WIND D'EGITTO: GIOIA PER BUSH-BERLUSCONI, DOLORI PER TRONCHETTI
PRODINOTTI BRUCIA MONTI - IL "SOLE" BRUCIA SINISCALCO ("DIMISSIONI")
BANCHE INCAZZATE: MARCHIONNE COMMISSARIATO? - NANI E MANI SU RCS
PRODINOTTI BRUCIA MONTI - IL "SOLE" BRUCIA SINISCALCO ("DIMISSIONI")
BANCHE INCAZZATE: MARCHIONNE COMMISSARIATO? - NANI E MANI SU RCS
1 - BANCHE INCAZZATE: MARCHIONNE COMMISSARIATO?
Cambiano le parole, salta qualche testa, ma la musica è sempre la stessa. Il 2 dicembre dell'anno scorso alle ore 18,27 la Fiat emise un comunicato sulla nuova struttura di governance alla quale Sergio Marpionne diede il nome altisonante di "Group Executive Council" (GEC), un organismo composto da 10 uomini con funzioni operative. Ieri lo stesso Marpionne che ha studiato in Canada e si è sperimentato nelle multinazionali di Ginevra, ha lanciato lo "Steering Committee", un nuovo modello di vertice aziendale composto da 23 "capocce".
La fantasia dell'italo-canadese 53enne è fertile di modelli aziendali che fanno godere i cultori del management. Nel frattempo i nuovi modelli di automobili Fiat aspettano (ottobre) e Marpionne guadagna tempo spostando l'Assemblea del 10 maggio a data da destinare. Le banche fremono e in queste ore corrono le telefonate tra il presidente del S.Paolo, Salza, Cesare Geronzi e Alessandro Profumo. Non è difficile immaginare che di questo passo Marpionne sarà presto commissariato dal board del "BI" (Banche Incazzate) che gli metteranno accanto un Passera qualunque in grado di recuperare qualche euro.
2 - WIND D'EGITTO: GIOIA PER BUSH-BERLUSCONI, DOLORI PER TRONCHETTI
Mentre il Professore di Bologna piange in televisione sulla fine dell'industria manifatturiera e si chiede che cosa è rimasto della Fiat e delle grandi aziende italiane, un pezzo di italianità prende la strada dell'Egitto. Lo spettacolo è avvilente e straordinario: con l'aiuto di Bush e di Berlusconi il gruppo di Al Sawiris si porta a casa Wind, impacchetta il felice Tommaso Pompei e si prepara a creare un gruppo che sfonderà sul mercato delle telecomunicazioni nel Mediterraneo (la stessa strategia di Tronchetti Provera).
Riassunto delle puntate precedenti: spagnoli e olandesi nelle banche, francesi nell'energia e nella grande distribuzione, cinesi nel tessile e nella pelletteria, tedeschi nelle assicurazioni e per finire, egiziani, inglesi e cinesi di Hong Kong dentro i telefonini.
E' il trionfo del "Made in Italy" che, come spiega ingenuamente in prima pagina "Il Sole 24 Ore", passa dalle mani di Luca Luca a quelle di Guido Bertolaso il formidabile manager dei funerali "globali". Se continua così, dovrà organizzarne presto un altro.
3 - GAMBERALE, PER PRODI UN NOME CHE VALE
Che l'aria fosse pesante per don Vito Gamberale, il taciturno ombroso capo di Autostrade, si era capito da fine gennaio quando lo davano in difficoltà con il "signor Luciano" e con il figlio primogenito Alessandro. Poi era arrivato lo sganciamento dal Gruppo Benetton di Gianni Mion, il padovano di 62 anni che è sempre stato la vera spalla di Gamberale. Si erano conosciuti alla Gepi alla fine degli anni '70 e la loro è rimasta una solida collaborazione. Nessuno però immaginava che don Vito avrebbe accettato il ridimensionamento dei poteri che è avvenuto venerdì scorso con la sua sostituzione al vertice di Autostrade Italia, il braccio operativo della holding.
