DAGO & FILO - FERRAGAMO, PERCHÉ NON PRODUCETE SOLO SCARPE? - LACROIX MESSO IN CROCE - LANG E SANDER, HOME-LESS - DOLCE BUZZI - GRANDE ARMANI, PICCOLA COUTURE - RAGAZZE DELLA MODA, VISITATE IL LOUVRE.
Fashion Victims per Prima Comunicazione (www.primaonline.it)
1 - Per la serie "facciamoci intervistare così non diciamo nulla", ho letto un'interessante intervista a Ferruccio Ferragamo, amministratore delegato della Ferragamo, sul Corriere Economia. Ora, è più di un anno che i balletti di stilisti e dirigenti e pierre in casa Ferragamo sono diventati uno spettacolo continuo. L'ultima ad andare via è stata Nathalie Gervais, la stilista che era arrivata nove mesi fa per sostituire Greame Black, che ora però dopo l'uscita della Gervais è ritornato a fare il responsabile del prét-à-porter.
Per non parlare del valzer vorticoso nella comunicazione a Firenze e nell'ufficio stampa a Milano. Evidentemente, ballare fa bene perché per l'amministratore delegato tutto questo va e vieni non vuol dire che c'è qualcosa che non va. Per esempio, all'obiezione che ci sono molti membri della famiglia che lavorano nell'azienda, lui risponde che "ognuno ha un ruolo preciso"; e poi: dicono che il responsabile di prodotto Hervé Martin che si era portato la Gervais vada via, e lui dice che è solo "una di quelle costruzioni (alias dicerie: ndr) che si fanno spesso nel nostro ambiente"; e ancora: ammette che all'interno dell'azienda ci sono molte divergenze, ma si risponde che è perché "il mondo delle scarpe è cambiato moltissimo", quindi tutto è normale?, gli chiedono, e lui riconosce che "c'è stato un certo movimento", ma i fatturati vanno bene, assicura.
E ci fa piacere, anche se poi le chiacchiere dicono che tutta questa armonia di lavoro nella famiglia Ferragamo non c'è mai stata. Ma saranno chiacchiere, appunto, una di quelle "costruzioni del nostro ambiente", per dirla con lui. Noi, però, ci aspettiamo che, lasciando stare le chiacchiere, ascolti qualche consiglio sensato. Come quello che qualche tempo fa gli ha dato l'Anna Wintour: perché non producete solo scarpe?
2 - ARRIVEDERCI E GRAZIE 1 - Forse non ci credeva fino in fondo. Non ci poteva credere. Erano anni che l'azienda ci rimetteva, ma erano anche anni che, in fondo, non succedeva nulla. Eppure, in cuor suo, Christian Lacroix lo sapeva che Bernard Arnault prima o poi glielo avrebbe detto: qui per la tua linea non c'è più un euro. Il creatore d'alta moda in stile provenzale già l'aveva temuto quando il patron di Lvmh l'aveva messo a disegnare Pucci. E siccome non era successo niente, ci sperava ancora.
Ma poi un giorno Arnault l'ha dovuto dire: vendo Lacroix. Però, non è vero che le cose siano andate d'amore e d'accordo come vogliono farci credere. Perché, già a settembre, Arnault aveva detto a Lacroix che ormai non ce n'era più e che bisognava trovare un partner per la Maison, ma lo stilista ha nicchiato ancora un po'. Poi pressato, a dicembre, lo stesso Lacroix ha proposto ad Arnault che, c'avrebbe pensato lui a trovarsi qualcuno che lo comprava: ancora un po' di tempo, non si sa mai, Arnault poteva dimenticarsi dell'urgenza.
Ma il grande capo non voleva più aspettare, e allora ha venduto ai fratelli russo-libanesi Falic, che in America hanno una catena di duty-free. Ma siccome Lacroix non sapeva niente, ora dice che c'è rimasto male e che, comunque, è disposto a lavorare con i Falic.
E ci credo! Con questi chiari di luna, è meglio lavorare e farsi pagare da degli sconosciuti che non lavorare e non poter salire sulla passerella. Ora, però, Lacroix faccia il signore e non recrimini sul fatto che in diciotto anni la sua Maison è stata comandata da nove Pdg: in altri gruppi, al posto degli amministratori avrebbero cambiato lo stilista.
