PROFUMO DI VENDETTA: COME E' STATO FATTO FUORI MARIO GRECO DALLA RAS
FUSIONE RAS-LLOYD ADRIATICO? CI PENSA CUCCHIANI - PASTO E RIMPASTO DI DORIS
IL FUTURO DI LUCHINO È ROSSO. ROSSO MARANELLO - ROMITI, RIMPIANTO D'EGITTO
FUSIONE RAS-LLOYD ADRIATICO? CI PENSA CUCCHIANI - PASTO E RIMPASTO DI DORIS
IL FUTURO DI LUCHINO È ROSSO. ROSSO MARANELLO - ROMITI, RIMPIANTO D'EGITTO
1 - LUCA PICCHIA
Se fosse vivo l'Avvocato Agnelli userebbe i toni drammatici di Luca-Luca?, e che cosa direbbe oggi di Berlusconi? Le domande sono scattate ieri intorno alle 12 quando le Agenzie hanno battuto lo schiaffo di Montezemolo al Governo. Un ceffone sonoro e un ultimatum che non lasciano spazio ad equivoci. Il "signore degli Agnelli" rompe con il passato anche se la memoria porta a ricordare il consenso che l'Avvocato diede con diffidenza al padroncino di Milano. Il suo amico Kissinger dichiarò una volta a Gianni Riotta sulla "Stampa": "Berlusconi può essere per l'Italia quello che fu la Thatcher per la Gran Bretagna". Ma per l'Avvocato il triangolo delle Bermuda (Fiat, Confindustria, Mediaset) è sempre stato una meta turistica più che un disegno politico. L'incantesimo si ruppe definitivamente con il licenziamento all'inizio del 2002 del "suo" ministro degli Esteri, Renato Ruggiero. E ieri qualcuno ricordava un'altra battuta del 2001 dell'Avvocato "l'economia non sta così bene come dice Berlusconi". Esattamente quello che Luca-Luca ha ripetuto ieri con parole ancora più forti.
2 - IL FUTURO DI LUCHINO È ROSSO. ROSSO MARANELLO
Se l'orizzonte del Cavaliere è nero, il futuro di Luchino è rosso. Rosso Maranello. Come far sepoltura del suo doppiopetto con pochette bianca da manager di casa Agnelli per indossare finalmente la divisa del padrone. Padrone della Ferrari, l'unico brand italico, insieme le Generali (l'Eni fa parte di un "circolo" superiore panatlantico), riconosciuto nel mondo. La sua prima mossa fu di scorporare quel peso morto della Macerati, quindi lasciare la presidenza Fiat una volta trovata la soluzione-rinegoziazione del convertendo bancario di settembre, dunque mettere su una doviziosa cordata di Amici Della Valle per conquistare il Cavallino Rampante. Ci vogliono tanti soldi, certo, ma poi la quotazione in Borsa farà felici tutti.
3 - ROMITI, RIMPIANTO D'EGITTO
Maledetta Impregilo. Non lo dice a voce alta, ma a Cesare Romiti brucia sulla pelle il fatto di non far parte della cordata egiziana che potrebbe portarsi a casa Wind. Quando il 16 dicembre scorso l'ex-numero uno della Fiat buttò sul tavolo dell'Enel l'offerta da 12 miliardi dell'egiziano Al Sawiris, a Scaroni caddero gli occhiali da seminarista e l'ironia dilagò nelle sale-Borsa. "Dove li prenderà mai questi soldi?, chi è questo parente dei faraoni d'Egitto?", si chiedeva smarrito Tommaso Pompei. Adesso che l'offerta galoppa, a Romiti non resta che il rimpianto. "La decisione di Enel dimostra che la mia era e rimane la proposta più giusta", ha dichiarato Cesarone al "Tempo". Purtroppo è scoppiata la bomba (ad orologeria) Impregilo e al presidente "onorario" è mancato anche quel "chip" che avrebbe sigillato un po' di gloria.
