LA CARMEN E' DEBOLE E FASSINO SI DEVE DIFENDERE
THE FALL OF THE GIRL FROM NEW YORK (BYE BYE MELANDRI)

Io peso. Tu pesi. Loro Pesaro. Adesso sì che il Grande Timoniere Massimo D'Alema ha riconquistato la "leader-slip" del Botteghino gettando sulla battigia il "mummio" Fassino, uno spiritato magrone da occupazione tedesca, sottomesso a un fisico da calendario. Mariano. "Occhio di bue" che intubetta come un dentifricio la sagoma da scheletrino di Halloween del nuovo segretario del Botteghino e tutt'intorno una perfetta topografia lunare con crateri, deserti, Mare della Tranquillità ecc.: così, di primo acchito, si è presentato il congresso della Quercia al palasport di Pesaro. Altro che clima da american-party con nani, acrobati e ballerine (assenti i De Gregori, gli Scola, le Sabrine Ferilli, zero intellettuali) ma atmosfera tetra da piano quinquennale. Altro che l'immagine da famiglia felice del Mulino Bianco ma atmosfere lacerate da Bolognina con Correntone dissidente, collassante di lacrime (ieri Occhetto, oggi Fassino) e un partito tagliato a metà come un cocomero.

Dava l'idea di uno di quei tetri pranzoni di Natale con tutti gli insopportabili parenti inghingherati ma schierati come un plotone di esecuzione e i marmocchi che confondono il salotto per Eurodisney, le forchette per il Lego, il nonno per Dragon Ball. Facce buie quelle di Salvi, Bassolino, Folena, Cofferati, Melandri, con zio Berlinguer Giovanni che liquida i "dalebani" di Fassino e la sua relazione scippando un pensiero stupendo del pesarese Gioacchino Rossini alle prese con il libretto d'opera d'un giovane melomane un po' megalomane: «C'è effettivamente del bello e del nuovo. Ma il bello non è nuovo, e il nuovo non è bello». Buona la battuta ma oggi il Correntone si trova sconfitto e senza potere, sbranato da Max-stino e il suo Fassino.

Tra gli sconfitti del neo-"dalebanesimo", brillava quel pupone vitaminizzato di Walter Veltroni. Faccia da Ferrero Rocher, ma lo sguardo è tenero, da formaggino "Mio", ha tirato fuori le palle (di Natale): "Sto cercando di trovare le emozioni per scrivere il mio intervento.". Gesù, ridategli il biberon! Perché la relazione di Fassino - aggiungeva Walterino, con il fervore emotivo di un capostazione che annuncia le fermate di un accelerato - è «senza slancio, senza pathos, senza tensione, senza prospettiva».

Chi è davvero senza prospettiva è Giovanna Melandri. Sotto il sedere? Niente. Bassolino ha la presidenza della regione Campania, il "cinese" Cofferati il mejo sindacato, Folena e Salvi quote del partito, Giovanni Berlinguer 70 anni di pedigree. Lei, la melandrina, nisba. Nemmeno una poltroncina, uno strapuntino. La grande perdente. Ricordate l'estate scorsa? "The Girl From New York City" si era autoproclamata - per la verità, tra i frizzi e i lazzi dei diessini, in primis Livia Turco e Barbara Pollastrini - il futuro rosa del Botteghino. Quel sadico di Paolo Mieli sul Corriere della Sera - rubrica della posta - l'aveva già incoronata come Miss Diesse, primo segretario non-comunista, perfettamente bilingue, bionda-naturale e televisiva e fotogenica. Il bacio della morte, quello di Mieli.

La caduta della Giovanna è diventata ruzzolone quando accetta di spalancare il suo ambizioso cervellino al taccuino della sua amica - via Giovanni Minoli, cugino di Giovanna - Stellona Pende su Panorama del 24 agosto. Vedrete, detta la Melandri, con Giovanni Berlinguer spazzeremo via quel caprone di D'Alema. La sua analisi: "Abbiamo perso perché abbiamo smesso di ascoltare: i poveri, i lavoratori, i giovani, i pensionati. D'Alema dice che non abbiamo intercettato la modernità. Noi diciamo: guardiamo il presente, ritroviamo l'anima della gente. Cominciamo dai giovani. Guardi al G8. Questo dondolio ambiguo: siamo con loro davvero oppure no?".

La reginetta dei no-globa (che i no-global non sopportano punto) mica è una gasata che veleggia a bordo dell'Ikarus calzando scarpe da un milione e mezzo custom-made e quando va a congresso trova ospitalità in un castelletto delle colline pesaresi come quell'infido berluscone di D'Alema: no, lei -The Girl From New York City - sta con i poveri, i lavoratori, i giovani, i pensionati. Infatti sentite come Pende l'intervista: "Adesso, al telefono, è il turno di un'amica che invita l'ex ministro su un veliero. «È una reggia a vela, zeppa di opere d'arte. Vuole vederla?». Zaca, 45 metri di veliero di sogno, datata 1929, è una dea della vela. Era la barca di Errol Flynn che ci ha messo salotti sontuosi, letti di raso rosso, vasche di smalti e ori e una tiara preziosissima sopra il letto matrimoniale. Oggi è di una signora (Patrizia Memmo, nota di Dagospia) che organizza grandi eventi di cultura. Giovanna Melandri passeggia sotto il sole del ponte immenso.". E sul "veliero di sogno" salutame i lavoratori, i giovani e i pensionati.

