RASSEGNATI STAMPA - COSSIGA, IL MAREMOTO E LA PUNIZIONE DIVINA - METTI UNA CENA CON DOMENICO SINISCALCO, A BASE DI ARISTA DI MAIALE - ARBASINO E I NUOVI CEFFI DELLA POLITICA.

1 - IL MAREMOTO E LA PUNIZIONE DIVINA
Lettera di Francesco Cossiga al Corriere della Sera

Caro Mieli, per quale motivo, a differenza che nel Medioevo, non si è parlato, nel solco della tradizione ebraico-cristiana, a proposito delle immani catastrofi naturali che hanno colpito il Sud Est asiatico, di «punizione divina», non tanto e non solo di quelle popolazioni, ma dell'intera Umanità, soggetto unico del genere umano, e che proprio nella sua generalità è colpito secondo questo insegnamento religioso dal «peccato originale», non per colpa propria, ma per colpa dei nostri progenitori, colpa così grave da essere trasmissibile «senza colpa personale» e da richiedere a sua compensazione di fronte alla Divina Giustizia per la redenzione dell'uomo, la morte dell'Uomo-Dio Nostro Signore Gesù Cristo, così stringendo nella Storia temporale ed eterna l'intero genere umano in un unico vincolo di responsabilità?

E come mai non vi è stato alcun appello al pentimento ed al ravvedimento e nessuna invocazione al perdono e alla misericordia divina?
Che forse la pietà naturale ha eclissato la carità sovrannaturale e la morte è considerata più grave del peccato!

E' forse tutto questo un effetto di quella «interpretazione buonista» del messaggio del Vecchio e Nuovo Testamento, conseguenza delle riduzione «umanistica» delle Rivelazione, conseguenza di arbitrarie estensioni «naturalistiche» e «storicistiche» degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, come a suo tempo già paventato e denunciato da Papa Palo VI?

2 - BOTTA E RISPOSTA SU UNA SELEZIONATISSIMA CENA DI SINISCALCO
Bianca Di Giovanni per l'Unità

Una cena estremamente informale per fare gli auguri a chi più da vicino ha seguito la Finanziaria. Questa l'ultima «innovazione» (così è scritto nell'invito anch'esso molto informale) spedito via mail da Via Venti settembre a un manipolo di giornalisti economici. Tutte testate selezionatissime: nessuna in «odore» di opposizione. Niente posto a tavola né per l'Unità, né per il Manifesto, né per Liberazione, né per l'agenzia Dire. Chissà perché. A quanto pare lo stile del meeting era davvero da «cronisti maledetti»: a qualcuno è stato spiegato che si trattava di una cena «per peones, cioè per uomini da marciapiede». Molto british.

È davvero un piacere notare che il ministro «sofficino» (tradotto: Domenico Siniscalco) ha accettato di incontrare i «suoi» redattori in una semplice «fiaschetteria» vicino alla stazione Termini per un pasto a base di pasta e fagioli, rigatoncini, roast-beef e cicoria. Una bella abbuffata, proprio mentre la Corte dei Conti tirava un altro siluro sulla sua prima Finanziaria. Il titolare dell'Economia si sarebbe anche esercitato in un numero che gli riesce bene: l'imitazione di Antonio Fazio. Roba da brividi. Più riservato invece l'aitante Ragioniere generale dello Stato, che per una volta ha preferito una enoteca al campo da golf. Non poteva mancare poi la prima donna del ministero, il sottosegretario Maria Teresa Armosino che a dire il vero quest'anno la Finanziaria non l'ha proprio letta.



Al suo posto avrebbe dovuto esserci Giuseppe Vegas, vista la sua infaticabile presenza in Parlamento per la manovra. Invece, altra sorpresa: Vegas non c'era. Ancora: chissà perché. Il mistero è racchiuso nei cassetti dell'efficientissimo portavoce del ministro, Fabrizio Ravoni, demiurgo di tutta l'operazione. Portata a termine, per la verità, con gli stessi criteri con cui svolge il suo ruolo istituzionale (pagato da tutti i cittadini). Ovvero: chiamo qualche amico e gli do un'imbeccata. Agli altri proprio niente. Ma il «nostro» è riuscito stavolta in una mission ancora più difficile: trasfondere nel «ministro di peluche» qualche ruvidezza del suo predecessore. D'altronde Ravoni deve molto al «divo» Giulio Tremonti, se sono vere le chiacchiere che si dicono in giro. L'ex ministro gli avrebbe riservato un posto di ispettore del Secit per quando verranno tempi più duri. Per il bene del Paese speriamo davvero che si tratti solo di chiacchiere malevole.

Lettera di Fabrizio Ravoni (Portavoce del ministro Siniscalco) a l'Unità
Caro direttore, a proposito del corsivo di Bianca Di Giovanni di venerdì scorso sulla cena di auguri del ministro dell'Economia ai giornalisti, vorrei precisare che:
- la cena è stata organizzata per i cronisti che più direttamente nel corso dell'anno hanno seguito la legge finanziaria;
- potrà anche far storcere il naso: ma, forse perché ne ho fatto parte, preferisco i "peones, cioè gli uomini da marciapiede" - come li chiama Bianca - ai giornalisti da salotto;
- le "imbeccate ai giornalisti", a cui si fa riferimento nel "pezzo", sono pratiche di altri portavoce e di altre legislature;
- i resoconti del corsivo, proprio perché di seconda mano, non sono fedeli (un esempio su tutti: non era un roast beef, ma un'arista di maiale)
- la cena è stata pagata dal ministro Siniscalco e da me, con buona pace della Di Giovanni e dei conti pubblici.

3 - I NUOVI CEFFI DELLA POLITICA
Lettera di Alberto Arbasino a La Stampa

Cara Stampa, accanto alle congratulazioni personali ed elitarie per le esasperazioni collettive circa le pochezze del centrosinistra, bisognerà fare i conti col nuovo lessico degli elettori, quali fruitori e utenti delle «stronzate tipo Gad e Fed», e analoghe. Si dichiarano infatti «scocciatissimi da questi coglioni» che si esibiscono in continue interviste autoreferenziali; e queste «ci fanno soltanto cagare», giacché prive di riferimenti politici concreti e pratici. Tale è il gergo, soprattutto giovanile.

Ad ogni comparsa dei vari ceffi, scatta ormai un vasto «vaffa» di massa. E talvolta si sviluppa in un «con questo, sapete cosa c... mi pulisco?» e in un «quello, sapete dove c... me lo metto?».
Proprio quando appaiono i più frequenti ceffi sui più rispettati fogli e apparecchi. C'è molta maleducazione, impietosa e scomoda, soprattutto fra i più irriverenti, provocatori e trasgressivi.


Dagospia 28 Dicembre 2004