PICCOLA POSTA - DAGOSPIA AGENZIA MATRIMONIALE - LA BUCA DELL'ORIANA - PECORELLI D'ANNATA: TONI NEGRI E IL FILM SU KEYNES - AN PREME PER PRIMAVALLE? - PRETI-SCANDALO, TOCCA ALLA GRECIA - VIVA LAPO - RITORNO AL PRESENTE SHOCK.
Riceviamo e pubblichiamo:
Lettera 1
Caro Dago, (risposta ad Alice) Sono alto 1,85 cm, capelli neri, occhi verdi e occhiali da vista (miopia). Scrivo su un'agenzia di stampa e guido una Lancia Y grigia.
Vincenzo
Lettera 2
Ho visto che hai pubblicato il mio annuncio...grazie... devi sapere che si è aperta una vera e propria "caccia allo sconosciuto", mi sembra di essere tornata bambina...
Alice
Lettera 3
Caro Dago, stamattina il Corriere annuncia che super Kikko sarà la contromossa "ar Festivalle de Sanremo", ma Oriana non aveva dato buca?
Baluba
Lettera 4
Qualcuno è in grado di spiegare ad un povero supereroe che cosa voleva dire il povero Carmine Pecorelli, detto "Mino" quando, nel settembre 1975, sulla sua agenzia OP (la rivista non era ancora nata) scriveva: "Sarà preso girato dai giovani cineasti del Centro sperimentale di Roma un film interamente dedicato alla vita dell'economista J.M.Keynes", aggiungendo che nel film non ci sarebbero stati attori professionisti.
"S'è piuttosto preferito prendere a prestito dal mondo dell'imprenditorialità, della cultura e della politica, dove tuttavia s'è ritenuto esistere una larga disponibilità di personale fotogenico e spontaneamente portato alla nuova recitazione. Protagonisti di questo film saranno infatti il prof. Antonio Negri, titolare della cattedra di Scienze Politiche dell'Università di Padova, e il sindacalista 'autonomo' don Vito Scalia, profondo conoscitore del mondo e dei bisogni operai.
Qualche maligno, venuto a conoscenza del passato 'rivoluzionario' del prof. Negri, ha messo in dubbio la realizzazione della pellicola, giungendo a suggerire al regista di non girare mai scene dove i due personaggi siano chiamati a recitare insieme. Viceversa, l'ufficio stampa della produzione ha tenuto a precisare che tra i due attori corrono ottimi rapporti.
D'altronde sia Scalia che Negri - è stato detto - erano da tempo perfettamente a conoscenza delle esigenze del copione ed hanno accettato fin nelle sfumature i dettagli della sceneggiatura".
Nembokid
Lettera 5
Caro Dagospia, il vecchio e saggio Giulio Andreotti spesso ripete: a pensar male, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E, dunque, forse non è del tutto fuori luogo chiedersi perché la magistratura, sempre attenta a cogliere i cambiamenti del clima politico, abbia tolto, subito dopo la aberrante esternazione, sul "Corrierone", di Achille Lollo dal Brasile, dai polverosi archivi della Procura di Roma il fascicolo sul rogo di Primavalle, dove ha dormito il sonno dell' ingiusto per 32 anni. Proprio oggi che il partito di Gianfranco e Daniela Fini, erede del MSI di Giorgio Almirante e Pino Romualdi, è, in pompa magna, dopo aver bevuto abbondanti Buttiglioni d'acqua di Fiuggi, al governo del Paese. E' solo una coincidenza?
Pietro Mancini - roma
Lettera 6
Gentile Dagospia, uno scandalo di dimensioni devastanti, fatto di intrighi, corruzione nonché addirittura favoreggiamento della prostituzione e traffico di droga, si è abbattuto violentemente sulla Chiesa greco-ortodossa a tal punto che il Patriarca di Atene, ha rivolto un appello a tutti i fedeli, affinché parlino e denuncino i pope e gli archimandriti immorali.
Non c'è più religione...
Alessandro Spanu - Mogoro (OR)
Lettera 7
Caro Roberto, sorvolo sugli ovvi complimenti al lavoro che tu e la tua redazione fate ogni giorno e passo dire la mia riguardo un pensiero che da un po' di tempo mi "attanaglia".
E' in corso da un po' di tempo (4-5 mesi) una campagna di stampa a proposito della perdita di competitività delle aziende italiane: personalmente credo che ogni cosiddetto giornalista o cosiddetto manager degno di questo nome avrebbe dovuto accorgersi almeno 4 anni fa della pericolosa evoluzione che si stava prospettando ma "forse" allora sarebbe stato tacciato di disfattismo o di sperpero di denari aziendali.
