DAGO & FILO - ARNAULT RINGRAZIA PINAULT - IL POTERE DI CONDÉ NAST, VOGUE UBER ALLES - MOSS RIABILITATA - IL DIVINO TOM FORD - ALBERTA FERRETTI OVERDRESSING VERSO IL NIENTE - FINIS FINPART - UN EURO PER UNGARO - FUGA DA "D".

Fashion Victims per "Prima Comunicazione" (www.primaonline.it)

1 - GRAZIE FRANÇOIS
- Bernard Arnault, l'inventore delle super concentrazioni dei marchi del lusso e mente massima di Lvmh, deve fare un regalo enorme a François Pinault, proprietario del gruppo Ppr, per aver estromesso (almeno momentaneamente) dalla scena Tom Ford e Domenico De Sole, allontanandoli dal timone del suo Gruppo Gucci. Grazie a questo (inconsapevole?) autogol di Pinault, infatti, oggi Arnault può tranquillamente dirsi il re assoluto, incontrastato unico del lusso mondiale.

La cerimonia di incoronazione, Arnault se l'è organizzata il 10 ottobre scorso, durante le sfilate a Parigi. Dove, dopo aver monopolizzato la settimana con le sfilate di Dior, Celine, Givenchy, Kenzo, ecc. ecc., nell'ultima serata del calendario ha concentrato: la sfilata di Louis Vuitton, l'inaugurazione del più grande negozio Vuitton del mondo sugli Champs Elisées (15mila metri quadrati) e una festa faraonica di Vuitton in un Petit Palais appena ristrutturato e decorato con tutte le Lv possibili video proiettate sulla facciata.

A presenziare alla cerimonia, tutta la stampa mondiale e tutte le celebrities più fighe del mondo: Sharon Stone, Uma Thurman, Salma Hayek, Catherine Deneuve e chi più ne ha più ne metta, con allegata una performance dell'artista Vanessa Beecroft sia nel negozio sia nel Petit Palais e Asia Argento che faceva la dj. Fiumi di champagne (sempre di proprietà della casa) ovunque. Sicuramente Arnault il titolo se lo merita, se non altro per aver intuito per primo che più concentri più comandi (che poi le concentrazioni e il lusso abbiano ucciso la moda è un altro discorso).

Ma sono sicura che se la coppia Tom-Dom avesse continuato nella sua strada, un po' di fastidio ad Arnault l'avrebbe potuto ancora dare. Ora, con tutto il rispetto possibile per Pinault, per il suo big manager Polet e per tutti gli stilisti di Gucci e Saint Laurent che a Pinault fanno capo, non credo che se Arnault durante la notte si sogna le Gg e le Ysl si sveglia in preda a un incubo.

2 - PROTAGONISTI E FIGURANTI - Qui non si tratta più di quanto è potente questa o quella giornalista, se Anna Wintour è più potente di Franca Sozzani e se tutte e due messe insieme sono una macchina da guerra. Qui, ormai, si tratta di stabilire se una sola casa editrice, la Condé Nast, sia più potente di tutte le altre case editrici messe insieme. Ve l'immaginate che cosa significa per una Mondadori, per una Rizzoli, per una Hachette Italia vedere questi americani che monopolizzano tutta l'attenzione nelle settimane della moda facendo apparire al mondo che "la moda siamo solo noi"?

E senza che né la Camera della moda, né gli stilisti italiani, pur lavorando con tutte le altre case editrici, facciano qualcosa di definitivo per contrastare quella che è ormai una situazione di fatto? Eh sì, perché dopo le polemiche dell'ultimo turno delle sfilate dello scorso settembre-ottobre viene fuori che alla fine le altre case editrici, con tutti i loro giornali, non contano niente e che l'unica che ha peso è la Condé Nast con i suoi "Vogue".

Così, le lamentele si sono fatte pesanti anche da parte degli editori, che non vogliono più apparire solo come figuranti. E c'è chi giura che la prossima riunione dei soci della Camera della moda (quando saranno in grado di farla) o la forse più facile riunione del consiglio direttivo somiglierà alla foresta dei coltelli volanti (in senso figurato, vogliamo augurarci) e che i risultati non sono per niente scontati.

