RAZZA VOLPONA - SARÀ CORDERO DI MONTEPREZZEMOLO IL TRAGHETTATORE DELL'ITALIA OLTRE LA SECONDA REPUBBLICA? - CHI C'È (FAZIO, RUTELLI, PROFUMO) E CHI NON C'È (SCALFARI, DE BENEDETTI, D'ALEMA) NELLA TELA DI LUCA MULTIPLEX.
Stefano Caviglia per Economy
Sarà Luca Cordero di Montezemolo il traghettatore dell'Italia oltre la Seconda repubblica? Molti lo sperano o lo temono, dipende dai punti di vista. Lui, LCdM, come alcuni giornali ormai lo chiamano con affettata familiarità, comincia a pensarci su mentre passa e ripassa in rassegna le sue legioni.
Partendo da un presupposto semplice: che si chiami Grande centro, Partito della borghesia o Democrazia cristiana del Terzo millennio, a molti sembra scontato che prima o poi nasca qualcosa in grado di sparigliare i due poli della politica o capace di andare oltre. E qualcuno dovrà pur guidarlo questo «qualcosa» e in giro di gente disponibile, famosa e all'altezza non ce n'è poi molta.
Non ci sono solo i sondaggi commissionati di recente dal presidente di Confindustria sul grado di fiducia e popolarità presso il pubblico a testimoniare l'attrazione fatale di Montezemolo verso la dimensione politica. C'è dell'altro, e molto.
C'è, per esempio, il fuoco di sbarramento preventivo verso l'ipotesi del partito di LCdM oppure, al contrario, il tentativo di annetterselo prima della sua eventuale discesa in campo o in pista, come qualcuno ha ironizzato pensando alla sua carica di presidente Ferrari. Eugenio Scalfari nell'editoriale su la Repubblica di domenica 3 ottobre, pur senza citare Montezemolo, si è affrettato a stroncare il progetto:
«Qualcuno che forse è rimasto in panchina e che adesso ha cominciato a scaldare i muscoli e che non sta né con la destra né con la sinistra ma con se stesso? .Avverto un certo rumore di fondo». E l'editore di la Repubblica, Carlo De Benedetti, per telefono si racconta sia stato ancora più esplicito: «Caro Luca, un imprenditore dovrebbe preoccuparsi di far bene il suo mestiere, per cui non aspettarti il mio appoggio».
Dall'altra parte del fiume, dalla sponda del centrodestra assistono interessati, ma senza lanciare anatemi. All'assemblea degli armatori a Genova, il 21 settembre, Silvio Berlusconi, tra il serio e il divertito, ha come incoronato il Montezemolo politico nominandolo sul campo suo successore a Palazzo Chigi. «Bisogna fare attenzione a non farcelo soffiare dal centrosinistra » ha confidato recentemente il ministro dell'Agricoltura, Gianni Alemanno (An), ad alcuni collaboratori.
Qualche giorno dopo Montezemolo si è lasciato scappare questa confidenza: «Non ho alcuna intenzione di fare il confindustriale di professione. Allo scadere del mandato non resterò aggrappato alla sedia cercando di condizionare la scelta del successore». C'è da giurare che, dopo una dichiarazione del genere, si sia rimesso a pensare alle sue legioni. Da Della Valle a Fazio.
Già, ma quanto è numeroso l'esercito di Luca? Quanti sono disposti a scendere al suo fianco o già stanno con lui quando insiste sui suoi cavalli di battaglia: l'innovazione tecnologica, il recupero di competitività economica contro il rischio di un declino del Paese, la riduzione al minimo dei conflitti sociali? In realtà, se c'è qualcosa che proprio non manca a LCdM è proprio l'ampiezza dei consensi, specie nel mondo economico, dagli industriali ai banchieri.
Montezemolo è forse il personaggio pubblico italiano che può vantare il maggior numero di fedelissimi. Il primo è l'imprenditore Diego Della Valle, l'amico per antonomasia di Montezemolo (a cui ha riservato un posto nel consiglio di amministrazione della sua Tod's).