Oggi prendo spunto dalle due lettere pubblicate a nome "Luigi" e "Gigi": lavoro da 10 anni ma la mia unica constatazione è che (purtroppo) il sig. Luigi ha pienamente ragione. Non sono un oftalmologo ma penso che non esistano miopi tanto gravi quanto gli imprenditori e i manager italiani. Clienti considerati servi, investimenti in ricerca e sviluppo considerati costi da tagliare al pari della cancelleria, ingenti spese personali scaricate direttamente sui conti delle società... e tanto altro.
L'unica soluzione prospettata da almeno 30 anni sempre e comunque? Riduzione del costo del lavoro e riduzione del personale (?!). Ma se nel 90% delle PMI si costringono i dipendenti a fare straordinari con incentivi da anni '30. Stiamo scherzando? Che colpa ne ha un dipendente di Mirafiori se io non comprerò mai più una Fiat (ne possiedo 3).
Mandiamo i cosiddetti grandi manager a casa e diamo il benvenuto (e ampi poteri) a chi (non nego la mia simpatia per Lapo Elkann) abbia energie nuove, voglia di fare buoni prodotti (auto, ma anche le felpe, sì!), pubblicità nuove e accattivanti (anche se ispirate alla concorrenza), a chi grazie alla discendenza (per l'ascendenza bisognerà aspettare) si può permettere di dare consigli (molto ben accettati, si è visto) ad un manager "vecchio stampo".
Dirigere un' azienda non è un lavoro facile ma quello che ho imparato è che cambiare e innovare apre comunque nuove opportunità. Passione e competenza danno sempre qualità come risultato. In bocca al lupo a tutti.
Ag
Lettera 8
Primavalle. Compagni che sbagliano. Già, non riusciti a farli fuori tutti i fratelli Mattei.
Tiberio.
Lettera 9
Nessuna ubbia professor Panebianco, l'antiamericanismo nel centrosinistra, al di là di qualche stormir di vento sui brindelli sparsi, è radicato saldamente nel tronco dell'Ulivo e il leader "Bertirodi", da Parigi, bofonchia dei fruscii di Roma.
Il "BERTIRODI" dell'"UNIONE" è preso dal sacro fuoco delle fusioni, fonde il suo nome PRODI con quello di BERTINOTTI e, ottiene, il bicefalo BERTIRODI: il nuovo soggetto politico, SOVIET supremo dei sinistri antiamericani.
Attenzione "rametti" dell'Ulivo, il più bonaccione degli uomini può diventare un feroce Saddam.
Lettera 10
Caro Dago, vedo Bud Spencer che invita a votare per Forza Italia. Benedetto Cavaliere unto dal Signore, adesso si è attovagliato con lo chimavano Trinità: come potremo fermare quest'uomo? Non può riuscirci neanche l'indomito Follini.
Roberto e.Basta
Lettera 11
Si pensava che il fondo del barile fosse stato raschiato.
Invece lo si è consumato e si è andati oltre, ficcando i rebbi della Forchetta Televisiva fin dentro la più pulsante massa della melma sottostante. La trasmissione "Ritorno al Presente", il reality show di Carlo Conti che raccoglie quattordici disperati e li sbatte in giro per le epoche passate, è quanto di più patetico e triste si potesse concepire.
Non tanto per la struttura del programma stesso (una scopiazzatura della Fattoria e di almeno altri quattro format simili, ma il Calimero Ossuto gongola che si tratti di un format "tutto italiano") quanto per la infima caratura dei partecipanti.
Una Sandra Milo devastata dalla morte clinica delle proprie plastiche, un Paolo Mengoli sempre più simile ad un Giucas Casella ossigenato, la spampanatissima Marina Suma, un sorcifero Amedeo Goria, un redivivo Andy Luotto, un'appallonata Gegia, uno sconosciutissimo Max Parodi (dice di aver recitato in "Monella" di Tinto Brass, ma le facce da sedere che il pubblico ricorda sono altre), un allucinato Bernardo Cherubini (fratello di Jovanotti), un simil Muniz dei poveri, tale Martin Amondarain (modello), la svelinata Marina Graziani, la convessa Vera Gemma, e per finire la Vallettona Mammuccara Elisabetta Gregorace.
Seguendo pedissequamente lo svolgimento trito delle nomination e delle esclusioni, al termine due sono risultati essere i candidati all'esclusione: Amedeo Goria e la Gregorace.
Il pubblico da casa dovrebbe dar mano al televoto e segnalare il proprio preferito da salvare, al solito costo di un euro etc etc.