4 - CHIAMAMI MCKINSEY, SARO' LA TUA BIRRA
La madre dei McKinsey è sempre incinta e la settimana scorsa ha partorito un'altra creatura di successo: Paolo Vagnone, il manager che ha preso il posto di Mario Greco (altro McKinsey) al vertice della RAS. Come ci informa "Milano Finanza" sono 274 i manager usciti più o meno bene dal grembo della Company di consulenza più famosa del mondo. Tra di loro, spiccano i nomi di Gianfilippo Cuneo, Colao Meravigliao, Corrado Passera, Alessandro Profumo e Paoletto Scaroni, l'uomo dai capelli rossi dell'Enel. Alla guida della società in Italia c'è uno stempiato signore di nome Vittorio Terzi, ingegnere bocconiano che dopo aver lavorato alla Citybank è entrato in McKinsey nel 1996. Va detto per la precisione che James O. McKinsey era un esperto di consulenza aziendale che nel 1926 aprì a Chicago il primo studio professionale. Oggi i consulenti nel mondo sono 6.800 di cui 800 partner. Ciascuno di loro è impegnato a regalarci molta efficienza e poca umanità (la legge degli affari).
5 - BINARIO TESTORE
Avviso ai passeggeri: "E' arrivato sul primo binario il dottor Claudio Parmeggiani che curerà le Relazioni Esterne di Trenitalia. Ad accoglierlo era presente l'Amministratore Delegato, Roberto Testore (più elegante del solito)".
6 - ABETE ASSENTE
C'è malumore all'Unione Industriali di Roma per l'assenza del presidente Luigino Abete di lobby-continua. La fugace apparizione della settimana scorsa negli uffici di via Andrea Noale non è bastata a calmare l'inquietudine di alcuni imprenditori che vedono l'Associazione romana sulla via della paralisi. Non uno studio, nessun Convegno, nessuna ricerca. Luigino è totalmente preso dalle vicende BNL e non riesce a ritagliarsi un attimo di tempo. "Siamo passati dal protagonismo esagerato di Valori all'assenteismo eccessivo di Abete", sussurrano nei corridoi gli sconsolati funzionari.
7 - PROFUMO DI VENDETTA: COME E' STATO FATTO FUORI MARIO GRECO
Si comincia a squarciare il velo sulle dimissioni di Mario Greco al vertice della RAS e a mettere un po' di ordine nella ridda di voci che hanno preso a girare dopo la sua fuga verso il S. Paolo di Torino. C'è un episodio che a Milano raccontano volentieri e che porterebbe l'origine della rottura con la casa madre tedesca a un incontro di venti giorni fa tra Alessandro Profumo di Unicredit e il Ceo di Allianz, Michael Diekmann. Quest'ultimo, nato a Bielefeld nel 1954 e presidente del colosso tedesco dal 29 aprile 2003, sarebbe stato messo sotto accusa per i modesti risultati derivanti dalla vendita dei prodotti RAS nella rete della banca di Profumo. Da qui la decisione dei tedeschi di far contento Profumo interrompendo il rapporto con Greco, già lesionato dall'insofferenza dell'italiano verso la controllante tedesca. Per Profumo un successo calcolato e una vendetta consumata: dopo il triangolo creato da Greco con Fabrizio Palenzona e Paolo Biasi di Cariverona, con l'intento di ridimensionare e magari di sfilare la sua poltrona, Profumo ha reagito sparigliando il triangolo. Intanto, offrendo di nuovo un posto nel consiglio di Mediobanca a Palenzona (primo azionista di Uncredit), ha spezzato l'assedio. A quel punto sbarazzarsi di quel Greco che aveva ambizioni forti con Biasi è diventato un "atto dovuto". E per fortuna che Greco ha un buon rapporto (familiare, per parte di moglie) con il grand'avvocato Fiat Franzo Grande Stevens - che lo ha subito fatto assumere al San Paolo.