Mario Boselli, per esempio, riuscirà a conservare la presidenza nonostante i suoi comunicati di buona volontà? C'è chi dice di sì, visto che poi alla fine nessuno vuole prendersi la patata bollente, e c'è chi giura di no, perché i tempi del "siamo tutti amici" sono passati. Intanto a Parigi, dove i giovani stilisti bistrattati a Milano vengono accolti con grande disponibilità, gongolano.

3 - RIABILITAZIONE - Sulla copertina di novembre di "W" e sulla copertina di dicembre di "Vanity Fair" (America). E poi, il pentimento di Burberry che forse la rimette in pubblicità e tanti altri che si sono dichiarati pronti a ingaggiarla. Insomma, per Kate Moss è un momento d'oro: almeno sa che molti amici non l'hanno abbandonata proprio nel momento del bisogno. A dire il vero, il primo a recuperarla, anzi a non allontanarla proprio, è stato John Galliano che non ha detto né ha fatto dire nulla a Dior contro la poveretta.
E poi è arrivato subito dopo Alexander McQueen che già alla sfilata di ottobre è uscito in passerella con una bella scritta sulla maglietta nera: "We love you, Kate". Comunque siamo contenti che ora che è uscita dalla clinica dell'Arizona, si trasferisce a New York e ricomincia una nuova vita.

4 - DIVO DIVINO - La moda non può fare a meno di Tom Ford. È troppo preciso per questi anni. Non c'è nessuno che come lui può traghettare questo niente che è la moda di oggi a una cosa che abbia un po' di senso contemporaneo. Deve assolutamente tornare a fare vestiti, oltre che occhiali, trucchi e profumi. Basta guardare il numero di novembre di "W". In un servizione lungo lungo con le foto di Steven Klein, Tom si mette a recitare la parte dell'extraterrestre della vita terrena.



Vestito con un abito nero elegantissimo, riesce a levigare con uno strano aggeggio le natiche di un ragazzo biondo, a baciare una sexy bambola di quelle che sembrano vere e costano 100mila dollari, a toccare formidabili corpi di tre ragazzi in costume da bagno, a sdraiarsi su un lettino per pratiche sadomaso (ma forse è una panca di pilates) a torso nudo e coperto da un altro ragazzo, a sdraiarsi ancora tutto nudo con due bambole¬-manichino.

E poi a dire, nella lunga intervista che segue, che secondo lui la modernità sta tutta nel dominio del corpo e che, quindi, uno stilista non deve fare altro che plasmare quello degli altri. Che ci volete fare, ancora una volta sono costretta a dire: viva Tom! Come te non c'è nessuno. Spero solo che Giorgio Armani faccia presto a incoronarlo suo successore.

5 - OVERDRESSING - Mi dispiace molto per i mensili italiani, ma il numero di novembre di "W" è imperdibile e carico di una quantità di informazioni che neanche tre mesi di "Amica", "Elle" e "Marie Claire" messi insieme riescono a dare. Siccome però non sono pagata per fare tutto il riassunto del numero e ho già parlato di Kate e di Tom, voglio segnalare solo un'altra chicca. Quella del servizio sul rompighiaccio di Alberta Ferretti. A un certo punto, descrivendo l'eleganza della signora della moda romagnola (scusate, della signora romagnola della moda), la giornalista dice che è vestita benissimo con uno dei suoi vestiti per andare a passare la serata in the middle of nowhere (che poi sarebbe, giustamente, Cattolica). Strepitoso!

6 - A OGNUNO IL SUO STILE - Finalmente è uscito il nuovo maschile del "Corriere". Si chiama "Style". Che bella pensata, complimenti per la fantasia. "Corriere della Sera Style Magazine" suona bene ed è pari-pari al già esistente "New York Times Style Magazine". A proposito del pari-pari, all'"Uomo Vogue" di vent'anni fa si facevano i servizi di moda con i vestiti addosso agli artisti. Proprio come sul primo numero di "Style". Uffa, non cambia mai niente! Comunque, "Enjoy your Style", dice la pubblicità di Armando Testa. Una domanda: quanti cervelli c'hanno messo le mani su questo "Style"? Anche qui non cambia mai niente: tanti papà, nessun papà.