3 - ARRIVEDERCI E GRAZIE 2 - Helmut Lang ha lasciato la direzione creativa del suo marchio, che appartiene a Prada. E Patrizio Bertelli, che è nella fase "sono un signore", l'ha pure ringraziato "per il suo impegno ad assicurare la transizione e per quanto ha fatto in questi anni". Deve essere l'effetto di un nuovo corso per Bertelli: in altri tempi le sue urla sarebbero arrivate da Milano a New York, dove proprio il "Wall Street Journal" ha riportato che nel 2004 il marchio ha perso molti milioni di euro e ha generato una vendita per 30 milioni di euro, mentre quando Prada nel 1999 ne ha comprato il 51 %, il fatturato di vendite era di 100 milioni di euro (il gruppo milanese aveva comprato il restante 49% lo scorso ottobre).
Ora, dopo il secondo abbandono di Jil Sander e l'uscita di Lang, il Gruppo Prada si trova con due marchi senza gli stilisti fondatori. Mi pare che sia una nuova tendenza (anche il marchio Romeo Gigli uscirà di nuovo, ma disegnato da una giovane creatrice), e non è detto che sia peggio di prima, chissà. In fondo, se tutti questi geni della creatività vendono il loro marchio vuol dire che poi tanto bene le loro linee non vanno, altrimenti si terrebbero il marchio stretto stretto e guadagnerebbero da soli.
E in fondo, la regola è sempre la stessa: se si vende la casa e si resta dentro non si è più padroni ma inquilini. Con il rischio dello sfratto.
4 - DEBUTTANTI - Giorgio Armani ha debuttato, sei mesi dopo aver compiuto i suoi splendidi 70 anni, nell'alta moda. Ma che dico, nella haute couture, visto che è andato a presentarla a Parigi. E quanto ci ha fatto piacere, anche se - in fondo in fondo - mi dico: "Ma chi glielo ha fatto fare"...
Però, la riflessione che voglio fare su questa cosa è un'altra: grazie a questo debutto, mi sono convinta che a scrivere di moda ormai è proprio tempo perso. A leggere gli articoli dedicati alla sfilata parigina di Armani non ci potevo credere: è possibile mai che nessuna di queste ragazze che seguono la moda dappertutto, a Milano, a Roma, a Parigi, a Londra, a New York e ora qualcuna anche in Brasile (ma lì ci va solo chi riesce a farsi invitare), abbia avuto il coraggio di scrivere che non basta pensare a tanti abiti adatti a essere venduti (cari), come ha dichiarato il grande Giorgio, per fare un bel vestito?
Nessuna che abbia scritto che cucire un pezzo di stoffa, anche se è bello, non vuol dire fare haute couture e che per essere creativi non basta mettere dei cappellini a petali giganti sulle teste delle modelle? Nessuna.
Tutte pronte a urlare al miracolo: bravo, bravissimo Armani. Ma che Armani fosse bravo lo sapevamo già. E non aveva nessun bisogno di dimostrarlo con una sfilata a Parigi. Anzi, a mio modesto parere, se non la faceva quella sfilata si sarebbe dimostrato ancora più bravo. Ma il mio è proprio modesto come parere: sicuramente conta di più quello delle nostre quotidianiste che sono più esperte.
Tanto che, non riuscendo a capire che cosa ci facevano sulla passerella di Dior delle stampe pop (Warhol) con i vestiti alla Bonaparte e non sospettando nemmeno l'esistenza di uno che si chiamava Ingres, hanno scritto che Galliano ha fatto sfilare le donne incinte. Ma insomma ragazze, in tante volte che siete andate a Parigi non avete mai messo piede al Louvre? Poveri giornali!
5 - CONTRORDINE - Una bella notizia. Carla Buzzi non va più in pensione e resta da Dolce&Gabbana. Pare che i ragazzi, dopo aver visto quello che gli proponevano i cacciatori di teste, abbiano deciso di tenersi stretto quello che hanno.
6 - MANNAGGIA - Ci sono ricaduta: forse qualche riga fa sono stata un po' cattiva con le ragazze della moda. Forse... E allora voglio riparare con una buona notizia: ragazze, tra un po' non dovete più aspettare di andare a New York per comprare i vestitini di Marc Jacobs. Pazientate un po' e a ottobre li potrete più comodamente comprare a Parigi nei cortili di Palais Royal. E così sarà pure più facile avere qualche sconticino...