Al suo posto arriva (sulla scia delle critiche per i ritardi nei lavori autostradali) il numero 2 della società Giovanni Castellucci, un manager di 46 anni nativo di Senigallia, bocconiano di ferro, che fino al giugno 2001 è stato amministratore del Gruppo Barilla. Chi conosce don Vito e ha vissuto da vicino i suoi scazzi storici in Stet e con Giancarlo Elia Valori, sa che l'abruzzese non starà a guardare. A Palazzo Chigi c'è un signore di nome Ermolli che non lo ama, ma a Piazza S. Apostoli c'è un Professore di nome Prodi che potrebbe arruolarlo con la benedizione di Giuliano Amato.
4 - PRODI BRUCIA MONTI
Facile, troppo facile e solo chi ignora la furbizia di Romano Prodi ci può cascare. Sabato tra il professore di Bologna e il professore di Varese, Mario Monti, è stata una giornata di ripetute erezioni intellettuali che sono culminate nell'ode a SuperMario fatta da Prodi davanti al taccuino inginocchiato di Gad Lerner (che orrore quel "tu" confindenziale, senza pudore). A tutti è parso il lancio della candidatura a Ministro dell'Economia del bocconiano 62enne (che ha 2 figli, 2 cani, 2 case, molte ambizioni).
Facile, troppo facile. Prodi è "cristianamente bugiardo", di Monti conosce la vanità e la rigidità, e comunque non è uomo da mettere in piazza un anno prima delle elezioni l'asso vincente della sua squadra. Per quel ministero il Professore ha nella manica almeno due altri re di denari: Padoa Schioppa e Giuliano Amato (che se dovesse fallire la corsa al Quirinale potrebbe rifare una manovrina dolorosa da 90 mila miliardi di vecchie lire).
5 - IL "SOLE" BRUCIA SINISCALCO ("DIMISSIONI")
Una bomba di poche righe. Distratti dai funerali e dai matrimoni, sono in pochi quelli che hanno raccolto l'eco di un articolo a firma Luca Paolazzi apparso tre giorni fa sul giornale della Confindustria. "I conti pubblici del 2006 fanno rotta verso un grande buco - scrive Il Sole 24 ore - il deficit punta al 6% del pil". Detta così sembra una battuta da catastrofisti, ma scritta sul giornale di De Bortoli che da mesi aiuta Luca-Luca nella battaglia contro il declino, ha un significato devastante.
A questo punto un uomo esperto di numeri come Mimmo Siniscalco dovrebbe pulire la scrivania del ministero e dopo una stretta di mano agli uscieri tornarsene di corsa alla sua Torino con le sue cartuccelle. "E' sicuro Siniscalco - si chiede il giornale della Confindustria - di voler passare alla storia, lui che viene dalle terre di Quintino Sella, come il ministro che ha lasciato riportare in alto mare i conti dello stato". La domanda è velenosa, ma la dose che segue è nitroglicerina: "il ministro ha in mano un'arma potente: le dimissioni". Povero Mimmo, in quale guaio si è cacciato.
6 - RAI, TUTTI A CASA
Sarà l'ultima riunione importante, poi si abbracceranno convinti di aver lasciato un buon ricordo. Martedì i quattro "consiglieri giapponesi" sopravvissuti nel CdA della Rai, approveranno il bilancio 2004 e lasceranno (si spera per sempre) il settimo piano di viale Mazzini. Con loro ci sarà anche Kit Cattaneo, l'aitante direttore generale che ha in tasca la fotografia di Marzullo e di Annuzza la Rosa. Francesco Alberoni potrà tornarsene a casa per curare il lancio dell'ultimo libro di sua moglie Rosetta, e riflettere con amarezza sulle pagine di "Elite senza potere" il volume scritto nel 1963.
E senza rimpianto da parte di alcuno sarà il ritorno all'università di Milano di Giorgio Rumi, il professore che si è sentito poco e visto ancor meno nelle battaglie televisive. Marcello Veneziani invece cercherà di recuperare i suoi 15 mila libri sequestrati dalla moglie gelosa. L'orgoglio di aver fatto un buon servizio "pubblico" accompagnerà i consiglieri in uno degli ultimi viaggi sulla macchina blu. In realtà per molti osservatori la loro fatica è apparsa un servizio "privato" ad un Cavaliere poco riconoscente.