8 - FUSIONE RAS-LLOYD ADRIATICO?
A ridere non è solo Alessandro Profumo. C'è anche Enrico Tomaso Cucchiani, presidente e ad Lloyd Adriatico, che come la Ras è nell'orbita della germanica Allianz. Senza più Greco tra i piedi, si sussurra di una eventuale fusione tra i due giganti dell'assicurazione, con Cucchiani asso pigliatutto.
9 - ALLA CENA DI NEW YORK, DORIS SCODELLA IL RIMPASTO
Alla cena di gala che si è svolta ieri sera al Rockefeller Center di New York per presentare le aziende italiane quotate in Borsa, l'ospite d'onore non sembrava Gianfranco Fini, ma Ennio Doris il capo di Mediolanum che ha più confidenza con il Cavaliere. Il filo diretto con Palazzo Chigi era assicurato dal suo telefonino che vibrava incessantemente. Dai tavoli di Capuano, Guarguaglini, Pesenti e dei rappresentanti delle banche, schizzavano messaggi affannosi. La sceneggiata è durata fino a quando Doris ha annunciato che a Roma si parla di semplice rimpasto per due ministeri (Sanità, Lavori Pubblici) e dell'attribuzione a Gianfranco Miccichè del nuovo dicastero che serve a raccattare voti nel Mezzogiorno.
10 - STIPENDIO SIMBOLICO
Quando gli italiani hanno letto sui giornali che lo stipendio annuo di Marco Benedetto, l'amministratore del Gruppo Espresso, era di soli 24mila euro lordi è scattata la gara degli SMS: "un euro per un manager". Per fortuna il "Sole 24 Ore" ci rassicura sui guadagni dell'uomo che guida i successi del Gruppo. Nel 2004 le stock-options sono state di 1,2 milioni e il suo compenso monetario è stato semplicemente simbolico. Non solo: l'anno scorso Benedetto ha venduto 1,75 milioni di azioni con un guadagno di 2,2 milioni. La cultura economica si arricchisce così della nuova voce "stipendio simbolico", una remunerazione irrisoria che serve a fini previdenziali, ma non vale quanto "un espresso corretto da un fiume di stock-options".
Dagospia 12 Aprile 2005
Se fosse vivo l'Avvocato Agnelli userebbe i toni drammatici di Luca-Luca?, e che cosa direbbe oggi di Berlusconi? Le domande sono scattate ieri intorno alle 12 quando le Agenzie hanno battuto lo schiaffo di Montezemolo al Governo. Un ceffone sonoro e un ultimatum che non lasciano spazio ad equivoci. Il "signore degli Agnelli" rompe con il passato anche se la memoria porta a ricordare il consenso che l'Avvocato diede con diffidenza al padroncino di Milano. Il suo amico Kissinger dichiarò una volta a Gianni Riotta sulla "Stampa": "Berlusconi può essere per l'Italia quello che fu la Thatcher per la Gran Bretagna". Ma per l'Avvocato il triangolo delle Bermuda (Fiat, Confindustria, Mediaset) è sempre stato una meta turistica più che un disegno politico. L'incantesimo si ruppe definitivamente con il licenziamento all'inizio del 2002 del "suo" ministro degli Esteri, Renato Ruggiero. E ieri qualcuno ricordava un'altra battuta del 2001 dell'Avvocato "l'economia non sta così bene come dice Berlusconi". Esattamente quello che Luca-Luca ha ripetuto ieri con parole ancora più forti.