Tra gli industriali, per la verità, si fa prima a contare quelli che non sono montezemoliani, piuttosto che i fan. Un aneddoto spiega bene il concetto. «L'idea di una sua candidatura alla presidenza di Confindustria è nata addirittura nel 2002, ben due anni prima dell'elezione» racconta chi ha seguito da vicino quella vicenda.
«Ci fu un pranzo in cui Montezemolo e altri provarono a immaginare chi avrebbe potuto lavorare a una Confindustria diversa da quella di Antonio D'Amato. Ognuno riempì un foglietto con 20 nomi. Quando si vide che 19 coincidevano, la campagna partì». La squadra dei confindustriali ruota attorno al presidente dell'editoriale Il Sole 24 ore, Innocenzo Cipolletta (già direttore generale dell'associazione degli imprenditori).
Molto stretti sono i rapporti con l'ex presidente dei Giovani industriali Emma Marcegaglia, fra i primi a incoraggiarlo quando decise di correre per la presidenza di via dell'Astronomia, e con Vittorio Merloni, a cui Montezemolo ha regalato di recente una Ferrari di Formula uno senza motore, da esporre all'ingresso della fabbrica.
Ma la base del consenso montezemoliano va assai al di là dell'industria. Molti personaggi chiave della politica, del credito e delle istituzioni, a partire dal governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, pensano che l'ex pupillo di Gianni Agnelli sia la persona adatta per guidare l'Italia futura.
Proprio l'arrivo di Montezemolo a viale dell'Astronomia è stato uno degli elementi che ha ridato a Fazio il sorriso, e alcuni tra i banchieri più importanti, come Cesare Geronzi (Capitalia), Corrado Passera (Banca Intesa) e Alessandro Profumo (Unicredit) sono stati contenti quando LCdM ha preso il posto di D'Amato.
Mentre il presidente di Bnl, Luigi Abete, già numero uno di Confindustria, storicamente legato agli Agnelli e alla Fiat, nonché amico personale di Montezemolo da più di 30 anni, deve all'amico Luca riconoscenza per il sostegno nella corsa vittoriosa alla presidenza dell'Unione degli industriali di Roma (la prima volta di un banchiere al vertice di un'associazione industriale), contro Alberto Tripi, sostenuto da due pezzi da novanta come Marco Tronchetti Provera e Francesco Gaetano Caltagirone.
L'avversario Prodi.
Tra i politici quasi tutti, per ora, considerano Montezemolo un amabile manager, ma pure un concorrente potenziale e temibile. Proprio per questo, però, molti sono pronti a sostenerlo nel caso in cui il vento cominciasse a soffiare a suo favore. Gli alleati naturali di Montezemolo nell'area centrale dell'Ulivo sono Francesco Rutelli e Clemente Mastella, che ora si dichiarano al fianco di Romano Prodi, ma che non hanno mai nascosto le perplessità sulla sua leadership.
Mentre nella Casa delle libertà Pierferdinando Casini e Marco Follini guardano da tempo al dopo Berlusconi. Gli sono invece contrari i nemici del Grande centro, numerosi e influenti in entrambi gli schieramenti: Prodi (al cui fianco si è mobilitato anche Massimo D'Alema, denunciando presunti complotti contro il Professore). E poi una buona parte dei Ds, a partire da Cesare Salvi e Fabio Mussi, la Cgil di Guglielmo Epifani e Fausto Bertinotti.
E nel centrodestra Umberto Bossi e Giulio Tremonti, oltre ad alcuni personaggi che contano dentro Forza Italia, come Renato Brunetta, sospettoso verso ogni atteggiamento cerchiobottista e terzista. Anche in Alleanza nazionale, specie nell'area della destra sociale, c'è qualche preoccupazione per l'effetto dirompente che potrebbe avere un Montezemolo piazzato al centro dello spazio politico.