7 - EURO-PERISSICH
Il suo nome non figura nella cerchia dei manager-paperoni che Tronchetti Provera ha ricoperto di stock option miliardarie, ma il suo ruolo non è meno importante. Riccardo Perissich è l'uomo ombra di TelecomItalia che sfugge alle copertine rosa, tiene un profilo basso e ha l'aspetto di un signore un po' triste che disprezza le barche e i salotti. La sua carica ufficiale, oltre alla presidenza di TelecomItaliaMedia, è di Responsabile Public and Economic Affairs del Gruppo. Ha due vizi, le sigarette Muratti e l'Europa. A quest'ultima si sente legato nelle viscere perché è stato un grande eurocrate di Bruxelles quando ha ricoperto l'incarico di Direttore Generale per l'Industria. Quell'esperienza gli è rimasta nella pelle e quando nell'ottobre 2003 Telecom inaugurò la nuova sede di rappresentanza a Bruxelles, Perissich aveva i lucciconi.
8 - UNO, DUE, RCS
Mentre le mani di Stefano Ricucci continuano a rastrellare le azioni del Gruppo RCS, girano le voci più strane sulle intenzioni dell'immobiliarista-predatore. Per chi lo fa?, chi gli ha messo in mano tanti soldi?, è vero come si sussurra che dietro di lui ci sia l'ombra corta del Cavaliere piuttosto che quella di Caltagirone? Chi riesce a tenere la testa fredda sa comunque che senza un'OPA costosa e fragorosa il patto di sindacato che governa il Corriere della Sera resta forte del suo 57%. Difficile quindi immaginare ribaltoni, mentre è più facile ricordare la frase che Paolino Mieli pronunciò pochi mesi fa "se cambia questo azionariato, lascerò l'incarico".
Che Paolino sia un buon profeta lo dicono tutti quelli che lo hanno visto navigare nel corso della vita. L'uomo è scaltro e quando è tornato dietro la scrivania di Albertini, sapeva benissimo che il riassetto del nocciolo duro dei suoi azionisti era avvenuto nel segno della provvisorietà. Nei corridoi di via Solferino qualcuno dei 380 giornalisti si chiede però a questo punto se il compito principale di un direttore è quello di garantire l'indipendenza e l'obiettività del giornale, oppure se l'autonomia del giornale è strettamente legata alla compagine proprietaria. La questione è sottile e così sofisticata da far sorridere chi - come Ricucci - compra, vende e guadagna, per un semplice intento speculativo.
Dagospia 11 Aprile 2005
Cambiano le parole, salta qualche testa, ma la musica è sempre la stessa. Il 2 dicembre dell'anno scorso alle ore 18,27 la Fiat emise un comunicato sulla nuova struttura di governance alla quale Sergio Marpionne diede il nome altisonante di "Group Executive Council" (GEC), un organismo composto da 10 uomini con funzioni operative. Ieri lo stesso Marpionne che ha studiato in Canada e si è sperimentato nelle multinazionali di Ginevra, ha lanciato lo "Steering Committee", un nuovo modello di vertice aziendale composto da 23 "capocce".
La fantasia dell'italo-canadese 53enne è fertile di modelli aziendali che fanno godere i cultori del management. Nel frattempo i nuovi modelli di automobili Fiat aspettano (ottobre) e Marpionne guadagna tempo spostando l'Assemblea del 10 maggio a data da destinare. Le banche fremono e in queste ore corrono le telefonate tra il presidente del S.Paolo, Salza, Cesare Geronzi e Alessandro Profumo. Non è difficile immaginare che di questo passo Marpionne sarà presto commissariato dal board del "BI" (Banche Incazzate) che gli metteranno accanto un Passera qualunque in grado di recuperare qualche euro.
2 - WIND D'EGITTO: GIOIA PER BUSH-BERLUSCONI, DOLORI PER TRONCHETTI
Mentre il Professore di Bologna piange in televisione sulla fine dell'industria manifatturiera e si chiede che cosa è rimasto della Fiat e delle grandi aziende italiane, un pezzo di italianità prende la strada dell'Egitto. Lo spettacolo è avvilente e straordinario: con l'aiuto di Bush e di Berlusconi il gruppo di Al Sawiris si porta a casa Wind, impacchetta il felice Tommaso Pompei e si prepara a creare un gruppo che sfonderà sul mercato delle telecomunicazioni nel Mediterraneo (la stessa strategia di Tronchetti Provera).