Dagospia 22 Febbraio 2005
1 - Per la serie "facciamoci intervistare così non diciamo nulla", ho letto un'interessante intervista a Ferruccio Ferragamo, amministratore delegato della Ferragamo, sul Corriere Economia. Ora, è più di un anno che i balletti di stilisti e dirigenti e pierre in casa Ferragamo sono diventati uno spettacolo continuo. L'ultima ad andare via è stata Nathalie Gervais, la stilista che era arrivata nove mesi fa per sostituire Greame Black, che ora però dopo l'uscita della Gervais è ritornato a fare il responsabile del prét-à-porter.
Per non parlare del valzer vorticoso nella comunicazione a Firenze e nell'ufficio stampa a Milano. Evidentemente, ballare fa bene perché per l'amministratore delegato tutto questo va e vieni non vuol dire che c'è qualcosa che non va. Per esempio, all'obiezione che ci sono molti membri della famiglia che lavorano nell'azienda, lui risponde che "ognuno ha un ruolo preciso"; e poi: dicono che il responsabile di prodotto Hervé Martin che si era portato la Gervais vada via, e lui dice che è solo "una di quelle costruzioni (alias dicerie: ndr) che si fanno spesso nel nostro ambiente"; e ancora: ammette che all'interno dell'azienda ci sono molte divergenze, ma si risponde che è perché "il mondo delle scarpe è cambiato moltissimo", quindi tutto è normale?, gli chiedono, e lui riconosce che "c'è stato un certo movimento", ma i fatturati vanno bene, assicura.
E ci fa piacere, anche se poi le chiacchiere dicono che tutta questa armonia di lavoro nella famiglia Ferragamo non c'è mai stata. Ma saranno chiacchiere, appunto, una di quelle "costruzioni del nostro ambiente", per dirla con lui. Noi, però, ci aspettiamo che, lasciando stare le chiacchiere, ascolti qualche consiglio sensato. Come quello che qualche tempo fa gli ha dato l'Anna Wintour: perché non producete solo scarpe?
2 - ARRIVEDERCI E GRAZIE 1 - Forse non ci credeva fino in fondo. Non ci poteva credere. Erano anni che l'azienda ci rimetteva, ma erano anche anni che, in fondo, non succedeva nulla. Eppure, in cuor suo, Christian Lacroix lo sapeva che Bernard Arnault prima o poi glielo avrebbe detto: qui per la tua linea non c'è più un euro. Il creatore d'alta moda in stile provenzale già l'aveva temuto quando il patron di Lvmh l'aveva messo a disegnare Pucci. E siccome non era successo niente, ci sperava ancora.
Ma poi un giorno Arnault l'ha dovuto dire: vendo Lacroix. Però, non è vero che le cose siano andate d'amore e d'accordo come vogliono farci credere. Perché, già a settembre, Arnault aveva detto a Lacroix che ormai non ce n'era più e che bisognava trovare un partner per la Maison, ma lo stilista ha nicchiato ancora un po'. Poi pressato, a dicembre, lo stesso Lacroix ha proposto ad Arnault che, c'avrebbe pensato lui a trovarsi qualcuno che lo comprava: ancora un po' di tempo, non si sa mai, Arnault poteva dimenticarsi dell'urgenza.
Ma il grande capo non voleva più aspettare, e allora ha venduto ai fratelli russo-libanesi Falic, che in America hanno una catena di duty-free. Ma siccome Lacroix non sapeva niente, ora dice che c'è rimasto male e che, comunque, è disposto a lavorare con i Falic.
E ci credo! Con questi chiari di luna, è meglio lavorare e farsi pagare da degli sconosciuti che non lavorare e non poter salire sulla passerella. Ora, però, Lacroix faccia il signore e non recrimini sul fatto che in diciotto anni la sua Maison è stata comandata da nove Pdg: in altri gruppi, al posto degli amministratori avrebbero cambiato lo stilista.