LCdM scruta, annota, valuta. Incontra tutti i politici che contano, blandisce i sindacalisti, sprona gli industriali, chiama i banchieri a fare squadra. E tesse paziente la sua tela contando e ricontando le sue legioni.
Dagospia 17 Ottobre 2004
Sarà Luca Cordero di Montezemolo il traghettatore dell'Italia oltre la Seconda repubblica? Molti lo sperano o lo temono, dipende dai punti di vista. Lui, LCdM, come alcuni giornali ormai lo chiamano con affettata familiarità, comincia a pensarci su mentre passa e ripassa in rassegna le sue legioni.
Partendo da un presupposto semplice: che si chiami Grande centro, Partito della borghesia o Democrazia cristiana del Terzo millennio, a molti sembra scontato che prima o poi nasca qualcosa in grado di sparigliare i due poli della politica o capace di andare oltre. E qualcuno dovrà pur guidarlo questo «qualcosa» e in giro di gente disponibile, famosa e all'altezza non ce n'è poi molta.
Non ci sono solo i sondaggi commissionati di recente dal presidente di Confindustria sul grado di fiducia e popolarità presso il pubblico a testimoniare l'attrazione fatale di Montezemolo verso la dimensione politica. C'è dell'altro, e molto.
C'è, per esempio, il fuoco di sbarramento preventivo verso l'ipotesi del partito di LCdM oppure, al contrario, il tentativo di annetterselo prima della sua eventuale discesa in campo o in pista, come qualcuno ha ironizzato pensando alla sua carica di presidente Ferrari. Eugenio Scalfari nell'editoriale su la Repubblica di domenica 3 ottobre, pur senza citare Montezemolo, si è affrettato a stroncare il progetto:
«Qualcuno che forse è rimasto in panchina e che adesso ha cominciato a scaldare i muscoli e che non sta né con la destra né con la sinistra ma con se stesso? .Avverto un certo rumore di fondo». E l'editore di la Repubblica, Carlo De Benedetti, per telefono si racconta sia stato ancora più esplicito: «Caro Luca, un imprenditore dovrebbe preoccuparsi di far bene il suo mestiere, per cui non aspettarti il mio appoggio».
Dall'altra parte del fiume, dalla sponda del centrodestra assistono interessati, ma senza lanciare anatemi. All'assemblea degli armatori a Genova, il 21 settembre, Silvio Berlusconi, tra il serio e il divertito, ha come incoronato il Montezemolo politico nominandolo sul campo suo successore a Palazzo Chigi. «Bisogna fare attenzione a non farcelo soffiare dal centrosinistra » ha confidato recentemente il ministro dell'Agricoltura, Gianni Alemanno (An), ad alcuni collaboratori.
Qualche giorno dopo Montezemolo si è lasciato scappare questa confidenza: «Non ho alcuna intenzione di fare il confindustriale di professione. Allo scadere del mandato non resterò aggrappato alla sedia cercando di condizionare la scelta del successore». C'è da giurare che, dopo una dichiarazione del genere, si sia rimesso a pensare alle sue legioni. Da Della Valle a Fazio.
Già, ma quanto è numeroso l'esercito di Luca? Quanti sono disposti a scendere al suo fianco o già stanno con lui quando insiste sui suoi cavalli di battaglia: l'innovazione tecnologica, il recupero di competitività economica contro il rischio di un declino del Paese, la riduzione al minimo dei conflitti sociali? In realtà, se c'è qualcosa che proprio non manca a LCdM è proprio l'ampiezza dei consensi, specie nel mondo economico, dagli industriali ai banchieri.
Montezemolo è forse il personaggio pubblico italiano che può vantare il maggior numero di fedelissimi. Il primo è l'imprenditore Diego Della Valle, l'amico per antonomasia di Montezemolo (a cui ha riservato un posto nel consiglio di amministrazione della sua Tod's).