Qualcosa ci dice che mai un reality show avrà avuto tanta poca partecipazione telefonica quanto quella che si prospetta per una sfida del genere.
Esteban Dura Sagra
Dagospia 17 Febbraio 2005
Lettera 1
Caro Dago, (risposta ad Alice) Sono alto 1,85 cm, capelli neri, occhi verdi e occhiali da vista (miopia). Scrivo su un'agenzia di stampa e guido una Lancia Y grigia.
Vincenzo
Lettera 2
Ho visto che hai pubblicato il mio annuncio...grazie... devi sapere che si è aperta una vera e propria "caccia allo sconosciuto", mi sembra di essere tornata bambina...
Alice
Lettera 3
Caro Dago, stamattina il Corriere annuncia che super Kikko sarà la contromossa "ar Festivalle de Sanremo", ma Oriana non aveva dato buca?
Baluba
Lettera 4
Qualcuno è in grado di spiegare ad un povero supereroe che cosa voleva dire il povero Carmine Pecorelli, detto "Mino" quando, nel settembre 1975, sulla sua agenzia OP (la rivista non era ancora nata) scriveva: "Sarà preso girato dai giovani cineasti del Centro sperimentale di Roma un film interamente dedicato alla vita dell'economista J.M.Keynes", aggiungendo che nel film non ci sarebbero stati attori professionisti.
"S'è piuttosto preferito prendere a prestito dal mondo dell'imprenditorialità, della cultura e della politica, dove tuttavia s'è ritenuto esistere una larga disponibilità di personale fotogenico e spontaneamente portato alla nuova recitazione. Protagonisti di questo film saranno infatti il prof. Antonio Negri, titolare della cattedra di Scienze Politiche dell'Università di Padova, e il sindacalista 'autonomo' don Vito Scalia, profondo conoscitore del mondo e dei bisogni operai.
Qualche maligno, venuto a conoscenza del passato 'rivoluzionario' del prof. Negri, ha messo in dubbio la realizzazione della pellicola, giungendo a suggerire al regista di non girare mai scene dove i due personaggi siano chiamati a recitare insieme. Viceversa, l'ufficio stampa della produzione ha tenuto a precisare che tra i due attori corrono ottimi rapporti.
D'altronde sia Scalia che Negri - è stato detto - erano da tempo perfettamente a conoscenza delle esigenze del copione ed hanno accettato fin nelle sfumature i dettagli della sceneggiatura".
Nembokid
Lettera 5
Caro Dagospia, il vecchio e saggio Giulio Andreotti spesso ripete: a pensar male, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E, dunque, forse non è del tutto fuori luogo chiedersi perché la magistratura, sempre attenta a cogliere i cambiamenti del clima politico, abbia tolto, subito dopo la aberrante esternazione, sul "Corrierone", di Achille Lollo dal Brasile, dai polverosi archivi della Procura di Roma il fascicolo sul rogo di Primavalle, dove ha dormito il sonno dell' ingiusto per 32 anni. Proprio oggi che il partito di Gianfranco e Daniela Fini, erede del MSI di Giorgio Almirante e Pino Romualdi, è, in pompa magna, dopo aver bevuto abbondanti Buttiglioni d'acqua di Fiuggi, al governo del Paese. E' solo una coincidenza?
Pietro Mancini - roma
Lettera 6
Gentile Dagospia, uno scandalo di dimensioni devastanti, fatto di intrighi, corruzione nonché addirittura favoreggiamento della prostituzione e traffico di droga, si è abbattuto violentemente sulla Chiesa greco-ortodossa a tal punto che il Patriarca di Atene, ha rivolto un appello a tutti i fedeli, affinché parlino e denuncino i pope e gli archimandriti immorali.
Non c'è più religione...
Alessandro Spanu - Mogoro (OR)
Lettera 7
Caro Roberto, sorvolo sugli ovvi complimenti al lavoro che tu e la tua redazione fate ogni giorno e passo dire la mia riguardo un pensiero che da un po' di tempo mi "attanaglia".
E' in corso da un po' di tempo (4-5 mesi) una campagna di stampa a proposito della perdita di competitività delle aziende italiane: personalmente credo che ogni cosiddetto giornalista o cosiddetto manager degno di questo nome avrebbe dovuto accorgersi almeno 4 anni fa della pericolosa evoluzione che si stava prospettando ma "forse" allora sarebbe stato tacciato di disfattismo o di sperpero di denari aziendali.