Riassunto delle puntate precedenti: spagnoli e olandesi nelle banche, francesi nell'energia e nella grande distribuzione, cinesi nel tessile e nella pelletteria, tedeschi nelle assicurazioni e per finire, egiziani, inglesi e cinesi di Hong Kong dentro i telefonini.
E' il trionfo del "Made in Italy" che, come spiega ingenuamente in prima pagina "Il Sole 24 Ore", passa dalle mani di Luca Luca a quelle di Guido Bertolaso il formidabile manager dei funerali "globali". Se continua così, dovrà organizzarne presto un altro.
3 - GAMBERALE, PER PRODI UN NOME CHE VALE
Che l'aria fosse pesante per don Vito Gamberale, il taciturno ombroso capo di Autostrade, si era capito da fine gennaio quando lo davano in difficoltà con il "signor Luciano" e con il figlio primogenito Alessandro. Poi era arrivato lo sganciamento dal Gruppo Benetton di Gianni Mion, il padovano di 62 anni che è sempre stato la vera spalla di Gamberale. Si erano conosciuti alla Gepi alla fine degli anni '70 e la loro è rimasta una solida collaborazione. Nessuno però immaginava che don Vito avrebbe accettato il ridimensionamento dei poteri che è avvenuto venerdì scorso con la sua sostituzione al vertice di Autostrade Italia, il braccio operativo della holding.
Al suo posto arriva (sulla scia delle critiche per i ritardi nei lavori autostradali) il numero 2 della società Giovanni Castellucci, un manager di 46 anni nativo di Senigallia, bocconiano di ferro, che fino al giugno 2001 è stato amministratore del Gruppo Barilla. Chi conosce don Vito e ha vissuto da vicino i suoi scazzi storici in Stet e con Giancarlo Elia Valori, sa che l'abruzzese non starà a guardare. A Palazzo Chigi c'è un signore di nome Ermolli che non lo ama, ma a Piazza S. Apostoli c'è un Professore di nome Prodi che potrebbe arruolarlo con la benedizione di Giuliano Amato.
4 - PRODI BRUCIA MONTI
Facile, troppo facile e solo chi ignora la furbizia di Romano Prodi ci può cascare. Sabato tra il professore di Bologna e il professore di Varese, Mario Monti, è stata una giornata di ripetute erezioni intellettuali che sono culminate nell'ode a SuperMario fatta da Prodi davanti al taccuino inginocchiato di Gad Lerner (che orrore quel "tu" confindenziale, senza pudore). A tutti è parso il lancio della candidatura a Ministro dell'Economia del bocconiano 62enne (che ha 2 figli, 2 cani, 2 case, molte ambizioni).
Facile, troppo facile. Prodi è "cristianamente bugiardo", di Monti conosce la vanità e la rigidità, e comunque non è uomo da mettere in piazza un anno prima delle elezioni l'asso vincente della sua squadra. Per quel ministero il Professore ha nella manica almeno due altri re di denari: Padoa Schioppa e Giuliano Amato (che se dovesse fallire la corsa al Quirinale potrebbe rifare una manovrina dolorosa da 90 mila miliardi di vecchie lire).
5 - IL "SOLE" BRUCIA SINISCALCO ("DIMISSIONI")
Una bomba di poche righe. Distratti dai funerali e dai matrimoni, sono in pochi quelli che hanno raccolto l'eco di un articolo a firma Luca Paolazzi apparso tre giorni fa sul giornale della Confindustria. "I conti pubblici del 2006 fanno rotta verso un grande buco - scrive Il Sole 24 ore - il deficit punta al 6% del pil". Detta così sembra una battuta da catastrofisti, ma scritta sul giornale di De Bortoli che da mesi aiuta Luca-Luca nella battaglia contro il declino, ha un significato devastante.
