GUTTUSO E ABUSO - MARTA MARZOTTO, MODELLA PREFERITA E SUA AMANTE STORICA PER OLTRE VENT´ANNI, NON CI STA AD ESSERE "EMARGINATA" DALLA MOSTRA DI TORINO: "SAPPIA IL CARDINAL ANGELINI CHE SONO PRONTA A FARE CAUSA."

Laura Laurenzi per "La Repubblica - Roma"


Ci sono due mostre che in questi giorni celebrano (a scoppio ritardato) il talento di Renato Guttuso: una a Torino, che si intitola "Capolavori dai musei", e una a Roma, nel Chiostro del Bramante. Nella mostra romana trionfa, onnipresente e solare, la figura inconfondibile di Marta Marzotto, modella preferita di Guttuso e sua amante storica per oltre vent´anni.

E´ ovunque, nuda e sinuosa, "nuvola d´oro, lieve e aerea e svagata e atrocemente bella" (parole del pittore). Eccola di spalle che spalanca una porta finestra nel quadro più significativo di tutti, Spes contra spem, grande e ambiziosa allegoria autobiografica.

Curiosamente nella mostra di Torino, invece, la contessa-mondina cui Guttuso scrisse cinquemila lettere d´amore ("Chi mi solleva da terra? Chi mi fa piangere? Chi se ne va, chi mi ferisce, chi mi salva, chi mi perde, chi mi partorisce e chi mi uccide?") è come spinta ai margini, relegata al ruolo di comparsa.



Da Marta Marzotto arriva una pioggia di critiche: "Manca il suo quadro più importante in assoluto, Gibellina, ce l´ha in casa mio figlio Matteo". E soprattutto arriva un´accusa: "L´Autoritratto rosso, il quadro simbolo della mostra, quello sulla copertina del catalogo, è mio e lo rivoglio. Lo regalai io a monsignor Angelini, che durante i mesi di agonia di Renato fece di tutto per tenermi lontana dall´uomo che amavo.

Io lo imploravo ogni giorno: abbia pietà, mi aiuti lei a rivederlo. Sperando - ingenua! - che lui potesse darmi una mano, gli regalai uno dei quadri di Renato in mio possesso, l´unico senza nudi di donna (cioè miei): quel magnifico autoritratto col maglione rosso. Risultato: non servì a nulla, io venni tenuta lontana da Renato - in odore di conversione forzata - come se avessi avuto la peste, e il quadro non l´ho mai più rivisto. Mai.

Credo che monsignor Angelini lo abbia consegnato al legittimo erede Carapezza, mentre avrebbe dovuto ridarlo a me, che ne ero la proprietaria. Sono passati 18 anni ma non ho perso le speranze. Sappia il cardinal Angelini che sono pronta a fare causa. Se non altro per il principio".


Dagospia 22 Marzo 2005