RASSEGNATI STAMPA - AFFINATISSIMA INTERVISTA CON IL MORTO SAUL BELLOW - LA SCOSSA ORMONALE DI PIPERNO ALLA PROVA DEL NOVE - STRISCIATE SENZA NOTIZIA CON "LUCCELLONE DI DEL PIERO".


1 - SIAMO TIPI AFFINATI
Riccardo Chiaberge per il Domenicale del Sole 24 Ore

Nel dicembre del 2002, quando Saul Bellow era ancora vivo e vegeto, e quindi intervistabilissimo, lo scrittore Eraldo Affinati gli fece un'intervista «immaginaria» per un mensile francese, «L'Atelier du Roman», e ora l'ha riesumata sul «Giornale» in occasione della morte del premio Nobel americano. Precisando però che l'articolo avrebbe a suo tempo suscitato «la divertita approvazione del diretto interessato che, come riferì Keith Botsford, il confidente preferito degli ultimi anni, non esitò a riconoscersi nelle parole che gli venivano attribuite».

Nell'attesa di una smentita di Botsford in nome e per conto di Bellow, non possiamo fare a meno di rilevare il carattere assolutamente rivoluzionario di questa formula: mai prima d'ora era successo che un defunto confermasse cose da lui non dette in vita, ma inventate di sana pianta da un fanta-intervistatore.
Approvazione immaginaria di un'intervista immaginaria: una trovata davvero Affinata. Anzi Affinatissi ma. Umberto Eco non avrebbe saputo fare di meglio.
In realtà, forse l'intervista era impossibile perché il bravo Eraldo non conosceva l'indirizzo di Bellow, o perché non sapeva l'inglese e non era riuscito a trovare un interprete per la traduzione simultanea.

O più probabilmente, impossibili non erano tanto le risposte quanto le domande. Basti citarne due: «Secondo lei la letteratura si avvia a ridiventare un'attività minoritaria?». Oppure: «Quale può essere il futuro della forma-romanzo?».
Quesiti nei quali, siamo certi, non si riconosce neppure Affinati, e di fronte ai quali anche il più mite e disponibile degli intervistati reagirebbe: «Non ti rispondo neanche morto!».

2 - LA SCOSSA ORMONALE DI PIPERNO ALLA PROVA DEL NOVE
Dal Corriere della Sera

«Rassicurante», «ovvio», «neoconservatore»... Così Aldo Nove stronca sul quotidiano di Rifondazione Comunista, Liberazione , il romanzo di Alessandro Piperno Con le peggiori intenzioni , che viene definito «un catalogo di luoghi comuni». «Anche il dramma del genocidio - scrive Nove - compiuto dai nazifascisti, in Con le peggiori intenzioni riesce ad essere rassicurante. Fa parte di un elegante saga di famiglia che include di certo morte e disperazione, sesso e degenerazione. Ma tutto contenuto nei parametri di una riduzione all'acquisto che è la radicale cifra politica, conservatrice, di questo libro. Che non si sbilancia. Che si presta al sipario erotico con frequenza quasi metronomica, giusto quando il lettore più avveduto sta per addormentarsi ed allora gli si somministra la scossa ormonale».

Un romanzo apparentemente crudo, dove ci sono la morte, l'osceno, il conflitto generazionale, ma che per il quotidiano comunista sono componenti utilizzate per costruire un best-seller di «regime», un «esempio perfetto di letteratura neorestauratrice», una sorta di risposta conservatrice agli «scrittori cannibali», dove tutto, qui, è elegante e composto, tanto che è «difficile - scrive Nove - trovare paragoni nella letteratura italiana, almeno in quella che conta. Verrebbe a pensare a Moravia, ma lo sguardo era di tutt'altro tipo».

Moravia, ricorda infatti Nove, denunciava le meschinità della borghesia mentre in Piperno le vicende «scorrono con tutt'altro tono. Non solo per la posizione morale dell'autore (...), ma per l'assunzione di moralità, il tipo di moralità che dal testo, in filigrana, deriva, più prossima a un incrocio tra un servizio del Tg1 su Ranieri di Monaco e l'epopea imborghesita di un'Elisa di Rivombrosa». Tanto che leggere questo libro, conclude Nove, è come «guardare svogliatamente la televisione».