7 - DIFFERENZE D'ETÀ - Mentre in Italia tutti piangono perché dicono che i tempi sono cambiati e i settimanali femminili non li compra più nessuno, e intanto ne fanno di nuovi con le stesse teste che facevano i vecchi e che quindi sono già troppo vecchi (dicono, per esempio, che Carla Vanni è impegnata in un restyling-reinvenzione di "Grazia": complimenti per la forza d'animo e la perseveranza!), il 21 novembre "Elle" Francia compie 60 anni. E non li dimostra neanche un po'. Il regalo di compleanno è "Une histoire de femme", un libro composto a quattro mani da Marie-Françoise Colombani e Michèle Fitoussi, due giornaliste del settimanale, edito da Filipacchi.

Una storia che non si vergogna di affiancare la faccia di Simone de Beauvoir e il culo nudo di Emmanuelle Béart e un giornale femminile che non ha bisogno di farsi venire il mal di testa per sembrare più intelligente. Come spesso accade ai settimanali femminili italiani allegati ai quotidiani.

8 - FINIS FINPART - È fallita la Finpart. E questa potrebbe anche essere una non notizia, tanto era chiaro fin dall'inizio come poteva andare a finire la storia messa in piedi da Gianluigi Facchini. Non si sa ancora che fine faranno alcuni marchi tuttora in portafoglio, come Cerruti, mentre Frette essendo stato affittato al fondo americano Coraline (di chi è?) potrebbe salvarsi e passare di proprietà.
Non è che si deve essere allegri perché mai previsione si è avverata tanto puntualmente, ma tutta la storia Finpart serva almeno da esempio per il futuro: ne prendano atto alcuni super manager internazionali arrivati a predicare la predominanza del mass-market a prezzo alto: per quanto sembri scema, la moda non sopporta gli improvvisati, espelle la protervia e punisce chi, non capendola e volendone approfittare solo per arricchirsi, la mortifica e la tratta male.

9 - UN EURO PER MONSIEUR - La famiglia Ferragamo, che chissà perché l'aveva comprato nel 1996, ha venduto il marchio Ungaro per 1 (uno) euro all'americano Asim Abdullah che, chissà perché, si è accollato i circa 150 milioni di debiti. Monsieur Emanuel Ungaro non ha rilasciato dichiarazioni, e lo capiamo, ma le indiscrezioni dicono che torni a disegnare il suo marchio. Tutto fa supporre che sta per cominciare un'altra storia di accanimento terapeutico.

10 - SCARPE A RUBA - Il 2 ottobre scorso, a Marfa, una cittadina sperduta nel deserto del Texas, sono state rubate 45 scarpe destre della collezione autunno/inverno 2005 di Prada. Lo strano furto è avvenuto in una finta boutique Prada che due artisti scandinavi che vivono a Berlino, Michael Elmgreeen e Ingar Dragset (quelli che, grazie alla fondazione Trussardi, qualche anno fa hanno messo una roulotte sprofondata nella galleria milanese Vittorio Emanuele), avevano installato come opera d'arte ai bordi della famosa Route 90. E qualche detrattore ha ancora il coraggio di dire che le cose di Prada non vanno a ruba...

11 - FUGA DA D - A "D La Repubblica delle donne", si smontano scrivanie e si fanno i pacchi del trasloco. Se n'è già andato Enrico Regazzoni, che dieci anni fa è stato fautore e autore del progetto con Daniela Hamaui che per prima l'ha diretto, e ora sono in partenza qualche caporedattore, qualche caposervizio e altre figure professionali non meglio identificate. Fatto fuori il principe reggente, l'attuale direttore, Kicca Menoni, resta zarina incontrastata. Che carattere!

12 - TUTTO IN FAMIGLIA - Maria Carla sulla passerella, Maria Carla nella pubblicità, Maria Carla alla festa. Dove c'è Givenchy c'è Maria Carla. Ma Maria Carla c'è anche tanto su "Vogue" Francia: nei servizi di moda, nelle fotine delle feste, nell'articolo su Riccardo Tisci stilista di Givenchy. Ma anche la direttrice di "Vogue" Francia, la mitica Carine Roitfeld, c'è sempre dove c'è Givenchy, tanto è vero che perfino il cartoncino di invito alla festa di Givenchy a Parigi diceva: "Riccardo Tisci e Carine Roitfeld invitano...". Ma anche in casa di Carine Roitfeld c'è Maria Carla,visto che è la fidanzata (invidiata) del figlio di Carine.


Dagospia 17 Novembre 2005