Tra gli industriali, per la verità, si fa prima a contare quelli che non sono montezemoliani, piuttosto che i fan. Un aneddoto spiega bene il concetto. «L'idea di una sua candidatura alla presidenza di Confindustria è nata addirittura nel 2002, ben due anni prima dell'elezione» racconta chi ha seguito da vicino quella vicenda.
«Ci fu un pranzo in cui Montezemolo e altri provarono a immaginare chi avrebbe potuto lavorare a una Confindustria diversa da quella di Antonio D'Amato. Ognuno riempì un foglietto con 20 nomi. Quando si vide che 19 coincidevano, la campagna partì». La squadra dei confindustriali ruota attorno al presidente dell'editoriale Il Sole 24 ore, Innocenzo Cipolletta (già direttore generale dell'associazione degli imprenditori).
Molto stretti sono i rapporti con l'ex presidente dei Giovani industriali Emma Marcegaglia, fra i primi a incoraggiarlo quando decise di correre per la presidenza di via dell'Astronomia, e con Vittorio Merloni, a cui Montezemolo ha regalato di recente una Ferrari di Formula uno senza motore, da esporre all'ingresso della fabbrica.
Ma la base del consenso montezemoliano va assai al di là dell'industria. Molti personaggi chiave della politica, del credito e delle istituzioni, a partire dal governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, pensano che l'ex pupillo di Gianni Agnelli sia la persona adatta per guidare l'Italia futura.
Proprio l'arrivo di Montezemolo a viale dell'Astronomia è stato uno degli elementi che ha ridato a Fazio il sorriso, e alcuni tra i banchieri più importanti, come Cesare Geronzi (Capitalia), Corrado Passera (Banca Intesa) e Alessandro Profumo (Unicredit) sono stati contenti quando LCdM ha preso il posto di D'Amato.
Mentre il presidente di Bnl, Luigi Abete, già numero uno di Confindustria, storicamente legato agli Agnelli e alla Fiat, nonché amico personale di Montezemolo da più di 30 anni, deve all'amico Luca riconoscenza per il sostegno nella corsa vittoriosa alla presidenza dell'Unione degli industriali di Roma (la prima volta di un banchiere al vertice di un'associazione industriale), contro Alberto Tripi, sostenuto da due pezzi da novanta come Marco Tronchetti Provera e Francesco Gaetano Caltagirone.
L'avversario Prodi.
Tra i politici quasi tutti, per ora, considerano Montezemolo un amabile manager, ma pure un concorrente potenziale e temibile. Proprio per questo, però, molti sono pronti a sostenerlo nel caso in cui il vento cominciasse a soffiare a suo favore. Gli alleati naturali di Montezemolo nell'area centrale dell'Ulivo sono Francesco Rutelli e Clemente Mastella, che ora si dichiarano al fianco di Romano Prodi, ma che non hanno mai nascosto le perplessità sulla sua leadership.
Mentre nella Casa delle libertà Pierferdinando Casini e Marco Follini guardano da tempo al dopo Berlusconi. Gli sono invece contrari i nemici del Grande centro, numerosi e influenti in entrambi gli schieramenti: Prodi (al cui fianco si è mobilitato anche Massimo D'Alema, denunciando presunti complotti contro il Professore). E poi una buona parte dei Ds, a partire da Cesare Salvi e Fabio Mussi, la Cgil di Guglielmo Epifani e Fausto Bertinotti.
E nel centrodestra Umberto Bossi e Giulio Tremonti, oltre ad alcuni personaggi che contano dentro Forza Italia, come Renato Brunetta, sospettoso verso ogni atteggiamento cerchiobottista e terzista. Anche in Alleanza nazionale, specie nell'area della destra sociale, c'è qualche preoccupazione per l'effetto dirompente che potrebbe avere un Montezemolo piazzato al centro dello spazio politico.
LCdM scruta, annota, valuta. Incontra tutti i politici che contano, blandisce i sindacalisti, sprona gli industriali, chiama i banchieri a fare squadra. E tesse paziente la sua tela contando e ricontando le sue legioni.
Dagospia 17 Ottobre 2004