2 - IL FUTURO DI LUCHINO È ROSSO. ROSSO MARANELLO
Se l'orizzonte del Cavaliere è nero, il futuro di Luchino è rosso. Rosso Maranello. Come far sepoltura del suo doppiopetto con pochette bianca da manager di casa Agnelli per indossare finalmente la divisa del padrone. Padrone della Ferrari, l'unico brand italico, insieme le Generali (l'Eni fa parte di un "circolo" superiore panatlantico), riconosciuto nel mondo. La sua prima mossa fu di scorporare quel peso morto della Macerati, quindi lasciare la presidenza Fiat una volta trovata la soluzione-rinegoziazione del convertendo bancario di settembre, dunque mettere su una doviziosa cordata di Amici Della Valle per conquistare il Cavallino Rampante. Ci vogliono tanti soldi, certo, ma poi la quotazione in Borsa farà felici tutti.
3 - ROMITI, RIMPIANTO D'EGITTO
Maledetta Impregilo. Non lo dice a voce alta, ma a Cesare Romiti brucia sulla pelle il fatto di non far parte della cordata egiziana che potrebbe portarsi a casa Wind. Quando il 16 dicembre scorso l'ex-numero uno della Fiat buttò sul tavolo dell'Enel l'offerta da 12 miliardi dell'egiziano Al Sawiris, a Scaroni caddero gli occhiali da seminarista e l'ironia dilagò nelle sale-Borsa. "Dove li prenderà mai questi soldi?, chi è questo parente dei faraoni d'Egitto?", si chiedeva smarrito Tommaso Pompei. Adesso che l'offerta galoppa, a Romiti non resta che il rimpianto. "La decisione di Enel dimostra che la mia era e rimane la proposta più giusta", ha dichiarato Cesarone al "Tempo". Purtroppo è scoppiata la bomba (ad orologeria) Impregilo e al presidente "onorario" è mancato anche quel "chip" che avrebbe sigillato un po' di gloria.
4 - CHIAMAMI MCKINSEY, SARO' LA TUA BIRRA
La madre dei McKinsey è sempre incinta e la settimana scorsa ha partorito un'altra creatura di successo: Paolo Vagnone, il manager che ha preso il posto di Mario Greco (altro McKinsey) al vertice della RAS. Come ci informa "Milano Finanza" sono 274 i manager usciti più o meno bene dal grembo della Company di consulenza più famosa del mondo. Tra di loro, spiccano i nomi di Gianfilippo Cuneo, Colao Meravigliao, Corrado Passera, Alessandro Profumo e Paoletto Scaroni, l'uomo dai capelli rossi dell'Enel. Alla guida della società in Italia c'è uno stempiato signore di nome Vittorio Terzi, ingegnere bocconiano che dopo aver lavorato alla Citybank è entrato in McKinsey nel 1996. Va detto per la precisione che James O. McKinsey era un esperto di consulenza aziendale che nel 1926 aprì a Chicago il primo studio professionale. Oggi i consulenti nel mondo sono 6.800 di cui 800 partner. Ciascuno di loro è impegnato a regalarci molta efficienza e poca umanità (la legge degli affari).
5 - BINARIO TESTORE
Avviso ai passeggeri: "E' arrivato sul primo binario il dottor Claudio Parmeggiani che curerà le Relazioni Esterne di Trenitalia. Ad accoglierlo era presente l'Amministratore Delegato, Roberto Testore (più elegante del solito)".
6 - ABETE ASSENTE
C'è malumore all'Unione Industriali di Roma per l'assenza del presidente Luigino Abete di lobby-continua. La fugace apparizione della settimana scorsa negli uffici di via Andrea Noale non è bastata a calmare l'inquietudine di alcuni imprenditori che vedono l'Associazione romana sulla via della paralisi. Non uno studio, nessun Convegno, nessuna ricerca. Luigino è totalmente preso dalle vicende BNL e non riesce a ritagliarsi un attimo di tempo. "Siamo passati dal protagonismo esagerato di Valori all'assenteismo eccessivo di Abete", sussurrano nei corridoi gli sconsolati funzionari.