A questo punto un uomo esperto di numeri come Mimmo Siniscalco dovrebbe pulire la scrivania del ministero e dopo una stretta di mano agli uscieri tornarsene di corsa alla sua Torino con le sue cartuccelle. "E' sicuro Siniscalco - si chiede il giornale della Confindustria - di voler passare alla storia, lui che viene dalle terre di Quintino Sella, come il ministro che ha lasciato riportare in alto mare i conti dello stato". La domanda è velenosa, ma la dose che segue è nitroglicerina: "il ministro ha in mano un'arma potente: le dimissioni". Povero Mimmo, in quale guaio si è cacciato.
6 - RAI, TUTTI A CASA
Sarà l'ultima riunione importante, poi si abbracceranno convinti di aver lasciato un buon ricordo. Martedì i quattro "consiglieri giapponesi" sopravvissuti nel CdA della Rai, approveranno il bilancio 2004 e lasceranno (si spera per sempre) il settimo piano di viale Mazzini. Con loro ci sarà anche Kit Cattaneo, l'aitante direttore generale che ha in tasca la fotografia di Marzullo e di Annuzza la Rosa. Francesco Alberoni potrà tornarsene a casa per curare il lancio dell'ultimo libro di sua moglie Rosetta, e riflettere con amarezza sulle pagine di "Elite senza potere" il volume scritto nel 1963.
E senza rimpianto da parte di alcuno sarà il ritorno all'università di Milano di Giorgio Rumi, il professore che si è sentito poco e visto ancor meno nelle battaglie televisive. Marcello Veneziani invece cercherà di recuperare i suoi 15 mila libri sequestrati dalla moglie gelosa. L'orgoglio di aver fatto un buon servizio "pubblico" accompagnerà i consiglieri in uno degli ultimi viaggi sulla macchina blu. In realtà per molti osservatori la loro fatica è apparsa un servizio "privato" ad un Cavaliere poco riconoscente.
7 - EURO-PERISSICH
Il suo nome non figura nella cerchia dei manager-paperoni che Tronchetti Provera ha ricoperto di stock option miliardarie, ma il suo ruolo non è meno importante. Riccardo Perissich è l'uomo ombra di TelecomItalia che sfugge alle copertine rosa, tiene un profilo basso e ha l'aspetto di un signore un po' triste che disprezza le barche e i salotti. La sua carica ufficiale, oltre alla presidenza di TelecomItaliaMedia, è di Responsabile Public and Economic Affairs del Gruppo. Ha due vizi, le sigarette Muratti e l'Europa. A quest'ultima si sente legato nelle viscere perché è stato un grande eurocrate di Bruxelles quando ha ricoperto l'incarico di Direttore Generale per l'Industria. Quell'esperienza gli è rimasta nella pelle e quando nell'ottobre 2003 Telecom inaugurò la nuova sede di rappresentanza a Bruxelles, Perissich aveva i lucciconi.
8 - UNO, DUE, RCS
Mentre le mani di Stefano Ricucci continuano a rastrellare le azioni del Gruppo RCS, girano le voci più strane sulle intenzioni dell'immobiliarista-predatore. Per chi lo fa?, chi gli ha messo in mano tanti soldi?, è vero come si sussurra che dietro di lui ci sia l'ombra corta del Cavaliere piuttosto che quella di Caltagirone? Chi riesce a tenere la testa fredda sa comunque che senza un'OPA costosa e fragorosa il patto di sindacato che governa il Corriere della Sera resta forte del suo 57%. Difficile quindi immaginare ribaltoni, mentre è più facile ricordare la frase che Paolino Mieli pronunciò pochi mesi fa "se cambia questo azionariato, lascerò l'incarico".
Che Paolino sia un buon profeta lo dicono tutti quelli che lo hanno visto navigare nel corso della vita. L'uomo è scaltro e quando è tornato dietro la scrivania di Albertini, sapeva benissimo che il riassetto del nocciolo duro dei suoi azionisti era avvenuto nel segno della provvisorietà. Nei corridoi di via Solferino qualcuno dei 380 giornalisti si chiede però a questo punto se il compito principale di un direttore è quello di garantire l'indipendenza e l'obiettività del giornale, oppure se l'autonomia del giornale è strettamente legata alla compagine proprietaria. La questione è sottile e così sofisticata da far sorridere chi - come Ricucci - compra, vende e guadagna, per un semplice intento speculativo.
Dagospia 11 Aprile 2005