In sostanza Aldo Nove sembra coniugare analisi letteraria ad analisi socio-politica, secondo gli schemi cari alla critica legata alla «teoria del rispecchiamento» di György Lukács e all'estetica marxista, che valutava il testo letterario in relazione alla sua capacità di riflettere la realtà sociale e non quella di porsi come alternativa critica. E in sostanza, Piperno finisce con il fornire uno spaccato letterario «rassicurante» di una società tele-borghese, diventando un esempio, scrive Nove, di «letteratura restauratrice».



3 - STRISCIATE SENZA NOTIZIA
Als Ob per "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"


Per strisciare, striscia. Anche solo a colpo d'occhio, il "tigi satirico" di Canale 5 mantiene il livello che promette nella prima parte del suo titolo. Da martedì sera lo conferma la De Filippi Maria, sua nuova (si fa per dire) conduttrice. Collaborano il Kadiu Kledi e il Rochelle Garrison. Non sapete chi siano? Sul secondo, coreografo, vi basti questo: si mormora sia un reduce del "cicale cicale" della Parisi Heater. Il pedigree del primo, ballerino, è meno nobile. Su di lui però getta luce il sito www.BelliOnLine.it. Insomma, la gente giusta al posto giusto.

E nella compagnia giusta, anche. Non a caso, cerca d'aggregarcisi tale Fede Emilio, un comico anzianotto e abbottatello che ha l'aria di trovarsi a suo agio nei corridoi di Mediaset.

Corredato di biondona, ogni sera si presenta alla porta del camerino della De Filippi Maria, nella seranza d'un ingaggio. Le prova tutte: dice che proprio ce l'hanno mandato (circostanza verosimile, in senso lato), e che in costume da bagno fa la sua figura (la biondona annuisce, ma con entusiasmo contenuto). Pero, niente da fare. La De Filippi Maria è inflessibile. A far ridere, lei basta e avanza.

E poi non è che ci sia un gran bisogno di risate aggiuntive, in Striscia la notizia. Anzi, il Ricci Antonio di tutto può essere accu¬sato, tranne che di lesinarci su. Dall'inizio alla fine, il suo "tigì satirico" è un trionfo di sghignazzi e applausi preregistrati, neanche fosse il Tg1. Qualche esempio? La De Filippi Maria entra in studio, imitata dal Kadiu Kledi e dal Rochelle Garrison: ah ah ah ah ah... La De Filippi Maria si siede alla scrivania, imitata dal Kadiu Kledi e dal Rochelle Garrison: ih ih ih ih ih... La De Filippi Maria apre bocca, imitata dal Kadiu Kledi e dal Rochelle Garrison: uh uh uh uh uh... Proprio come fosse il Tg1.

E per il resto? Per il resto, resta poco. Una volta che il Rochelle Garrison e il Kadiu Kledi (eh eh eh eh eh ...) ci hanno informato che la De Filippi Maria (oh oh oh oh oh ...) «balla come una lavatrice» (senz'offesa per l'elettrodomestico), po¬tremmo anche passare al Tg2, visto che il Tg1 è terminato.

Se restiamo, non è per la razione di mastoplastiche (satiriche, ovviamente) che il Ricci Antonio manda in onda, allo scopo di rendere più sanguigni gli applausi e gli sghignazzi. E non è nemmeno per un sosia del Vespa Bruno che, ripreso a mezzo busto, si guarda sotto ed esclama soddisfatto: «sì sì sì sì... è proprio bello, è della lunghezza giusta» (si scopre poi che parla di un tappetino che s'è messo a mo' di grembiule, per accogliere il Del Noce Fabrizio). No, se restiamo è per via dell' «uccellone di Del Piero».

Così, con un entusiasmo pari a quello suscitato a suo tempo con "cicale cicale", il Rochelle Garrison dice di un pupazzo ornitologico a misura d'uomo che gli sta alle spalle. Non c'è dubbio, «l'uccellone di Del Piero» è decisivo, incontestabile, e anche geniale. Senza nemmeno bisogno della De Filippi Maria, da solo dimostra quanto mantenga il livello promesso, il "tigì satirico". Solo il Fede Emilio potrebbe strisciare di più, forse.


Dagospia 13 Aprile 2005