7 - PROFUMO DI VENDETTA: COME E' STATO FATTO FUORI MARIO GRECO
Si comincia a squarciare il velo sulle dimissioni di Mario Greco al vertice della RAS e a mettere un po' di ordine nella ridda di voci che hanno preso a girare dopo la sua fuga verso il S. Paolo di Torino. C'è un episodio che a Milano raccontano volentieri e che porterebbe l'origine della rottura con la casa madre tedesca a un incontro di venti giorni fa tra Alessandro Profumo di Unicredit e il Ceo di Allianz, Michael Diekmann. Quest'ultimo, nato a Bielefeld nel 1954 e presidente del colosso tedesco dal 29 aprile 2003, sarebbe stato messo sotto accusa per i modesti risultati derivanti dalla vendita dei prodotti RAS nella rete della banca di Profumo. Da qui la decisione dei tedeschi di far contento Profumo interrompendo il rapporto con Greco, già lesionato dall'insofferenza dell'italiano verso la controllante tedesca. Per Profumo un successo calcolato e una vendetta consumata: dopo il triangolo creato da Greco con Fabrizio Palenzona e Paolo Biasi di Cariverona, con l'intento di ridimensionare e magari di sfilare la sua poltrona, Profumo ha reagito sparigliando il triangolo. Intanto, offrendo di nuovo un posto nel consiglio di Mediobanca a Palenzona (primo azionista di Uncredit), ha spezzato l'assedio. A quel punto sbarazzarsi di quel Greco che aveva ambizioni forti con Biasi è diventato un "atto dovuto". E per fortuna che Greco ha un buon rapporto (familiare, per parte di moglie) con il grand'avvocato Fiat Franzo Grande Stevens - che lo ha subito fatto assumere al San Paolo.
8 - FUSIONE RAS-LLOYD ADRIATICO?
A ridere non è solo Alessandro Profumo. C'è anche Enrico Tomaso Cucchiani, presidente e ad Lloyd Adriatico, che come la Ras è nell'orbita della germanica Allianz. Senza più Greco tra i piedi, si sussurra di una eventuale fusione tra i due giganti dell'assicurazione, con Cucchiani asso pigliatutto.
9 - ALLA CENA DI NEW YORK, DORIS SCODELLA IL RIMPASTO
Alla cena di gala che si è svolta ieri sera al Rockefeller Center di New York per presentare le aziende italiane quotate in Borsa, l'ospite d'onore non sembrava Gianfranco Fini, ma Ennio Doris il capo di Mediolanum che ha più confidenza con il Cavaliere. Il filo diretto con Palazzo Chigi era assicurato dal suo telefonino che vibrava incessantemente. Dai tavoli di Capuano, Guarguaglini, Pesenti e dei rappresentanti delle banche, schizzavano messaggi affannosi. La sceneggiata è durata fino a quando Doris ha annunciato che a Roma si parla di semplice rimpasto per due ministeri (Sanità, Lavori Pubblici) e dell'attribuzione a Gianfranco Miccichè del nuovo dicastero che serve a raccattare voti nel Mezzogiorno.
10 - STIPENDIO SIMBOLICO
Quando gli italiani hanno letto sui giornali che lo stipendio annuo di Marco Benedetto, l'amministratore del Gruppo Espresso, era di soli 24mila euro lordi è scattata la gara degli SMS: "un euro per un manager". Per fortuna il "Sole 24 Ore" ci rassicura sui guadagni dell'uomo che guida i successi del Gruppo. Nel 2004 le stock-options sono state di 1,2 milioni e il suo compenso monetario è stato semplicemente simbolico. Non solo: l'anno scorso Benedetto ha venduto 1,75 milioni di azioni con un guadagno di 2,2 milioni. La cultura economica si arricchisce così della nuova voce "stipendio simbolico", una remunerazione irrisoria che serve a fini previdenziali, ma non vale quanto "un espresso corretto da un fiume di stock-options".
Dagospia 12 Aprile 2005