull'inoptato.
È lì che, dal cilindro di Geronzi, è uscita la soluzione, su cui poi si è lavorato fino a ieri sera: tutti dentro nel patto, nuovi e vecchi soci, perfino Capitalia (forte di una quota Rcs) dell'1% circa già in portafoglio) e, in aggiunta è stato invitato anche l'Unicredito.
Ma dalla banca milanese hanno declinato l'invito: «Siamo già in Rcs tramite Mediobanca».
E lo stesso Profumo, come fece dimettendosi dal comitato esecutivo di Mediobanca sollevando un problema di conflitto di interessi, ha coerentemente lasciato ieri il board del Corsera, nel quale era stato confermato di recente. La partita ora si sposta sulla direzione del quotidiano, anche se Marchetti ieri sera ha messo le mani avanti: «Ho colto un clima fattivo di continuità delle linee editoriali e di fiducia piena ai direttori delle testate». Guai a esporsi adesso.
Dagospia 08 Luglio 2004