3 - ARRIVEDERCI E GRAZIE 2 - Helmut Lang ha lasciato la direzione creativa del suo marchio, che appartiene a Prada. E Patrizio Bertelli, che è nella fase "sono un signore", l'ha pure ringraziato "per il suo impegno ad assicurare la transizione e per quanto ha fatto in questi anni". Deve essere l'effetto di un nuovo corso per Bertelli: in altri tempi le sue urla sarebbero arrivate da Milano a New York, dove proprio il "Wall Street Journal" ha riportato che nel 2004 il marchio ha perso molti milioni di euro e ha generato una vendita per 30 milioni di euro, mentre quando Prada nel 1999 ne ha comprato il 51 %, il fatturato di vendite era di 100 milioni di euro (il gruppo milanese aveva comprato il restante 49% lo scorso ottobre).
Ora, dopo il secondo abbandono di Jil Sander e l'uscita di Lang, il Gruppo Prada si trova con due marchi senza gli stilisti fondatori. Mi pare che sia una nuova tendenza (anche il marchio Romeo Gigli uscirà di nuovo, ma disegnato da una giovane creatrice), e non è detto che sia peggio di prima, chissà. In fondo, se tutti questi geni della creatività vendono il loro marchio vuol dire che poi tanto bene le loro linee non vanno, altrimenti si terrebbero il marchio stretto stretto e guadagnerebbero da soli.
E in fondo, la regola è sempre la stessa: se si vende la casa e si resta dentro non si è più padroni ma inquilini. Con il rischio dello sfratto.
4 - DEBUTTANTI - Giorgio Armani ha debuttato, sei mesi dopo aver compiuto i suoi splendidi 70 anni, nell'alta moda. Ma che dico, nella haute couture, visto che è andato a presentarla a Parigi. E quanto ci ha fatto piacere, anche se - in fondo in fondo - mi dico: "Ma chi glielo ha fatto fare"...
Però, la riflessione che voglio fare su questa cosa è un'altra: grazie a questo debutto, mi sono convinta che a scrivere di moda ormai è proprio tempo perso. A leggere gli articoli dedicati alla sfilata parigina di Armani non ci potevo credere: è possibile mai che nessuna di queste ragazze che seguono la moda dappertutto, a Milano, a Roma, a Parigi, a Londra, a New York e ora qualcuna anche in Brasile (ma lì ci va solo chi riesce a farsi invitare), abbia avuto il coraggio di scrivere che non basta pensare a tanti abiti adatti a essere venduti (cari), come ha dichiarato il grande Giorgio, per fare un bel vestito?
Nessuna che abbia scritto che cucire un pezzo di stoffa, anche se è bello, non vuol dire fare haute couture e che per essere creativi non basta mettere dei cappellini a petali giganti sulle teste delle modelle? Nessuna.
Tutte pronte a urlare al miracolo: bravo, bravissimo Armani. Ma che Armani fosse bravo lo sapevamo già. E non aveva nessun bisogno di dimostrarlo con una sfilata a Parigi. Anzi, a mio modesto parere, se non la faceva quella sfilata si sarebbe dimostrato ancora più bravo. Ma il mio è proprio modesto come parere: sicuramente conta di più quello delle nostre quotidianiste che sono più esperte.
Tanto che, non riuscendo a capire che cosa ci facevano sulla passerella di Dior delle stampe pop (Warhol) con i vestiti alla Bonaparte e non sospettando nemmeno l'esistenza di uno che si chiamava Ingres, hanno scritto che Galliano ha fatto sfilare le donne incinte. Ma insomma ragazze, in tante volte che siete andate a Parigi non avete mai messo piede al Louvre? Poveri giornali!
5 - CONTRORDINE - Una bella notizia. Carla Buzzi non va più in pensione e resta da Dolce&Gabbana. Pare che i ragazzi, dopo aver visto quello che gli proponevano i cacciatori di teste, abbiano deciso di tenersi stretto quello che hanno.
6 - MANNAGGIA - Ci sono ricaduta: forse qualche riga fa sono stata un po' cattiva con le ragazze della moda. Forse... E allora voglio riparare con una buona notizia: ragazze, tra un po' non dovete più aspettare di andare a New York per comprare i vestitini di Marc Jacobs. Pazientate un po' e a ottobre li potrete più comodamente comprare a Parigi nei cortili di Palais Royal. E così sarà pure più facile avere qualche sconticino...
Dagospia 22 Febbraio 2005