La ragazza - che non è tonta - ha capito subito l'antifona. E prima di finire a fare la segretaria (della Lega Ambiente) le ha tentate tutte. Così quando il "dalebano" Massimo termina la sua relazione - sillabata con la consueta verve da mangiatore di fuoco di origine cecena (parla come se leggesse delle lapidi) -, Giovanna si lancia più morbida di Coccolino sciacquamorbido sul palco tra le braccia del vincitor D'Alema stampadogli un bacione. Imbarazzo di Pietro Folena, capo esecutivo del Correntone sconfitto, non degnato nemmeno di una pacca sulle spalle, che balbetta alla stampa: «Il bacio di Giovanna? Sarà stata una questione d'affetto.».

A proposito di affetto. Quello messo in atto da Repubblica, attraverso la penna svenuta di Conchita De Gregorio, a favore di Piero Fassino e del suo fascino verticale è degno di Liala. "Sono le undici e mezza del mattino quando Piero Fassino, al partito, scende le scale che risalirà lunedì da segretario", incipria Conchita. "L'androne è in penombra, silenzioso. Il segretario designato scende solo e a testa bassa, le mani dietro la schiena. Sembra uscito da un quadro di Egon Schiele, così pallido, i lineamenti sciolti come cera".

E come risponde Grissino di Ferro al solfeggio degregoriano? «Davvero? Pensi che Schiele è il mio artista preferito. Quanto ardore dentro quei colori di morte, no? Bè, io sono solo un po' stanco. Ho finito di scrivere la relazione alle cinque stamattina, ho dormito un paio d'ore, poi l'ho ritoccata ancora, poi sono stato al corteo dei metalmeccanici, poi ho cambiato ancora qualche aggettivo. Sì, sono pignolo, cosa vuole. La versione definitiva è di sette minuti fa». Un mito.

Il minuetto - anzi, il cha-cha di Conchita - termina strappando il cuore: "In albergo, ora, a mettere l'Armani grigio da segretario. Escono in tre, lui la madre e la moglie. Si separano all'arrivo al palazzetto. Fassino al tavolo ovale, loro in tribuna, in alto. Sono quasi le sei, è il momento: Napolitano proclama Fassino segretario, Anna Serafini si alza in piedi insieme al resto dei tremila. La signora Carla no, resta seduta nel suo tailleur di lana che punge. Signora, questo figlio... «Eh, questo figlio. Non pensavo, sa? Ma vede: sono commossa». Con un gesto improvviso prende le mani di chi le sta parlando e le stringe forte: tutte e due le mani insieme, fortissimo. Fassino, giù al tavolo, guarda in alto e si morde appena un labbro". Si morde appena un labbro.

Anche il documentatissimo Gian Antonio Stella stecca. Per omissione. Sul Corriere lo pennella così: "Non ha i baffi, non strapazza gli amici, non umilia i compagni, non maltratta gli alleati, non posa ciabatte vecchie per scaramanzia accanto al timone della barca, non porta il cane a scuola di «agility dog», non cucina risotti a casa Vespa, non consegna nella veste di viceré salentino il «Premio Barocco», non si fa fotografare da Roberto Koch su un trono e non ha un solo Lothar calvo nei dintorni che abbia la pelata lucida quanto Claudio Velardi, Fabrizio Rondolino o Marco Minniti. Detto fatto, poiché dice le stesse identiche cose di Massimo D'Alema senza essere Massimo D'Alema, Piero Fassino è da ieri il nuovo segretario dei Democratici di sinistra". Il buon Stella poteva anche aggiungere questa riga: D'Alema non è nel cuore di Carmen Llera Moravia.

Fassino - così magro che quando veste di nero sembra un ombrello chiuso - è un uomo che seduce, seduce, seduce. Un Casanova malinconico, l'hanno definito. Per conoscere il "lato oscuro" di Piero bisogna leggere Carmen LLera Moravia e le cento paginette del suo "Diario dell'assenza" (1996). L'inizio del volumetto è dedicato a Gad Lerner e merita la pole-position in un qualsiasi dizionario delle eccitazioni. "Sono già cinque giorni che non sfioro il tuo sesso circonciso. Non so dire se mi manca, credo di no". Quindi Carmen rivela (in francese) l'arcano: "Inèpuisable palmier, detenteur de sagesse, de memoire et de reves. Le mot Gad, deux lettres hèbraiques: guimel et dalet...".

A lungo andare "Le mot Gad", la parola Gad, non deve suscitare a Carmen suggestioni piacevoli perché a un certo punto il romanzo svolta e arruola un altro amante di cui conosciamo sola la prima consonante, F. Ma con indizi (politici) per riconoscerlo. Quella F starebbe per Fassino, il diessino Piero Fassino. Comunque anche F è sposato, anche F picchia duro. "Ti succhio le dita mentre mi accarezzi il seno sinistro e lo baci e andiamo verso il muro e li mi inchiodi e mentre mi prendi sentiamo la voce dell'altro che parla della mia bocca e del mio sesso dolce come un dolce tunisino..". Ma se la Carmen è debole, il "tunisino" si deve difendere. "Voglio leccarti, voglio finire strangolato fra le tue cosce..". Alla fine, travolta tra Gad ed "Effe", Carmen fa sua la domanda, quella definitiva, dell'esausto lettore: "Non mi farà male tanto sperma?".


Copyright Dagospia.com 19 Novembre 2001