Oggi prendo spunto dalle due lettere pubblicate a nome "Luigi" e "Gigi": lavoro da 10 anni ma la mia unica constatazione è che (purtroppo) il sig. Luigi ha pienamente ragione. Non sono un oftalmologo ma penso che non esistano miopi tanto gravi quanto gli imprenditori e i manager italiani. Clienti considerati servi, investimenti in ricerca e sviluppo considerati costi da tagliare al pari della cancelleria, ingenti spese personali scaricate direttamente sui conti delle società... e tanto altro.
L'unica soluzione prospettata da almeno 30 anni sempre e comunque? Riduzione del costo del lavoro e riduzione del personale (?!). Ma se nel 90% delle PMI si costringono i dipendenti a fare straordinari con incentivi da anni '30. Stiamo scherzando? Che colpa ne ha un dipendente di Mirafiori se io non comprerò mai più una Fiat (ne possiedo 3).
Mandiamo i cosiddetti grandi manager a casa e diamo il benvenuto (e ampi poteri) a chi (non nego la mia simpatia per Lapo Elkann) abbia energie nuove, voglia di fare buoni prodotti (auto, ma anche le felpe, sì!), pubblicità nuove e accattivanti (anche se ispirate alla concorrenza), a chi grazie alla discendenza (per l'ascendenza bisognerà aspettare) si può permettere di dare consigli (molto ben accettati, si è visto) ad un manager "vecchio stampo".
Dirigere un' azienda non è un lavoro facile ma quello che ho imparato è che cambiare e innovare apre comunque nuove opportunità. Passione e competenza danno sempre qualità come risultato. In bocca al lupo a tutti.
Ag
Lettera 8
Primavalle. Compagni che sbagliano. Già, non riusciti a farli fuori tutti i fratelli Mattei.
Tiberio.
Lettera 9
Nessuna ubbia professor Panebianco, l'antiamericanismo nel centrosinistra, al di là di qualche stormir di vento sui brindelli sparsi, è radicato saldamente nel tronco dell'Ulivo e il leader "Bertirodi", da Parigi, bofonchia dei fruscii di Roma.
Il "BERTIRODI" dell'"UNIONE" è preso dal sacro fuoco delle fusioni, fonde il suo nome PRODI con quello di BERTINOTTI e, ottiene, il bicefalo BERTIRODI: il nuovo soggetto politico, SOVIET supremo dei sinistri antiamericani.
Attenzione "rametti" dell'Ulivo, il più bonaccione degli uomini può diventare un feroce Saddam.
Lettera 10
Caro Dago, vedo Bud Spencer che invita a votare per Forza Italia. Benedetto Cavaliere unto dal Signore, adesso si è attovagliato con lo chimavano Trinità: come potremo fermare quest'uomo? Non può riuscirci neanche l'indomito Follini.
Roberto e.Basta
Lettera 11
Si pensava che il fondo del barile fosse stato raschiato.
Invece lo si è consumato e si è andati oltre, ficcando i rebbi della Forchetta Televisiva fin dentro la più pulsante massa della melma sottostante. La trasmissione "Ritorno al Presente", il reality show di Carlo Conti che raccoglie quattordici disperati e li sbatte in giro per le epoche passate, è quanto di più patetico e triste si potesse concepire.
Non tanto per la struttura del programma stesso (una scopiazzatura della Fattoria e di almeno altri quattro format simili, ma il Calimero Ossuto gongola che si tratti di un format "tutto italiano") quanto per la infima caratura dei partecipanti.
Una Sandra Milo devastata dalla morte clinica delle proprie plastiche, un Paolo Mengoli sempre più simile ad un Giucas Casella ossigenato, la spampanatissima Marina Suma, un sorcifero Amedeo Goria, un redivivo Andy Luotto, un'appallonata Gegia, uno sconosciutissimo Max Parodi (dice di aver recitato in "Monella" di Tinto Brass, ma le facce da sedere che il pubblico ricorda sono altre), un allucinato Bernardo Cherubini (fratello di Jovanotti), un simil Muniz dei poveri, tale Martin Amondarain (modello), la svelinata Marina Graziani, la convessa Vera Gemma, e per finire la Vallettona Mammuccara Elisabetta Gregorace.
Seguendo pedissequamente lo svolgimento trito delle nomination e delle esclusioni, al termine due sono risultati essere i candidati all'esclusione: Amedeo Goria e la Gregorace.
Il pubblico da casa dovrebbe dar mano al televoto e segnalare il proprio preferito da salvare, al solito costo di un euro etc etc.
Qualcosa ci dice che mai un reality show avrà avuto tanta poca partecipazione telefonica quanto quella che si prospetta per una sfida del genere.
Esteban Dura Sagra
Dagospia 17 Febbraio 2005